È plausibile che alcuni tra i più abili e specializzati geni del furto si ritirino dopo il loro “Bellini”? A giudicare da Ocean's 12, l’ultima pellicola di Steven Soderbergh, non lo è affatto. Così la banda di Danny Ocean torna a colpire. Vi ricordate dove li avevamo lasciati? Nella notte di Las Vegas dopo uno dei colpi più audaci mai tentati prima: derubare tre casinò contemporaneamente. Dopo quella notte gli undici uomini di Ocean (George Clooney) hanno cambiato vita, lavoro e abitudini.

La loro tranquillità viene però sconvolta dal ritorno di un ombra dal passato: Terry Benedict (Andy Garcia), il padrone dei casinò svaligiati, che non ha mandato giù lo scherzo giocatogli dagli Ocean's Eleven. La banda è così costretta a tornare al vecchio lavoro e a trovare un paio di lavoretti per ripagare Benedict. Con il fiato sul collo e dietro la pesante minaccia di morte, questi geni del furto si trasferiscono in Europa, a Amsterdam, dove un “contatto” di Ocean e Ryan (Brad Pitt) trova loro un lavoretto facile facile.

Niente però è mai facile come lo si dipinge: Ocean e i suoi trovano ad aspettarli due belle sorprese:  l’agente Isabel Lahiri (Catherine Zeta-Jones), detective dell’Europol ed ex fidanzata di Rusty Ryan, e Night Fox (Vincent Cassel), ladro gentiluomo, allievo del leggendario ladro La Marque (Albert Finney), che decide di sfidare gli americani per affermare la propria superiorità.

Ha inzio così una corsa contro il tempo, contro Benedict e Night Fox, una corsa per rubare un uovo Fabergé temporaneamente esposto alla Galleria Nazionale di Roma, una corsa che travolge anche Tess Ocean (Julia Roberts) che deve raggiungere il marito in Italia per cavarlo d’impaccio.

Se vi aspettate una copia carbone di Ocean’s Eleven resterete sorpresi (più o meno piacevolmente a seconda dei vostri gusti) perché Steven Soderbergh ha deciso di modificare la formula utilizzata per il primo film e di puntare più sull’abilità gigionesca di Clooney e Pitt.

Nel film si rincorrono battute, gag e citazioni di altre pellicole (da ammirare l’autoironia di Bruce Willis, che recita nella parte di se stesso, e i riferimenti al Sesto Senso), soluzioni non sempre scontate (l’integerrima agente Star che dagli USA raggiunge Roma per mettere le mani sulla banda) e l’imbarazzante goffaggine di Linus (Matt Damon) che riescono a strappare sonore risate.

Non per questo il regista ha rinunciato all’azione e alla suspence, ma anche in questi momenti Soderbergh non sembra prendersi sul serio.

Secondo alcune impressioni questo film sarebbe stato un flop se non avesse avuto questi grandi nomi sul cartellone, e probabilmente è vero. Eppure l’atteggiamento borioso di Vincent Cassel, la rassegnazione di Julia Roberts, la spietatezza di Garcia,  e l’affiatamento della coppia Clooney-Pitt valgono bene il prezzo del biglietto. Un’unica nota negativa in questo cast stellare: la presenza di Catherine Zeta-Jones, scontata e inespressiva.

Solo una cosa ci ha lasciato perplessi: il finale lascia lo spazio per un terzo capitolo. Sentiremo nuovamente parlare di Danny Ocean e della sua banda?