James Rollins - del quale è stato pubblicato l’anno passato sempre da Nord Amazzonia - cerca set per le sue avventure in ogni angolo del mondo. Dopo una convincete ricostruzione della foresta pluviale ci porta in una base russa rimasta abbandonata in un’isola di ghiaccio nell’Artico. Un tema classico - basti ricordare Base Artica Zebra di Alistair McLean - di tanti film e romanzi che mescolavano uno spunto spionistico per approdare all’azione in luoghi ostili a tutto tondo. Ed è proprio ciò che avviene sin da un intrigante prologo seguendo poi varie vicende che arrivano a intersercarsi nel grande Nord raccontate con abilità di un degno erede di Cussler e Smith. Sin dalla sequenza quasi cinematografica dell’inseguimento con le paraslitte ci troviamo nel territorio dell’avventura vera, con uomini e donne che intrecciano destino, senso del dovere, sentimenti al filone principale, il recupero di un misterioso esperimento che rivela prospettive agghiaccianti. Rollins possiede realmente la capacità di avvincere senza strafare. L’azione è serrata, se non continua almeno fittamente scandita, eppure l’autore trova la misura e lo spazio per aprire finestre su paesaggi naturali e psicologici. Non è una storia politica, non è una vicenda militare anche se questi elementi - tipici della spy-story ‘maschile’ - hanno un ruolo nella trama. Ci sono due ottimi personaggi femminili ma anche avventurieri, ufficiali, ricercatori, soldati, vecchi indiani e persino un cane. Ma le sorprese non finiscono qui anche perché la base segreta racchiude alcuni… affamati segreti. Tutto però è verosimile grazie alla capacità dell’autore di inserire la vicenda che potremmo anche definire ‘improbabile’ in un contesto verosimile nei dettagli. Un romanzo per un vasto pubblico quindi, non solo per appassionati dell’azione rompicollo ma anche di chi, e credo che siano in molti, vorrebbe trovare in un romanzo di ampio respiro una “distrazione” intelligente, avvincente, soprattutto in grado di coinvolgerlo in una vicenda strutturata con equilibrio, coinvolgente come quei vecchi film di una volta in cui il nervo ottico e quello uditivo non erano sempre costantemente martirizzati da botti, scoppi di luce ed effetti digitali. Una storia dove si trattiene il fiato ma si sorride, si partecipa alla tensione che si crea tra i personaggi. In breve ci si diverte senza perdere del tutto il contatto con la realtà.