Come ha conciliato la sua attività nella squadra mobile con quella di scrittore?
Le mie attività di capo della squadra mobile e di scrittore si sono complementate e lo svago della scrittura, che sostanzialmente non é altro che un gioco di pazienza e di abilità, mi ha aiutato a rilassarmi e rinfrancarmi. Per me scrivere é stato – e lo é tuttora – un hobby, che mi offre la possibilità di prendere le distanze dalla quotidianità e, quindi, anche dai problemi e dalle preoccupazioni che si presentano.
Nei suoi tre romanzi si fa largo tra i commissari della fiction narrativa italiana Michele Ferrara (Scarabeo, La loggia degli innocenti e Basilisco) il capo della Mobile di Firenze. Quanto di autobiografico ha questo personaggio dal punto di vista caratteriale?
Nel protagonista dei miei tre romanzi (e nel quarto di prossima uscita) c’é molto di me. Mi somiglia perfino fisicamente e ha il mio stesso carattere un pò chiuso, il mio senso del dovere, la stessa fedeltà alla propria donna, e anche la stessa determinazione a raggiungere la verità anche a costo di scontrarsi con le istituzioni. Devo però aggiungere che nel descrivermi può darsi che mi veda un pò meglio di quanto in effetti non lo sia, ma non sta a me giudicare!
Nel libro ¨Scarabeo¨ Michele Ferrara indaga su un serial killer, ne ¨La loggia degli innocenti¨ affronta tematiche di grande attualità quali la criminalità extracomunitaria albanese, la pedofilia, il traffico di droga e la lotta per il controllo del territorio tra organizzazioni criminali. Dietro questo sfondo campeggiano valori quali l’amicizia, l'amore e il sentimento per la famiglia. In ¨Basilisco¨ affronta temi quali la mafia, il terrorismo islamico e il legame tra mafia, mondo politico e colletti bianchi. Quanto il suo concreto impegno dentro le istituzioni dello Stato ha inciso nella decisione di raccontare queste vicende?
Nella costruzione delle mie storie, e anche dei miei personaggi, hanno influito sicuramente le molte esperienze reali da me effettivamente vissute e, lavorando molto di fantasia, ho cercato di rendere quelle storie, oltre che godibili, anche credibili per il lettore. Devo però precisare che il mio vissuto non ha costituito la trama portante, perché in questo caso non mi sarei divertito a raccontare fatti già conosciuti da molti, ma ha fornito spunti che ho inserito nella trama e magari ne hanno potuto originare la concezione. Più che di fatti, tuttavia, il materiale che traggo dalla mia carriera é intessuto di umori, atmosfere, sensazioni, metodologie investigative e concrete realtà operatrive. In buona sostanza, si tratta di un patrimonio inestimabile che diventa fonte di ispirazione.
Ne ¨La loggia degli Innocenti¨ due storie scorrono parallele per poi confluire in un’unica indagine che si sviluppa e si risolve nell’arco di un mese. Storie di questo genere possono nella realtà trovare soluzione cosi rapidamente?
É difficile. Nella realtà i tempi di solito, quando un delitto non trova la sua soluzione nelle prime 24/48 ore, tendono ad allungarsi e a durare anche anni. Basti pensare a quanto tempo é passato dai primi delitti del mostro di Firenze, su cui ancora si indaga. Una cosa che, da vero investigatore quale sono stato per oltre trent’anni, invidio al mio protagonista é la fortuna di poter svolgere indagini in tempi relativamente brevi.
Ha mai pensato di scrivere un libro in cui i cattivi sono i rappresentanti delle istituzioni?
Ho toccato questo aspetto nei miei romanzi e soprattutto ne “Il Basilisco”.
In “Compagni di sangue” e soprattutto ne “Il mostro. Anatomia di un indagine” ricostruisce la dinamica delle indagini legate ai delitti del Mostro di Firenze, che tra il 1974 e il 1985 sconvolse l’Italia intera. Con lo sviluppo della scienza e delle moderne tecnologie utilizzate dai Ris, i delitti del Mostro avrebbero trovato oggi una soluzione breve?
Può darsi di sì. Alcuni oggetti, repertati a suo tempo su alcuni luoghi dei delitti, se fossero stati analizzati con le attuali tecnologie in possesso dei RIS, ma anche della Scientifica della Polizia di Stato, con tutta probabilità avrebbero potuto offrire un concreto contributo alle indagini.
Quali erano i ferri del mestiere del Mostro o dei Mostri di Firenze?
Oggi possiamo affermare con assoluta certezza che si è trattato di Mostri (sottolineo il plurale) e non già di Mostro. Voglio ricordare che sulla vicenda si è formato un giudicato penale. In poco più di tre anni – cosa più unica che rara nella giustizia italiana – sono stati percorsi i tre gradi di giudizio (la sentenza definitiva della Cassazione è del 26/09/2000) e sono stati riconosciuti colpevoli alcuni autori degli ultimi quattro duplici omicidi. E’ risultato, pertanto, in termini certi, che si è trattato di un team di assassini e non già di un serial killer che aveva agito in maniera solitaria. Un team che ha agito sotto la spinta di una forte perversione sessuale e che ha adoperato in tutti i casi le solite armi, quasi come se queste rappresentassero una necessaria presenza: pistola e coltello.
