Ha deciso di diventare scrittrice a soli sei anni, dopo aver scritto la storia di una gattina di nome Micci, e il destino le ha riservato una gran sorpresa: realizzare il suo sogno.

Lucia Vaccarino ha iniziato a raccontare storie per la Walt Disney sullo schermo televisivo ma la sua maestria narrativa non poteva passare inosservata e dopo aver pubblicato “Alla scoperta del polveregno” (2013-Fanucci) insieme ad Alessandro Gatti e “Il mio diario, un anno dopo. I miei segreti, i miei sogni. Violetta” (2013 Walt Disney Company Italia), ci ha incuriosito e conquistato con l’acume investigativo della piccola Emily nella fortunatissima serie gialla “Me, mum & mystery” (Fabbri editore), ma ci ha anche divertito e travolto con le perizie di “Matilde e l’ippogrifo” (2014- Mondadori), una nuova entusiasmante serie fra magia e fantastico.

Lucia dopo tante avventure sulla pagina bianca è ospite di NarraMondo e ci parla della sua grande passione: scrivere storie!

Come nasce la tua passione per la scrittura?

Appena ho imparato a scrivere, ho capito che sarebbe stato molto divertente mettere su carta le storie che mi piaceva immaginare. Ma poi sono cresciuta, ed è arrivato il grande dubbio: avrei davvero potuto fare della mia passione qualcosa di più? Per anni non ho più scritto, mi sono limitata a divorare centinaia e centinaia di storie inventate da altri. Ma la mia immaginazione continuava a lavorare finché, assediata da personaggi e avventure che volevano proprio uscire, ho ripreso coraggio e ho deciso di provare.

Quanto ha influito il tuo lavoro per la televisione nella costruzione delle trame?

Tantissimo. L’idea stessa di “Me, mum & mystery” nasce da uno spunto per metà televisivo e per metà letterario che mi è stato proposto da Pierdomenico Baccalario e Atlantyca: creare qualcosa che fosse un mix fra la comedy sentimentale di “Una mamma per amica” e i gialli alla Agatha Christie. Quando scrivo un romanzo, cerco di immaginarlo per sequenze in movimento, girando le scene nella mia mente, e forse per questo sono stata scelta per dare corpo a questo spunto.

Anche a livello di struttura, “Me, mum & mystery” deve molto alle serie televisive per quanto riguarda la scansione dei capitoli, le trame verticali e la presenza di una trama orizzontale che ogni tanto fa capolino fra le pagine collegando un episodio all’altro.

Violetta, Emily, Matilde ecc… le tue protagoniste sono spesso al femminile, è una scelta mirata?

Sì, mi piace raccontare personaggi femminili forti, che hanno un obiettivo e trovano il modo di raggiungerlo nonostante le avversità. Emily e Matilde sono nate così, diciamo invece che Violetta mi è capitata. Era un personaggio già esistente, ben definito e di enorme successo quando mi sono trovata a scrivere il diario della seconda stagione, ed è stato davvero divertente mettersi nei suoi panni per un po’.

Quali sono le tue fonti di ispirazione? Da dove nascono le tue storie e come crescono?

Cerco sempre di imparare dalle storie che mi piacciono. Dalla letteratura, ma anche dalle serie televisive, dai film, dai fumetti… Anche una fotografia trovata per caso su internet può essere utile. Ho una piccola banca dati di luoghi, volti e oggetti pescati dalla rete, che fanno parte del mio immaginario visivo. E poi a volte mi capita di associare attori reali ai miei personaggi, in modo da visualizzarli meglio, immaginare la loro voce, il modo di muoversi…

Poi c’è la vita di tutti i giorni. Le persone che mi circondano sono spesso finite a fare almeno una comparsata nei miei libri!

Infine ci sono i ricordi, miei o degli altri. Ho una memoria di ferro per i piccoli dettagli, e c’è chi mi prende bonariamente in giro perché ho un aneddoto per ogni occasione. Credo di aver preso questa caratteristica da mia madre, anche lei grande miniera di aneddoti che col tempo sono diventati vere e proprie leggende di famiglia. Da lei ho imparato che il meraviglioso può nascondersi anche nel fattarello più piccolo e che, quando non si sa come sia andata veramente, è sempre meglio tramandare la versione più emozionante.

Nella fortunatissima serie “Me, mum & mystery” c’è un connubio perfetto tra il genere rosa e quello giallo; il risultato è una lettura appassionante e interessata che incolla il lettore alle pagine del libro. Come riesci a coniugare i due generi?

Vi ringrazio molto per lo splendido complimento. Devo confessare una cosa: non credevo di avere una vena romantica finché non mi sono messa a scrivere “Me, mum & mystery”! In realtà credo che il lato più sentimentale dei miei romanzi derivi dal tentativo di raccontare i personaggi cercando di renderli il più possibile autentici, provando a capire chi sono e cosa provano in ogni situazione. Per questo mi sono divertita a tessere una rete di amicizie, amori, sintonie e divergenze che collega tutti i miei personaggi, crescendo e modificandosi durante le loro avventure.

Con “La scoperta del Polveregno” ti sei misurata con la scrittura collaborativa insieme ad Alessandro Gatti; come è stata questa esperienza?

Molto formativa, visto che Alessandro è un autore molto più esperto di me e ha saputo darmi tanti preziosissimi consigli. E dopo “La scoperta del Polveregno” abbiamo avuto un’altra occasione di lavorare insieme. Alessandro infatti, da esperto giallista, ha fornito la sua consulenza per le prime trame di “Me, mum & mystery”, insegnandomi a costruire dei misteri ben congegnati.

Sarà la mia formazione da producer e autrice televisiva, ma secondo me ogni progetto creativo è collaborativo di natura. “Me, mum & mystery” ne è un buon esempio: dallo spunto iniziale alla struttura delle trame senza scordare l’importantissima fase di editing è il frutto del lavoro di più persone, e posso dirmi fortunata di avere avuto modo di lavorare con una così bella squadra.

Puoi anticiparci qualcosa dei tuoi progetti futuri?

Le avventure di Emily andranno avanti con dei nuovi episodi di “Me, mum & mystery”, ai quali sto già lavorando. Per il resto sto già pensando a nuove storie e nuovi mondi da esplorare.