Un'antologia che racconta le donne e lo sport

S come sensualità e sudore, come sacrifici e silenzi, sfide e speranze, P come paura e passione, pregiudizi, polvere e pietre, partite e punteggi, O come onori e oneri, ostilità e orgoglio, ostacoli e opportunità, R come rischi, rumori, rotture, rimedi, T come timori e tremori, traumi e traguardi, in una parola sola SPORT!

Uno sport al femminile, ma che del sesso debole non ha nemmeno l’ombra, uno sport che ha carattere e voglia di vincere, voglia di esserci e sentirsi vive, voglia di lasciare un segno… sulla pista e nella storia, voglia di superare i propri limiti, di lottare e aggredire il campo, la palla, l’avversario, l’acqua… ma anche paura di non farcela, di arrivare troppo tardi o di non arrivare affatto, paura dei ricordi che affiorano nella mente e fanno più male di una corsa a perdifiato, di una sconfitta bruciante, dei muscoli tesi allo spasimo.

Di tutto questo e molto altro è piena Sport in rosa, l’antologia a cura di Barbara Balbiano e Chiara Bertezzoni, edita da Giulio Perrone, che, sin dall’introduzione di Claudia Giordani, ci trasporta nel mondo dello sport e della competizione, un mondo che fino a poche generazioni fa era interdetto al gentilsesso e non aveva né visibilità né credibilità, un paese delle meraviglie ma a volte anche degli orrori, in cui non è possibile guardarsi allo specchio senza intravedere la nostra metà oscura.

Sport in rosa è un’antologia di storie sportive scritte da donne sportive, un’opportunità per conoscere testimonianze, frammenti e, insieme ad essi, valori condivisibili e coinvolgenti sempre più attuali. La storia dello sport al femminile ha il sapore dell’avventura e il fascino della scoperta. Già nel 1900 – come ci racconta Sabina Marchesi ne La storia è domani – alcune donne parteciparono in incognito ai giochi olimpici, per l’ingresso ufficiale bisogna però arrivare al 1912 ma in Italia la parola sport è legata a filo doppio al nome di Trebisonda Valla, prima atleta medaglia d’oro nel 1936. Sul filo della storia Francesca Garello ci trasporta a Delfi, e immortala nell’auriga la vittoria di una donna, sportiva ante litteram, scolpita dai versi di Pindaro e dalle mani di Pythagoras di Samo mentre ne Il calciatore di luce e di nebbia sulle onde del ricordo si getta luce sul mistero della scomparsa di una promessa del calcio. Le donne sono comunque Sportive - secondo Monica Robotti - e metodiche anche senza indossare alcun abbigliamento tecnico, prima appassionate delle “passioni” sportive dei propri compagni, poi personal trainer e fan sfegatate dei figli. Lo sport riempie la vita di ognuna e il traguardo significa scrivere la parola fine in fondo ad ogni giornata. Purtroppo il rovescio della medaglia c’è quando lo sport assume le tinte fosche della speculazione senza scrupoli e del doping. Simonetta Santamaria, in Libera il mostro che è in te, apre uno squarcio sull’incubo degli anabolizzanti, capaci di trasformare anche la più femminile delle donne in un mostro e di scatenare delle reazioni dai danni incalcolabili così come in Nuoto dunque sono di Marilù Oliva i metodi di un allenatore senza cuore fanno superare il limite, non solo sportivo, alla campionessa di nuoto, che, insieme al racconto La nuotatrice di Nicoletta Vallorani, ci tuffa in piscina tra allenamenti duri e impietosi, allenamenti che nella storia di Barbara Zambruno si rivelano Un buco nell’acqua. E ancora nel Quintetto base di Manuela Maggi l’avversario diventa l’ago della bilancia, e la partita migliore diventa per Mariangela Ciceri quella in cui i “pulcini” si affrontano mettendo in campo le loro emozioni e misurandosi con i loro timori mentre la cima di una pertica si trasforma per Francesca Monzani in Là dove osano le aquile. Timori presi A suon di pugni nel racconto di Barbara Balbiano, che usa i guantoni per misurarsi col mondo e con la vita, per difendersi e per attaccare non solo nello spazio del gong mentre nelle pagine di Cosa trovo in lui di Ornella Anselmi una vecchia bicicletta coi freni a bacchetta aiuta la protagonista a riappropriarsi, insieme a corpo e a pelle, anche delle proprie emozioni. Una vita presa di petto anche quella di Assunta Legnante, campionessa nel lancio del peso, nel racconto di Cristina Zagaria. E ancora Elena Vesnaver, in Teodora, la neve e le lops ta spongie, ci catapulta invece nella neve, in cui lo sci andrà incontro ai desideri della protagonista attraverso vie davvero bizzarre come ne Lo sportivo nostrano di Patrizia Debicke, ne L’uomo che corre di Ramona Corrado e in Sabato in città di Roberta Buffi, dove le partite del Real Madrid diventano colonne sonore un po’ stonate dei weekend della protagonista. In Caro Luca, lo scontro tra l’insegnante di ed. fisica e la prof. di italiano avrà un finale a sorpresa così come in La scala che non c’è di Marinella Lombardi, dove i sentieri calpestati dagli scarponi da trekking raccontano la storia di chi li percorre, il respiro affannoso di una camminata in montagna lascia il posto alle corse senza respiro della protagonista di Corri corri di Claudia Patuzzi, che oltre alle avversarie cerca di polverizzare sulla pista la traccia del passato.

Lo sport è il nastro rosa che lega tutte queste storie, e ne racchiude in sé infinite altre, le storie delle donne nello sport che è vita e nella vita che è sport sempre.