Frederick Forsyth è stato, sin da Il giorno dello Sciacallo, l’alfiere di una spy story differente sia dai modelli più avventurosi e pulp che da quelli se vogliamo più realistici ma sin troppo orientati all’introspezione. I suoi romanzi, lunghi, articolati, scritti con uno stile giornalistico da molti giudicato un po’ freddo ma sicuramente appassionante, hanno fatto scuola.

Oggi forse, rileggendoli, la minuziosità con cui ogni avvenimento e personaggio veniva portato in scena, a creare un enorme mosaico, non è più di moda. Saranno i tempi che, grazie a cinema e televisione, diventano più sincopati, saranno gli anni che passano, da diverso tempo le storie di fantapolitica di Forsyth sono diventate più brevi e, spiace dirlo, con alterni risultati. Personalmente li trovo più vicini a dei buoni Segretissimo (senza voler togliere loro nulla) per lunghezza e intreccio che a quei best seller internazionali del thrilling cui eravamo abituati. E questo, come potete immaginare, senza voler sminuire la formula Segretissimo che riesce a garantire emozioni e intrecci in un numero ristretto di pagine.

Di fatto i romanzi di Forsyth restano uno dei pochi appuntamenti in libreria in grado di riportare sulla spy story l’occhio della critica.

         

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