Si conclude con questo Il libro dei morti la cosiddetta "trilogia Pendergast", ossia il trittico di romanzi che Douglas Preston e Lincoln Child dedicano al loro personaggio più riuscito: l'agente speciale FBI Aloysius Pendergast, appunto. Riassunto delle puntate precedenti: in Dossier Brimstone abbiamo visto il raffinato agente albino seguire le tracce di una catena di delitti mefistofelici fino in Italia, dove lo avevamo lasciato dato per morto. Nel successivo La danza della morte ecco manifestarsi la sua nemesi, il fratello Diogenes Pendergast, un individuo altrettanto geniale ed erudito, che però per motivi oscuri ha deciso non solo di dedicare le proprie facoltà al male, ma anche di dedicare la sua intera esistenza all'annichilimento e al tormento del fratello Aloysius. Al termine della complessa vicenda avevamo lasciato l'agente Pendergast arrestato per crimini che non aveva commesso, grazie alle prove materiali lasciate a bella posta da Diogenes. Ma questa non era la fine del piano criminale, bensì l'inizio.

Il libro dei morti si apre al Museo di New York, sede e centro di molte delle storie precedenti del duo, da Relic che introduce l'agente Pendergast al romanzo più riuscito, La stanza degli orrori. Al museo viene recapitato un pacchetto di polvere, che una volta analizzata si rivela essere... polvere di diamanti. Il ladro che in precedenza aveva rubato la collezione di preziosi del Museo li ha infatti distrutti, nella costernazione e nello sconcerto generali. Il Museo deve risollevare la propria immagine... ed è in quel momento che giunge, inaspettatamente, il finanziamento di un benefattore per la riapertura della Tomba di Senef, una serie di stanze portate al museo direttamente dall'Egitto e rimaste chiuse per decenni nei sotterranei. Certo, il fatto che negli anni '30 l'installazione fosse stata chiusa perché considerata maledetta dovrebbe far riflettere... ma in fondo, perché no, può trattarsi di un'efficace operazione di marketing.

Nel frattempo l'agente Pendergast si trova nel carcere di massima sicurezza di Herkmoor e, con l'aiuto di amici fidati e professionisti dell'impossibile, non solo riuscirà a mettere in atto una fuga spettacolare, ma anche a uscire in tempo per fermare le oscure trame del fratello Diogenes, il cui piano - elaborato con meticolosità maniacale per quindici anni - è qualcosa di molto, ma molto più devastante che non la semplice incriminazione di Aloysius.

Il libro dei morti è un'ottima e doverosa conclusione alle vicende personali di Pendergast. Con una scrittura che mantiene sempre elevata la tensione, Preston & Child tirano mirabilmente le fila di quanto era rimasto in sospeso nei romanzi precedenti, non solo quelli della trilogia ma anche La stanza degli orrori. In effetti il principale limite di questo libro consiste proprio nel richiedere la lettura delle vicende precedenti per essere apprezzato appieno. Chi però ha già avuto modo di conoscere l'agente albino e il suo ricco cast di simpatici comprimari - lo sbrigativo poliziotto Vincent D'Agosta, il giornalista impiccione Smithback, l'ingegner Glinn specializzato nel realizzare l'impossibile, la curatrice del museo Nora Kelly e molti altri ancora - troverà ne Il libro dei morti l'occasione di una godibilissima rimpatriata. Il romanzo brilla per portare alle estreme conseguenze lo stile che il duo ha mostrato nelle opere precedenti: situazioni rocambolesche, tecnologia d'avanguardia, raffinatezza da famiglie bene di New Orleans (memorabile l'affettatezza di Pendergast anche mentre maneggia della nitroglicerina e chiede, cortesemente, se non dispiace, di spostarsi!). E poi un gusto per l'erudizione che costituisce un po' la cifra stilistica di Preston & Child: in quale altro romanzo la conoscenza della poesia carducciana può aiutare in una caccia al killer? Chiaro che la verosimiglianza non è la caratteristica principale di questo libro, ma la sospensione dell'incredulità è lì proprio per far emozionare il lettore.

Unico appunto che si potrebbe muovere al romanzo è un finale in anticlimax, con l'inseguimento finale che spegne un po' la tensione creata con tutto il perfetto meccanismo precedente. Ciononostante la materia trattata è ottima: un thriller onesto, che mantiene ciò che promette e conclude in modo spettacolare la lunga attesa per il confronto finale tra i fratelli Pendergast.