Avevamo lasciato il direttore della polizia dell’Attica, Kostas Charitos, preoccupato del ricovero del suo amico comunista Lambros Zisis all’ospedale di Atene a causa di gravi disturbi cardiologici. Accadeva dopo che il poliziotto, creato dalla penna dello scrittore greco Petros Markaris, aveva appena finito di risolvere un caso insieme alla sua giovane sostituta alla squadra omicidi, Antigone Ferleki. Ora lo ritroviamo nella sua ventesima storia, raccontata nel romanzo “Il futuro è una truffa”, edito come sempre da La nave di Teseo nella traduzione del bravissimo Andrea Di Gregorio. Ritroviamo Charitos in una singolare settimana di bonaccia, con nessun delitto da risolvere, tanto da farlo decidere ad andare all’ospedale per una visita a Zisis. Ci va con la preoccupazione di trovarlo in condizioni non troppo buone, ma per fortuna il genero Fanis, marito della figlia e padre del piccolo Lambros, nome datogli proprio in onore di Zisis, lo rassicura: “Situazione stabile, se continua così tra qualche giorno uscirà”. Così si incontrano fiduciosi per la prima volta dal giorno del ricovero dell’amico.
Poche ore dopo, però, ecco di nuovo Charitos al cospetto di un nuovo delitto: il custode del museo di Eleusi viene trovato morto ammazzato, tra l’altro in un orario non di apertura del museo e con il custode fuori servizio. Dai primi interrogatori si viene a sapere che il custode era un tipo patologicamente sospettoso: bastava che vedesse un visitatore tornare più volte al museo e subito veniva preso dal sospetto che si trattasse di un ladro di cimeli archeologici. Deve essere stato così anche in quel caso, tanto da spingerlo a tornare, anche se fuori servizio, al museo. Ma la scoperta che più sorprende la polizia è che, oltre all’omicidio e il furto, i reperti siano stati sostituiti da copie identiche, perfette, degli stessi. La curiosità cresce dopo che al governo arriva il messaggio di una fantomatica “Squadra di Sopravvivenza dell’Antico Lascito”, in cui chi firma il messaggio conferma di essere autore, sì, del furto e della sostituzione con le copie dei reperti originali, ma tirandosi assolutamente fuori per l’omicidio del custode, il quale era stato trovato già cadavere. Quindi l’assassino o gli assassini dovrebbero essere altri.
Allo stesso tempo la “Squadra di sopravvivenza dell’Antico Lascito” rivela i motivi del suo vero agire: quello di dimostrare come con l’uso della Intelligenza Artificiale, di cui si occupa, sia possibile riprodurre copie perfettamente uguali degli originali (tant’è che si dichiara pronta a restituire gli originali al museo, com’era sempre sua intenzione) e quindi offrirsi per riprodurre, in cambio della impunità per i reati commessi, le cariatidi del Partenone rubate da Lord Elgin e ora esposte al British Museum. Sono, infatti, convinti che tutto ciò porterebbe benefici al turismo greco, grazie al fatto che, in questo modo, i turisti, piuttosto che andare a Londra, preferiranno venire direttamente ad Atene ad ammirare le statue sul loro luogo di origine. Il ministro del Turismo si mostra entusiasta all’idea, ma sia il ministro degli interni che la polizia sono di tutt’altro avviso: non basta una dichiarazione di innocenza per assolverli dell’omicidio del custode. Nulla, infatti, esclude che non siano loro gli autori, anzi il sospetto è che il custode li abbia scoperti all’interno del museo e che loro, anche se non in maniera intenzionale, lo abbiano ucciso. La polizia, quindi, prima di prendere qualsiasi altra iniziativa ha il dovere di svolgere le sue indagini. Ben presto, controllando i filmati e quant’altro sia all’interno che all’esterno del museo, l’attenzione della polizia cade sulla presenza nelle vicinanze di un furgone che risulterà essere rubato, con targa falsa, del quale viene subito verificato il percorso attraverso le telecamere appostate lungo le strade. Si arriva, così, a tre giovani che risulteranno essere, infatti, gli stessi autori del messaggio al governo.
A questo punto, però, le indagini assumono, inaspettatamente, una piega diversa, con retroscena intriganti, di autentica suspense, che non riveliamo per lasciare il piacere della scoperta al lettore, un lettore, magari, fino a quel momento forse un po’ annoiato dal numero di pagine che l’autore dedica alle condizioni di salute di Zisis, alla moglie di Charitos, Adriana, che si occupa di cucinare e portare avanti il Centro di Accoglienza che il vecchio Zisis gestiva, e alle gioie e giochi infantili del nipote di Charitos, il piccolo Lambros: tutte cose che servono sicuramente a dare uno spessore di uomo comune al poliziotto per non ridurlo solo al suo ruolo, ma che non giustificano le 25 pagine che ci vogliono solo prima di arrivare al delitto. Tanto più che anche non poche delle successive pagine sono riservate al racconto di altre visite e notizie sulle condizioni di salute dell’amico comunista, sulla cucina greca della moglie e sulle turbe di quest’ultima nel vedersi superata in bravura nei piatti greci cucinati dall’amico tedesco Uri. Ecco, pur nella simpatia per queste scenette (e per il loro autore) qualche taglio a riguardo non sarebbe stato superfluo.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID