Delitti di Capodanno

La notte perfetta per un assassino…

Delitti di Capodanno di AA.VV., Newton Compton 2015.

La prigione delle anime di Marcello Simoni.

Venezia, Palazzo Dogale, 24 dicembre 1791. Vitale Federici, semplice studente del Collegio Romano, chiamato da Giuseppe Gradenigo, l’Inquisitore Rosso, per risolvere, nella massima segretezza, il caso irrisolto di feroci delitti. I corpi degli sventurati vengono tagliati di netto dall’ombelico in giù (toccherà anche ad una contessa). Occhio al teatro di San Benedetto, a certe formelle e…ma perché è stato chiesto il suo aiuto?

Il labirinto del male di Fabio Delizzos.

L’ispettore di polizia Viviana Martinelli è al lavoro anche alla fine dell’anno. Non è sposata, non ha figli, è una donna e l’ultima arrivata (dunque tocca a lei). C’è da ricercare un certo Dytiscus che ha fatto a pezzi diverse persone. Però arriva una mail dal suo capo. Oggetto: Ferie. Chi se l’aspettava. Via con la macchina dentro un tempo da pazzi. Un bell’uomo con l’auto in panne e si ritrova fra le mani del summenzionato Dytiscus, nella realtà il nome di una larva che inietta il suo veleno nel corpo di un girino, trasformandolo in una pappa liquida per essere mangiato. In bocca al lupo, Viviana…

Spari di mezzanotte di Massimo Lugli.

Ispettore Bruno Cavallone. Ultimo dell’anno. Telefonata, un omicidio. Occhiataccia dalla moglie Gloria. Morto steso bocconi quasi al centro della strada. Due colpi di pistola, uno in testa e uno al petto. Per la precisione Antoniacci Eusebio, detto er Voto. Nel senso di vuoto, che non aveva niente in testa. Un coglione. Ma allora perché ammazzare proprio un coglione? Qualche notizia dall’informatore Saltimbocca. Negli ultimi tempi er Voto se la tirava, spendeva e spandeva. Solo che anche il suddetto Saltimbocca fa una brutta fine. E allora l’indagine si complica, anche perché si complica la vita di Cavallone con la mogliera che se lo vede sparire  da tutte le parti. Ma c’è sempre qualcuno che si lascia scappare una parola di troppo. Basta ricordarsene e il gioco è fatto.

Stanotte ucciderò di Diana Lama.

“Sei sola al centro del salone e stai danzando”. In prima persona da un marito troppo grosso che ammira la bella moglie ad una festa, la notte di Capodanno. Tra poco, dichiara, sarà un assassino. Ricordi di Lorenza, del loro incontro, innamorato di colpo, “quasi con violenza”. Sposati due anni dopo. Poi la sofferenza come una goccia rimbalzata sul suo cervello “con un ritmo spietato”. Il marito grosso che spia la bella moglie. La scoperta di essere cornuto. Ma stanotte è l’ultima notte. Tutto filerà liscio. Vedremo…

Guardami morire di Letizia Triches.

Ultimo anno del Novecento. Il pittore Enrico d’Angelo. Un piano perfetto. Ha costruito una “macchina” sulle orme di Leonardo, una specie di ghigliottina che lo dovrebbe decapitare davanti a quattro persone che lo hanno tradito. Dovrebbe, perché sarà una messa in scena con trucco incorporato e li farà restare di sasso. Ma il trucco andrà a farsi friggere, qualcosa non quadra e la sua testa rotola sul pavimento. Indaga il commissario Chantal Chiusano con l’occhio vigile. Due oggetti apparentemente estranei alla scena: uno specchio appeso di fronte alla ghigliottina e un “quadro assai bizzarro” appeso alla parete opposta allo specchio. Con il morto che tifa (in corsivo), da morto, per la nostra Chantal (l’idea ricalca Il morto che non riposa di Guy Cullingford). Tanto per sapere chi è stato a manipolare l’ingranaggio. E anche noi siamo piuttosto curiosi.

Un gioco di specchi di Francesco Caringella.

Un appuntamento dopo due anni dal fattaccio, una ragazza violentata da quattro individui e uccisa con un colpo di pistola. Imputato Vincenzo Martiradonna. Ergastolo. Voce narrante uno dei giudici che viene schiacciato dal grave peso della sentenza. Un film dentro di lui di tutti i momenti del processo. Il dubbio, l’assillo di avere condannato un innocente. E ora c’è questo misterioso appuntamento…

Ultima notte nella vecchia casa di Eleonora Carta.

Un rapporto d’amore che finisce tra uomo e donna. Di mezzo un altro? Violenza su violenza, la ragazza legata in cantina. C’è da accudirla, da tenere nascosto il segreto con una festa che si deve svolgere proprio nella loro casa. Arriva la tempesta mentre Emma è saccheggiata dai topi. Sarà morta? Sarà ancora viva? Bisogna scendere con il disgraziato maledetto giù in cantina per saperlo.

Un diavolo per capello di Lorenza Ghinelli.

Una piccola bambina dell’India affidata ad un sacerdote “come un pacco da ricollocare o una pianta senza radici” (sono pronte le forbici). Poi a Milano due anni dopo, alla fine del 2014.Una ragazza con le extension fissata su Vincenzo. Deve essere suo, anche se promesso ad un’altra, anche se di un’altra. Un pugnale per il proprio “diritto di amare”. L’aveva giurato, lì, davanti al sacerdote.

Finché morte non ci separi di Francesca Bertuzzi.

Solita scena violenta fra marito e moglie. Soliti insulti del maschio. Si è fatta sbattere da quello. Sicuro. Anche se lei smentisce. L’arrivo del terremoto, dell’apocalisse. La fine del mondo. Un rifugio antiatomico dal quale non si può uscire, dice lui. La ripresa di un buon rapporto. Sembra. Ma c’è una bara in cantina. Il dubbio della donna, qualcosa non quadra (citati pure gli scacchi, mia fissazione)…

Un buon prodotto, ricco di spunti apprezzabili, il deteriorarsi dei rapporti, la violenza possessiva del maschio, la forza sorprendente della donna, lo scendere brividoso nei gorghi interni dei personaggi (anche la natura fa la sua parte), il dubbio, l’assillo, il lampo di luce, con l’idea del Vendicatore (si trova dappertutto) che, a dir la verità, un po’ ha stanchicchiato.