Il buon Czajkowski, il veterinario statunitense passato alla narrativa con il nome di James Rollins, ci regala un’altra avventura cucinata secondo la sua ricetta personale: il giusto mix di scienza, fantascienza, tecnologia e avventura allo stato puro. Per finire, un pizzico di horror giusto per esaltare il sapore.

Di esperimenti poco puliti e poco etici, se non proprio immorali e pericolosi, ne avvengono purtroppo tanti in giro per il mondo: ma ne L’altare dell’Eden ne scopriamo uno davvero raccapricciante.

Rollins si è infatti entusiasmato per nozioni biologiche che, in realtà, sono note da parecchio tempo: nel patrimonio genetico di ogni essere vivente gran parte del DNA è “spazzatura”, cioè una stratificazione di informazioni obsolete o del tutto inutili. Non vengono però dal nulla: sono antichi tratti genetici ormai abbandonati e rimasti latenti nel DNA. Un esempio per tutti - citato dallo stesso Rollins - è un serpente che nasca con delle zampe: oggi non gli servirebbero a nulla, ma milioni di anni fa erano parte attiva del suo codice genetico, una parte che “risorge” dal cestino dei rifiuti conservato dal DNA.

Durante un normale controllo viene scoperta in mare una nave-zoo contenente animali assurdi: sono tutti noti... eppure talmente diversi da risultare quasi alieni. Hanno subìto una “devoluzione”: tramite la riattivazione di parti dimenticate dei loro codici genetici, alcuni scienziati di scarsa integrità hanno cercato di far regredire alcuni esemplari... scoprendo non solo potenzialità inaspettate ma anche pericoli atavici che sarebbero dovuti rimanere sepolti nella polvere del tempo.

Come il delizioso racconto Devoluzione (1936) di Edmond Hamilton e il romanzo Stati di allucinazione (1978) di Paddy Chayefsky (da cui poi l’omonimo film), andando indietro nella memoria della carne si scoprono pericoli che non andrebbero mai sfidati. Così i nostri eroi Lorna e Jack non dovranno vedersela solamente con questo spietato team di ricercatori in preda ad un pieno delirio di onnipotenza, né solo con biechi burattinai che vogliono far scomparire ogni traccia o prova del loro operato, ma anche con un pericolo che arriva dal lontano passato.

Un romanzo avvincente come Rollins ci ha da sempre abituato. Lo scrittore ha infatti la dote di “cucinare” l’avventura usando ingredienti saporiti (come elementi scientifici del tutto comprovati) e salse corpose (trovate fantascientifiche credibili), condendo il tutto con spezie pepate (thriller e risvolti horror) e servendo il piatto con maestria (personaggi credibili).

Una lettura appassionante e gradevole per chi ami l’avventura.