Per Thriller Magazine Luca Crovi ha intervistato l'autore di The Getaway Man.

""The Getaway Man — L’uomo della fuga" non è un racconto del mistero, non ha un enigma da risolvere. Non vanta buona educazione né è rivestito di eleganti panni letterari, quelli così melliflui e noiosi della letteratura mainstream”. Lo scrittore texano Joe R. Lansdale presenta con queste parole al pubblico italiano uno dei romanzi neri più interessanti della produzione del suo amico fraterno Andrew Vachss. The Getaway Man (Fanucci Editore) mostra ancora una volta la travolgente forza narrativa di un autore che conosce molto bene i territori criminali che racconta visto che nel tempo è stato avvocato, investigatore federale, assitente sociale, ma anche delegato Onu in Biafra e persino direttore di un carcere per minori. Ed è lo stesso Andrew Vachss a svelarci l’origine del suo romanzo: “Mi sono sempre piaciuti i romanzi della serie Gold Medal della fine degli anni Cinquanta e inizio Sessanta e volevo fare un omaggio all’aspetto, e insieme alla lunghezza, di quelli che vengono definiti i ‘tascabili originali’… Il mio libro apparentemente racconta cosa vuol dire essere un autista della mala ma in realtà parla di come un uomo innocente si ‘ritrova’ a guidare in un mondo che per un’altra persona è favoloso, un’arte… una droga… Eddie cerca il suo posto nel mondo in modo disperato, ed è disposto a rischiare tutto in questa ricerca. Non è un mitico ‘lupo solitario’ di quelli che si vedono al cinema: il fulcro di questo romanzo è il bisogno pressante del protagonista di trovare un legame con gli altri”.

Com' è iniziata la sua carriera di scrittore? Cosa l’ha spinta a passare alla narrativa?

Sono stato spinto da due motivi. Primo, avevo già scritto un manuale. Ma anche se era stato accolto molto bene dai professionisti che si dedicano alla protezione dei bambini e ai casi giudiziari riguardanti gli adolescenti, non avevo potuto raggiungere le persone sulle cui vite hanno una profonda influenza le decisioni del governo su questi argomenti. Inoltre volevo parlare a un pubblico più vasto di una giuria di tribunale. La battaglia era la stessa, ma gli obiettivi erano diversi, ovvero scrivere ‘narrativa’ nella quale sapevo che i lettori avrebbero potuto trovare la cruda verità è stata la strada che ho scelto.

L'intervista integrale la trovate in rubriche/10082