Il candidato dello scrittore molisano –ma bolognese di adozione– Alfredo Colitto, collana Verdenero per Edizioni Ambiente, prende avvio da San Sebastiano Trafitto, un paese dal nome immaginario (ed emblematico) dove tutte le case hanno le finestre a sbarre, localizzato nel basso Molise e distrutto dal terremoto. E dal Molise alla Puglia il passaggio è breve per le terre vicine ai confini, così i terremotati vengono trasferiti in alloggi di fortuna a pochi chilometri da un San Sebastiano davvero trafitto dalle scosse sismiche. Ma le baracche provvisorie diventano permanenti e un paese che risiede legalmente in Molise ma vive in Puglia si trova di fatto –realtà plausibilissima in questa nostra Italia- ad essere abbandonato da entrambe le regioni. Si rimbocca le maniche, questo paese dimenticato e si macchia le mani di sangue ma questo è il costo di una sopravvivenza allo stremo. Da una parte, una coralità contaminata dall’indigenza e coalizzata in un’attività criminale, dall’altra, un candidato candido e idealista, che crede profondamente nella dignità civile, così coraggioso da rischiare di perdersi. Sullo sfondo, la realtà cruda dell’ecomafia e delle macellerie clandestine.

Un bel romanzo che, come le ultime produzioni di Colitto, risponde a un’armonia tecnica e stilistica che travalica i generi. Un romanzo che può anche definirsi di richiamo sociale perché lancia un messaggio ma lo fa nella maniera garbata e non invasiva che è propria dell’autore: «Il romanzo contribuisce a plasmare il pensiero e i sentimenti del mondo e dell’epoca in cui è stato scritto. I grandi scrittori magari influenzano anche le epoche successive. Ma con questo non voglio dire che i romanzi debbano “insegnare” qualcosa. Non sopporto i romanzi “a tesi”. Uno scrittore scrive una storia, e ciascun lettore ne trae ciò che vuole.»