Semel in anno licet insanire, recitava un adagio latino. Oggi (almeno un giorno l’anno, per induzione) è lecito essere irrazionali. Infatti, accanto alla festa della Mamma e alla festa del Papà, c’è anche la Festa del Pi Greco. O meglio, il Pi Day: 3.14. L’idea l’ha lanciata 19 anni fa l’Esploratorium di San Francisco, il Museo della Scienza, in onore del numero π: il misterioso e affascinante irrazionale e trascendente, che descrive il rapporto tra la circonferenza e il diametro di un cerchio.
Trascendente, perché non è radice di alcuna equazione algebrica a coefficienti razionali.
Irrazionale, perché le sue cifre decimali sono infinite e la loro successione sfugge a qualsiasi formula ricorsiva. 3,14159265358979... E poi, il caos. Di queste cifre, a oggi, se ne sono calcolate più di mille miliardi e ancora non se ne scorge il termine.
Numero di ampio respiro, il pi greco fa capolino in ogni società antica in cui si misurino cerchi, pur con approssimazioni grossolane. Per dare un’idea, nel Vecchio Testamento, nel libro dei Re, si trova l’indicazione implicita che pi greco sia uguale a 3. I Babilonesi (2000 a.C.) ipotizzavano che pi greco fosse 3 + 1/8. Lo scriba egiziano Ahmes, nel papiro di Rhind (1650 a.C.), stabiliva che l’area di un cerchio fosse uguale a quella di un quadrato di lato pari a 8/9 del diametro, il che dà per pi greco un valore di 16/9 al quadrato, ossia 3,16049… Poi vennero i Greci, con l’ossessione di quadrare il cerchio (ossia costruire con sola riga e compasso, un quadrato la cui area fosse esattamente uguale a quella del cerchio dato): e Archimede, calcolando le aree di poligoni regolari fino a 96 lati, determinò che pi greco era approssimabile con 3 + 1/7.
Festa Cantiere ZoccaNoir – I Edizione
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