Michele Giuttari, già autore dei libri di successo Compagni di sangue (scritto con Carlo Lucarelli, Rizzoli 1999), Il mostro. Anatomia di un’indagine (Rizzoli 2006), Scarabeo (2005), La loggia degli innocenti (2006), Basilisco (2007), e L’investigazione (Plus), torna, ne Le rose nere di Firenze, ad affrontare tematiche (quali mostro di Firenze, sette sataniche, servizi segreti deviati) già incontrate nella sua lunga carriera investigativa.

Siamo a fine giugno 2004 e il commissario Michele Ferrara appena rientrato a Firenze, dopo il suo trasferimento a Roma, s’imbatte in una serie di omicidi che all’apparenza non hanno alcun nesso fra di loro: il cadavere di una donna sfregiato in maniera “professionale” con bisturi, pinze e forbici in mezzo agli occhi in una bara, e sotto i piedi della defunta del tabacco combusto, chiaro avvertimento al Commissario gran fumatore di sigari toscani prodotti in Italia dalla Manifatture Tabacchi di Lucca. Giungono biglietti anonimi nella palazzina in cui il commissario vive insieme alla moglie Petra “Siamo sempre più vicini. Adesso non manca molto e sarà la sua ora o quella…” stampati con la stessa stampante Hp utilizzata anni prima per altre missive anonime atte ad intimorire Ferrara. A questi elementi inquietanti se ne aggiungono altri: Giovanna, figlia della nota famiglia Innocenti di imprenditori fiorentini, viene trovata dalla domestica filippina stesa sul letto con chiari segni di strangolamento, braccia allargate alla spalliera del letto, occhi aperti, testa reclinata verso destra, polsi legati con manette, gambe divaricate e in mezzo alle cosce una rosa artificiale nera. Vengono poi trovate altre vittime: una donna uccisa durante un rito satanico con asportazione di qualche organo e bruciata in una chiesa sconsacrata; un giovane “alto, magro e di colore” extracomunitario freddato al petto e alla testa sul Ponte Vecchio; una poliziotta esperta di esoterismo eliminata mentre indagava sui delitti. Le piste da seguire sono molteplici: potrebbe essere un serial killer che uccide secondo un piano prestabilito oppure un pazzo che vuole rievocare le gesta del Mostro di Firenze o ancora un sicario assoldato da qualche setta potente per eliminare personaggi scomodi. Le indagini si complicano perché all’interno del commissariato sembra sia presente un collega corrotto per cui Ferrara da indagatore si trasforma in “indagato, ma con metodi illegali, propri delle barbe finte”.

Un romanzo avvincente, ben scritto e curato nei dettagli, che presenta in alcune pagine resoconti scritti dal Commissario sui delitti con caso, data, autore, sospetti, arma del delitto: delle chicche per chi è appassionato di strumenti e procedure per localizzazione e repertamento di tracce sulla scena del crimine e successive analisi di laboratorio. Alcune sono all’avanguardia, come l’ESDA, uno strumento per rilevare tracce di scrittura su documenti.

Un ottimo romanzo in cui Michele Giuttari, maestro del thriller italiano, regala suspense, ritmo, azione.