Tiniano è un (inesistente) paesetto della Bassa Maremma, un migliaio di abitanti, ritmi lenti e confortanti, tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti. Due soli bar nel paese, quello dei giovani e quello dei vecchi. In questo sonnolento angolo d’Italia vive Cèncio, un grosso contadino, dall’aspetto pacifico e bonario, ma dall’intelletto vivo e vigile. Tutto scorre immutabile a Tiniano, fra passeggiate lungo il Corso e chiacchiere al bar, fin quando qualcuno non uccide il Sor Pippo, il somaro di Cèncio, e allora il placido contadino incomincia a indagare su questa e su altre misteriose morti che lo porteranno sempre più lontano, in un intrico di rancori e di antiche passioni, in mezzo a pericoli e misteri, fino ad arrivare alle soglie di una nuova vita.

Chi ha ‘mmazzato er somaro giù l’orto di Giacomo E. Carretto è una delle ultime uscite della collana I Luoghi del delitto, della Robin edizioni di Roma. Ancora una volta la collana e la casa editrice non deludono e colpiscono nel segno. Quello di Carretto è un romanzo agile e gradevole che esalta il luogo dell’azione, quale ulteriore personaggio della vicenda. Il protagonista, il grande e grosso, Cèncio è un detective atipico e realistico, lontano anni luce dai suoi epigoni statunitensi, ma forse proprio per questo ancor più vero e simpatico. Si ha quasi l’impressione di essergli accanto mentre cammina lungo il Corso del suo paese immaginario.

La scrittura di Carretto è fluida, ma arricchita da continui rimandi dialettali ed i dialoghi sono efficaci e diretti anch’essi impreziositi dal gergo Maremmano. Proprio quest’attenzione e questa propensione per la connotazione linguistico/territoriale costituiscono il tratto più originale e azzeccato dell’intero progetto editoriale. E trasformano quello che avrebbe dovuto essere un semplice romanzo giallo, in un libro che parla di uno spaccato d’Italia, dell’Italia più bella e sincera che resiste in mille angoli del nostro paese.