Una madre e il suo bambino di cinque anni vengono presi in ostaggio nel corso di una rapina in una gioielleria e quindi uccisi entrambi dai due rapinatori in fuga dalla polizia. Uno di essi, però, verrà ferito e arrestato, mentre l’altro riesce a cavarsela portando con sé l’intera refurtiva, gioielli e altri preziosi. È questo l’antefatto che apre l’ultimo noir di Massimo Carlotto “L’oscura immensità della notte”, edito da SEM.

Il rapinatore arrestato, Raffaele Beggiato, processato, viene condannato all’ergastolo tra il plauso dei cittadini e nella cupa disperazione di Silvano Contin, marito e padre delle due vittime, che dal dolore cambierà vita e lavoro, covando odio per l’assassino e coltivando la speranza di trovare e uccidere un giorno i due colpevoli, di uno del quali, il complice sfuggito all’arresto, non conosce neppure l’identità, essendosi rifiutato, il Beggiato, di rivelarne il nome sia alla polizia che al processo che lo ha condannato all’ergastolo.

Un giorno, però, Contin riceve la lettera dell’avvocato di Beggiato che lo informa di una richiesta di grazia da parte del suo assistito, giustificata dal fatto che l’uomo ora è affetto da una grave forma tumorale con nessuna speranza di guarigione. La grazia gli consentirebbe pertanto di trascorrere gli ultimi mesi della sua vita in libertà, ma per riceverla si rende necessario il consenso di Contin: sarebbe così generoso di concederglielo? Contin si guarda bene dal farlo, neppure risponde all’avvocato. Morisse, e soffrisse pure le pene dell’inferno per il cancro quel bastardo che gli ha portato via moglie e figlio. Ben presto, però, altre persone si faranno vive con Contin perché firmi la concessione della grazia a Beggiato, tra questi una donna, ricca borghese, che spende il suo tempo nel volontariato nelle carceri, quindi, la madre dello stesso rapinatore. I rifiuti a firmare di Contin sono reiterati, finché non gli viene un’idea: quella di promettere alla madre di Beggiato la grazia per il figlio a condizione che lei gli dia il nome del complice nella rapina. E la madre, pur di avere il figlio, per lo più malato, di nuovo in libertà, troverà il modo di rivelare il nome del complice a Contin che, da quel momento dedicherà tutto il suo tempo nel preparare la vendetta che aspetta da una vita, mentre convince delle sue buone intenzioni la borghesuccia in cerca di amore dopo la separazione dal marito.

Intanto, la personalità di Beggiato è tale da trovarsi contro sicuramente, insieme al Contin, anche il lettore. Beggiato, infatti, appare assai poco veramente pentito dei delitti commessi, ansioso solo di tornare in libertà per godersi il denaro della rapina che il complice gli ha tenuto da parte. Da quel momento, però, Contin, conosciuta l’identità del complice, un uomo che ha messo su una lavanderia con la moglie, passa alle vie di fatto. Ma allo stesso lettore che parteggia per lui sarà richiesto uno stomaco capace di immergersi in uno di quegli inferni che Massimo Carlotto, con la sua profonda conoscenza della più spietata psicologia criminale, è maestro nel raccontare con il suo stile crudo e cinico di cui ha dato prova in tanti romanzi indimenticabili, uno su tutti “Arrivederci amore, ciao” di cui “L’oscura immensità della morte” ripercorre le piste più feroci. Tanto che, se all’inizio, appunto, può apparire comprensibile il bisogno di Contin di vendicarsi sugli assassini della moglie e del figlio, dopo sarà più difficile accettarlo: troppa violenza da parte sua, carica peraltro di una crudeltà senza limiti e attuata seguendo piani preparati con un’accuratezza degna di una mente insospettabilmente perversa e criminale, da restare sconvolti. Da chiederci se il dolore causato da una tragedia famigliare come quella subita da Contin, possa davvero scatenare in un uomo, diciamo normale, una reazione tale da produrre in lui un simile cambiamento.