Cosa succede se un uomo invita a cena a casa sua le persone che più lo odiano al mondo e poi, durante la notte, muore per autocombustione? Proprio così: brucia senza altre cause apparenti, e brucia dall'interno. Lasciando tra l'altro spiacevoli tracce di zolfo che immediatamente fanno correre il pensiero a un sinistro signore con le corna, il forcone e la coda a punta, pronto a proporre patti apparentemente molto vantaggiosi, ma altrettanto pronto a batter cassa nei momenti meno opportuni. Insomma, che il diavolo ci abbia messo il suo zampino, anzi, il suo zoccolo caprino?

Non è di questo avviso l'agente speciale Pendergast (di cui in questo romanzo apprendiamo anche il nome proprio: un appropriatissimo Aloysius!), sempre presente ovunque ci siano fatti "strani", grazie a una mobilità e a una libertà d'azione da parte del Bureau che lasciano intravedere qualche scopo ancora più grande dietro alle licenze speciali di questo agente speciale. Pendergast indaga assieme al poliziotto italoamericano Vincent D'Agosta: la coppia investigativa non è inedita – i due si erano già incontrati ai tempi di Relic - ma nel frattempo avevano preso strade differenti, comparendo in vicende che li avevano visti agire in solitario o in compagnia di altre persone. E se Pendergast nel frattempo risolveva il mistero della Stanza degli orrori, intimamente legato alla propria vicenda personale, D'Agosta si ritirava dal servizio per tentare la carriera di scrittore di gialli; ma visto lo scarso successo di vendite, lo ritroviamo qui rientrato nei ranghi, con l'onta morale di un calo di grado (è infatti sergente).

I due indagano così sulla vicenda, di notevole complessità. La trama mescola autocombustione e deliri religiosi, industria del terrore e preziosi tesori, teorie cospirative e techno-thriller, e addirittura una trasferta in terra italiana. Il soggetto è dunque buono, variegato, con tanti elementi; la realizzazione effettiva del tutto invece risulta a fine lettura una prova di livello più basso rispetto agli standard de La stanza degli orrori. La vicenda a volte è tirata un po' per le lunghe, in particolare nella seconda parte, con scene d'azioni piuttosto fini a se stesse e lo svelamento finale di un piano criminale che, a conti fatti, appare improbabile anche per il cattivo di un romanzo come questo, adattamento moderno dei feuiletton ottocenteschi.

La situazione in effetti si aggrava con la trasferta italiana dei due protagonisti per proseguire le indagini sulle tracce di un possibile sospetto. Ora, generalmente vedere il proprio paese attraverso gli occhi di uno scrittore straniero lascia spesso un retrogusto amarognolo di imprecisione e luoghi comuni sull'italianità. Qui invece il livello si mantiene mediamente elevato: c'è stato insomma un buon lavoro di documentazione sulla geografia e sulla storia. Niente grattacieli a Venezia, insomma. Dev'essere anche merito di Andrea Carlo Cappi, l'impeccabile traduttore dei romanzi di Preston e Child. Certo, qualche stonatura la si avverte comunque, in particolare quando entrano in scena i carabinieri, riprodotti spesso come macchiette; inoltre il fatto che uno dei personaggi secondari si chiami Pinketts (nome, come affermano gli stessi autori, preso a prestito proprio dall'omonimo scrittore italiano) lascia nel lettore nostrano un'incrinatura nella sospensione dell'incredulità. A parte questo, come già detto, la sezione italiana abbandona la parte investigativa iniziale, decisamente ben costruita, per diventare un lungo susseguirsi di scene d'azione che appaiono un po' buttate a caso.

Non aiuta il ritmo la presenza di una trama secondaria che vede l'arrivo a New York di invasati religiosi guidati da un sedicente reverendo, con il NYPD che tenta di contenere il fenomeno: l'impressione è che queste pagine siano niente di più che un riempitivo, messe lì per gonfiare il volume.

Un libro disastroso, dunque? No, assolutamente. Dossier Brimstone resta un thriller godibile, con alcune scene memorabili come il drammatico confronto finale tra Pendergast e il suo aguzzino. Certo, la presenza dell'agente speciale poteva dar luogo a uno svolgimento assai migliore, specie considerando il finale decisamente aperto: pare infatti che Dossier Brimstone sia il primo libro di una trilogia, nel corso della quale tutti i nodi in sospeso tra Pendergast e il fratello verranno al pettine. In conclusione dunque una lettura, se non obbligata, perlomeno doverosa per chi ama il personaggio, in attesa di prove finalmente all'altezza di ciò che potrà regalare lo scontro finale tra le due menti più acute del nostro secolo.