Dicevano che era morta.

Spacciata dopo la caduta del Muro, sbeffeggiata per non aver previsto l’11 settembre la spy-story è stata bersagliata dai suoi detrattori di sempre. Critici saccenti, gente senza fantasia, persone che non capiscono che l’avventura è sempre con noi, nei momenti cupi come nelle giornate di sole. Ma, straordinariamente, questo genere letterario che io preferisco chiamare storia d’intrigo, palpita e fa palpitare ancora.

Di più, da qualche anno parla italiano.

Filone  legato all’hard boiled school quanto al noir ma con incursioni vigorose nell’avventura di stampo salgariano, la spy-story italiana per la verità ha da lungo tempo parlato con una voce autonoma. L’edizione da edicola, a larga diffusione, ha imposto, a volte l’uso degli pseudonimi, ma in occasioni come la riproposta in versione rinnovata di un ciclo di successo, l’autore getta la maschera. Andrea Carlo Cappi è un riconosciuto esperto del settore, principalmente di James Bond 007 ma anche di tantissime altre serie che di hanno fatto sognare da Mission  Impossible, a Diabolik ad Agente Speciale. Ha scelto di regalare al suo pubblico una serie originale consapevole che, anche all’interno di un genere, non sopravvive chi, alle regole canonizzate, non osa aggiungere elementi  nuovi e inediti.

Nightshade (denominazione in codice mutuato da una criminale dei fumetti anni 70 ispirata al cinema della blaxploitation ) è il nome di un fiore. Per noi italiani la belladonna. E più  bella e letale di Mercy Contreras ci riesce difficile immaginare un’eroina dei nostri tempi. Ma attenzione Mercy non è un clone di Modesty Blaise o di tante “Foxy Girls” della tradizione cinematografico-letteraria che Cappi ben conosce. È un personaggio originale in cui convergono passioni e ritagli di vita del suo autore. Ballerina di flamenco, esperta della poco conosciuta (nei romanzi) arte del Kali filippino, Mercy ha in sé tutta la tradizione delle bad girls ma vi aggiunge qualcosa di più. È lo specchio delle conoscenze e delle frequentazioni ispanico–sudamericane del suo autore e lo si intuisce in quelle figure che ogni eroe ha sempre al suo fianco. In questo caso El Rey, gestore di un locale di flamenco ma anche navajero, implacabile. Un po’ Bernardo di Zorro, un po’ Cyrano, forse, inconfessabilmente innamorato di lei. Così come Paco Torrent, l’uomo delle informazioni, che per una curiosa e sospetta analogia porta lo stesso cognome dello pseudonimo scelto da Cappi per la prima edizione delle avventure di Mercy. E poi ci sono personaggi classici, intrecci da romanzo d’appendice, il contrasto con il padre-padrone-nemico El Almirante, luoghi mitici come l’isola in cui Mercy ha ricevuto il suo addestramento che non possono non rimandare a classici dell’avventura, persino al magnifico La lunga notte di Diabolik in cui Cappi ha raccontato un personaggio leggendario come fosse la prima volta che appariva in scena. Ma tutti questi “giochi”, il sostrato che ha permesso all’autore di creare una Mercy “vera” e credibile non sono un orpelli o un artifizi. Sono i fondali di scena che si alternano dietro le vicende che Nightshade vive freneticamente ai giorni nostri. Dopo l’11 settembre, in un mondo che, più che mai, è fatto di doppi e tripli giochi. Gli intrecci sono complessi, attuali, internazionali anche se non escludono e non escluderanno l’Italia. Ma la spy-story nostrana, nuova “autentica” si sviluppa in un mondo globalizzato, non nel quartierino di provincia. E le avventure di Mercy Contreras, assassina, amante appassionata, affascinante predatrice ne sono l’esempio forse più avvincente degli ultimi anni.