La lettura di una nuova avventura del Professionista non lascia mai indenni: si perde sempre qualcosa ma, per fortuna, si guadagna dell’altro.

Stephen Gunn - storico pseudonimo dietro cui da più di quindici anni si nasconde l’italianissimo Stefano Di Marino - colpisce dritto al cuore del lettore e lo fa soffrire fino all’ultimo: solo quando lo vede a tappeto sferra il colpo di grazia. Nome in codice: Loki è un romanzo d’avventura, di azione e di spionaggio, certamente - ma anche un gorgo scuro che trascina il lettore in un mondo davvero brutto in cui vivere... e purtroppo è il nostro mondo! Un mondo fatto di governi corrotti e multinazionali senza scrupoli (e basta scorrere i titoli dei giornali per sapere che non sono certo finzione letteraria), un mondo in cui la vita non vale nulla e il dolore è merce di scambio. Poco cambia se da Gangland - la Milano ribattezzata da Di Marino in cui si è svolta la precedente avventura - ci si sposta in giro per il mondo: il sangue è dello stesso colore ovunque.

 

Gunn cala sul tavolo verde le sue carte migliori: l’esoterismo di terre lontane filtrato dall’oscurità di piani perversi; descrizioni di culture e tradizioni antiche mediante poche sapienti pennellate; scene d’azione tanto esplosive quanto verosimili, dosando con grande perizia la dose di spettacolarità cinematografica e di realismo da vero campo di battaglia.

Gli assi che arricchiscono la mano di Nome in codice: Loki sono eccezionali: sono i personaggi storici della saga del Professionista che i vecchi lettori saranno estasiati di incontrare - e i nuovi ameranno subito. Senza rivelare tutti i nomi eccellenti degli amici e/o nemici che Chance Renard incontrerà in questo romanzo, si può sottolineare tranquillamente la presenza sin dalle primissime pagine di un’alleata a cui i lettori tengono particolarmente: Mimy Oshima. Ispirata fisicamente all’action star nipponica anni Ottanta Yukari Ôshima - allieva di Sonny Chiba e interprete di alcuni film marziali entrati nella leggenda - il personaggio appare per la prima volta nel 1996, all’interno del romanzo Appuntamento a Shinjuku (ristampato nel 2005 dalla TEA con il titolo Yakuza Connection). Assente dalle storie di Chance dal 2006 - da L’inferno dei vivi - ritrovarla ad interagire con il Professionista è un tuffo al cuore per il lettore, che ha imparato ad amare il personaggio. Di Marino sa tutto questo, sa che il lettore incontrando Mimy sarà distratto ed abbasserà la guardia, così ne approfitta e da consumato lottatore sfrutterà la debolezza del lettore a proprio vantaggio, colpendo forte sin dall’inizio della storia.

Impossibile infine non riconoscere nei panni di Yuri Boyakov quel Yurj Boyka interpretato dall’attore britannico Scott Adkins: con solo due film (Undisputed 2 e 3, entrambi inediti in Italia) Boyka è entrato di prepotenza nell’Olimpo dei personaggi marziali.

 

Il citazionismo è uno degli elementi più deliziosi della poetica dimariniana, è uno strumento ulteriore con cui l’autore comunica con il lettore, strizzando l’occhio al background comune. Questa è la lettura di un romanzo di Stephen Gunn: è come incontrare un vecchio amico e mettersi a parlare di passioni comuni.

Questo però non vuol dire che Nome in codice: Loki sia “dedicato” a certi lettori: è un romanzo universale pensato per chiunque ami l’avventura, l’azione, lo spionaggio e in generale una buona storia. Malgrado Chance non perda occasione di sentirsi troppo vecchio per questo genere di vita, l’avventura gli scorre nel sangue e la scrittura pulsante e vibrante lo tiene in vita più giovane che mai.

La nuova avventura del Professionista quindi è un romanzo completo e senza frontiere, che soddisfa tanto il lettore affezionato quanto il neofita, perché mette in campo con sapienza tutti quegli elementi che fanno di una buona storia un’ottima storia.