Qual è stato, invece, il suo modo di procedere nel caso mostro di Firenze, quali i suoi ferri del mestiere?
Il mio “credo” investigativo è stato quello di sempre, e cioè di prendere in considerazione i fatti, i dati oggettivi, i riscontri obiettivi di volta in volta acquisiti senza perderli mai di vista ritenendo che su questi si basi la vera indagine e non già sulle mere supposizioni o sui profili psicologici degli esperti, che possono essere importanti per completare il quadro probatorio su un determinato indagato, ma che devono essere presi sempre con cautela quando l’autore è ancora ignoto perché, in questo caso, potrebbero finire involontariamente per condizionare le condotte investigative. Nel mio modo di procedere nella vicenda, pertanto, il mio primo atto è stato un’attenta attività di analisi investigativa su tutta la pregressa attività svolta nel tempo estrapolando da essa tutti quegli elementi che indicavano la presenza di più persone sui luoghi di alcuni delitti ovvero nei pressi in orario compatibile con la loro commissione. Quindi, la proposizione all’ufficio del PM di un’articolata attività a riscontro della nuova tesi che, opportunamente sviluppata con gli strumenti tradizionali dell’indagine (a me piace definirla “investigazione pura”), ha portato all’importante svolta investigativa, prima, e giudiziaria, poi, che ha permesso di chiarire, anche se solo in parte, la vicenda.
Ci sono casi simili all'estero paragonabili a questi?
Il caso, per le vittime e le modalità esecutive dei delitti, è unico al mondo. Alcune analogie riferibili alle uccisioni delle donne potrebbero ravvisarsi nei noti omicidi attribuibili al famoso Jack Lo Squartatore (rimasto ignoto) avvenuti in Inghilterra nell’ottocento. Inoltre, mi è parso di cogliere alcuni aspetti comuni, anche in riferimento alla partecipazione ai delitti di più persone, in alcuni omicidi verificatisi a Chicago dal giugno 1981 al mese di ottobre del 1982. Si tratta del caso noto in America come i delitti dei “Chicago Rippers”, non conosciuto in Italia e del quale sono stato informato da una delle mie conoscenze nel mondo letterario. In quegli anni furono rapite, seviziate e uccise almeno 7 donne (non quindi la coppia) alle quali furono operate le medesime asportazioni di organi di alcune delle vittime dei Mostri di Firenze. Quelle indagini condussero all’identificazione dei colpevoli, ben quattro, e alla loro cattura e condanna, nonché all’individuazione di una stanza in un appartamento nella loro disponibilità dove venivano svolti riti in onore di Satana utilizzando le parti umane asportate.
Ne “Il mostro. Anatomia di un'indagine” afferma: “Sul finire del 2005 ho messo la mia firma in calce all’ultimo, conclusivo rapporto su un’indagine di polizia per molti versi unica al mondo. Per la durata: trent’anni di ricerche, confronti, interrogatori, ostacoli, interruzioni, polemiche, successi e frustrazioni. Per l’atrocità dei delitti commessi e delle loro caratteristiche, che non potevano non dare al caso un’ampia risonanza, prima nazionale e poi internazionale. E per gli eccezionali risultati, che hanno finito per conferire all’inchiesta la valenza di un paradigma investigativo con cui d’ora in avanti sarà necessario confrontarsi quando si presentino casi criminali analoghi o riportabili a quelli che hanno insanguinato la campagna fiorentina tra il 1974 e il 1985, conosciuti come “i delitti del mostro di Firenze”. Pensa che l'indagine dal punto di vista investigativo sia definitivamente chiusa e ci siano dei misteri destinati invece a rimanere tali per sempre?
Purtroppo penso proprio che investigativamente non sia più possibile fare passi in avanti e sarei felice se il mio pensiero dovesse essere smentito in futuro, ma la mia conoscenza del caso in ogni suo aspetto mi porta a questa affermazione.
Qual è stata la domanda più rivolta dai lettori durante la presentazione dei suoi libri?
Lei si sente più scrittore o poliziotto? E la risposta per me è stata sempre scontata: poliziotto fintanto che le mie possibilità e le mie capacità me lo consentiranno. Un poliziotto, però, con la passione sempre più forte della scrittura…In Gran Bretagna il libro ¨La loggia degli innocenti¨ è stato per quattordici settimane nella top ten dei libri più letti. Secondo lei, qual è il clima in Italia nei confronti della lettura?Il successo letterario inglese (ma, devo dire, anche in altri Paesi, quale la Germania) indubbiamente mi fa un grande piacere e mi offre un ulteriore stimolo nel continuare a scrivere. Ho percepito – e percepisco – girando non solo l’Italia, ma anche i 19 Paesi in cui i miei libri sono pubblicati, di essere riuscito a trasmettere emozioni ai lettori e credo che questo sia un piacevole risultato. Certo in Italia il clima nei confronti della lettura non é dei migliori, soprattutto oggi che esiste una forte crisi anche nel campo dell’editoria, crisi che ho percepito nelle giornate trascorse alla Buchmesse di Francoforte l’anno scorso.Quando uscirà il suo prossimo libro e di cosa tratterà?Uscirà nei prossimi mesi e sarà una nuova avventura del commissario Michele Ferrara alle prese con una complessa indagine dai risvolti internazionali.
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