Nasce la rubrica Indagini librarie non autorizzate, una lente di ingrandimento su tutti quegli indizi che, nel loro insieme, creano la letteratura.

Ci sono thriller nascosti fra gli elementi che creano un thriller, ci sono misteri più stuzzicanti delle storie del mistero, e cioè i misteri dei concetti utilizzati per le storie del mistero. Ci sono parole che arrivano a noi da tempi lontani che la sabbia del tempo ha ricoperto, quella sabbia formata da piccoli sassolini che, se avessero una lettera d’oro incisa sopra, casualmente formerebbero forse opere dimenticate.

Come primo articolo, si propone un disincantato reportage su un recente festival letterario svoltosi a Roma che, nel tentativo di rilanciare l’editoria cartacea, ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio l’esatto contrario.

    

«Another brick in the wall» cantavano i Pink Floyd: un’altra “breccia” nel muro. È vero, non è questa la traduzione esatta e l’espressione si usa per indicare qualcosa di solido, ma curiosamente il mattone inglese (brick) ha la stessa radice da cui l’italiano “breccia”. Proveniente dalle antiche lingue germaniche, è una parola che indica una parte spezzata, separata da un qualcosa più grande: il brick inglese indica la parte, la breccia italiana indica il vuoto che ha lasciato nel venir separata.

Cosa c’entra tutto questo con la Festa del Libro e della Lettura “Libri Come”, svoltasi il mese scorso a Roma? La risposta la si trova in una delle sale che hanno accolto l’evento, dove è visibile un’imponente installazione concepita da Alicia Martín: una enorme parete di mattoni con una breccia composta da una montagna di libri. I volumi che si fondono con i mattoni spezzati lasciano interdetti: sono i libri che hanno spezzato il muro, o è il muro di libri che viene spezzato ogni giorno di più?

                

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