Sono taglienti e tengono col fiato sospeso fino all’ultima parola, i diciotto racconti della sesta edizione all’insegna delle lame e del sangue, Lama & Trama. Tre firmati dai giurati, Luigi Bernardi, Alfredo Colitto e Giampiero Rigosi, uno da Sergio, alias Alan D., Altieri, insignito del “Gran premio Lama e trama alla carriera” (e la motivazione è eloquente: «per avere sferzato la narrativa italiana di genere con fantasia trascinante e tecnica ineccepibile»), un racconto di Andrea Manca, vincitore del “Premio Lama, forchetta e trama”, cui vanno ad aggiungersi quelli dei tre vincitori, Angelo Paloschi, Vincenzo Gallico e Renzo Saffi. Seguono poi i dieci contributi segnalati. Da evidenziare sono altri due riconoscimenti, cui va sottolineata la portata innovativa, dedicati uno al radiodramma (Primo classificato Francesca Sangalli con “Autoradio ascoltatore” e Secondo classificato Stefano Masoni con “Prime lame”, brani ascoltabili su un CD allegato al libro) e uno alle tesi di laurea e di dottorato (I lettori hanno bisogno di sale, di droghe, di eccitanti. Nero, fantastico e bizzarrie varie nella “Domenica del Corriere” 1899-1909) di Fabrizio Foni.

I primi tre brani, quelli dei giurati, e quello di Altieri, fanno da apripista magistrale per la scia di sangue e coltelli che terrà in suspense il lettore. Tutti portano il sigillo della tragedia, del delitto e delle armi da taglio, da “L’arte di educare”, di Angelo Paloschi, che coniuga un complesso alla vendetta, a “Mannaia e u Giganti” di Vincenzo Gallico, i due malavitosi condannati al crimine e alla loro fatale vicinanza, a “Io sono nessuno” di Renzo Saffi, storia nera di artisti e rasoi.

Emerge un dato significativo: il lettore percepisce chiaramente che ciascuno di questi racconti ha superato un’attenta selezione. Ciascuno porta infatti il marchio dell’originalità, di una scrittura fluida ma precisa, a tratti poetica (Chiudo gli occhi ma mi accorgo che tutto quell’amore mi è rimasto infilato sotto le palpebre. Il dolore diventa troppo forte. Non riesco a trattenere l’urlo che esce dalla mia bocca mentre le mie gambe non reggono più. Poi, scende la notte. “Io sono nessuno” di Renzo Saffi), a tratti scientifica (Il taglio infatti è corto e netto: circa cinque centimetri nella parte sinistra del torace, dal basso verso l’alto. La lama ha solo sfiorato le costole. “Tocco al cuore” di Carmelo Pecora), a tratti spezzata perché così impone l’economia di vicende dilaniate (Io e Davide, il mio sposo. Il mio sposo, ma solo per quella lunga e interminabile notte. Apro la finestra e di poco ne scosto un’anta. “Via de' Giudei n.6”, di Antonio Papa), a tratti introspettiva (Concepire un figlio è come creare una copia di sé che continui a vivere oltre la propria morte, penso e vengo investita da un certo odore di asfalto bagnato e di resina, “La madre ideale” di Ilaria Ciavattini). Verrebbe da fare una recensione nella recensione, come breve presentazione per ciascuno dei contributi ma, per esigenze di spazio, dovrò limitarmi a nominare tutti gli autori non ancora menzionati -Davide Bacchilega, Michela Benedetti, Luciano Bertoletti, Roberta Borsani, Claudio Foti, Silvia Tebaldi, Maria Trevisan- e a concludere con un meritato applauso a questa giuria di «maestri del brivido»: Bernardi, Colitto e Rigosi, nonché a chi l’ha indetto, il premio, e patrocinato: Maniago, città delle coltellerie e il suo consorzio di coltellai, la Provincia di Pordenone, la Regione Friuli Venezia Giulia, Slow Food, l’Agenzia per lo Sviluppo Distretto Industriale di Maniago e la casa editrice Omino Rosso.