Parlare del thriller letterario con un titolo C’era una volta il Giallo potrebbe sembrare incongruo. Il Giallo (denominazione che viene dal colore delle copertine della collana mondadoriana sin dal 1929 e che ha influenzato, almeno in Italia, tutto un modo di immaginare e catalogare un filone in realtà estremamente sfaccettato) è ancora ben vivo anche se forse quello classico settimanale di Mondadori con gli anni ha perso qualche lettore e soprattutto non è più l’incontrastato signore delle edicole. Oggi di “gialli” traboccano edizioni tascabili e cartonate, in edicola e in libreria, molti sedicenti autori se ne servono perché… si dice che il filone fa cassetta. Quindi il titolo con cui la nuova nata casa editrice Alacran - nata dalla passione di due autori ed esperti quali Andrea Carlo Cappi e Sandro Ossola, convinti che i libri siano troppo importanti per farli fare agli editori e quindi decisi a dire la loro come scrittori – propone la sua collana di Saggi ha in sé qualcosa di epico. C’era una volta il Giallo come C’era una volta il West… generi lontani ma che, nella mente degli appassionati, sono immortali. E dove meglio si poteva andare a pescare per ricostruire una storia del filone se non frugando nella memoria storica della collana che ha reso celebre il filone? Se ne incaricano Gian Franco Orsi e Lia Volpatti che ai tempi furono direttore e caporedattrice della rivista e che, malgrado il tempo passato, hanno mantenuto attraverso la passione e la competenza uno stretto legame con autori e generi. Ripescando interviste, presentazioni, ritratti degli autori dal “Varietà” che accompagnava i romanzi del Giallo ricostruiscono una storia non solo ideale ma anche puntualmente documentata da immagini, sensazioni vive all’epoca in cui furono scritte quanto oggi, ricordandoci che il Giallo non è semplicemente quello dell’ultimo best seller in libreria. Di storie del Giallo ne sono state scritte molte, alcune politiche, alcune sociologiche, ricordo un bel volume intitolato Il Romanzo Giallo che Mondadori regalava ai suoi abbonati quand’ero bambino e la rivista si vendeva ancora in decine di migliaia di copie. La raccolta del materiale che Orsi e Volpatti hanno allestito in quello che mi auguro sia solo il primo di una serie di volumi monografici - qui si parla dell’età d’oro del mystery, gli inizi da Sherlock Holmes a Edgar Wallace - non è solo un amarcord ma un vero e proprio vademecum accompagnato da immagini, copertine, foto di autori sia per chi già conosce il filone ma anche (e penso che il libro sia pensato soprattutto per questo lettore) per chi vuole avvicinarsi a un genere letterario spesso - troppo! – bistrattato dalla critica. Perché è solo conoscendo autori e tendenze, magari oggi sorpassati dai tempi, che il lettore può crearsi un gusto suo, scegliere il romanzo che più si addice alle sue esigenze, magari rivalutare quello che al momento gli è parso spiazzante, inserendolo in una tradizione precisa. In pratica è proprio attraverso saggi come questo, agili, rapidi nella consultazione e nella lettura, che il lettore giovane - inteso come profano del genere - può arrivare a farsi un’idea, a scegliere senza lasciarsi troppo condizionare dalla pubblicità, dalle classifiche, dai sentito dire e dalle piramidi di volumi esposte nelle librerie. Perché il Giallo ha sempre avuto questa elusiva qualità, quella di saper proporre cose interessanti in maniera defilata, spesso inserendo le sue opere migliori all’interno di produzioni più vaste. Come se, al pari dei cari vecchi detective di una volta, fosse necessario per il lettore armarsi di una lente e scorrere tra gli scaffali delle librerie, cercando un autore, un personaggio, magari infilati di costa, poco in evidenza ma che, alla fine, possono rivelarsi straordinari. E per iniziare tale… indagine, il saggio di Orsi e Volpatti è certamente uno strumento indispensabile. E che un editore nuovo, di dimensioni se non piccole almeno ridotte, abbia deciso di seguire questa strada costituisce sicuramente un buon auspicio.