Vladivostok Hit è l’ultimo romanzo nato dall’instancabile penna di Stefano di Marino, qui con lo pseudonimo di Stephen Gunn. Un mese per procurarsi questo imperdibile numero di Segretissimo per la modica cifra di tre euro e novanta. Vladivostok Hit è una discesa agli inferi tra peccati e peccatori, vizi e poche virtù di una città maledetta, ultimo avamposto al limite estremo della Siberia.

La scena iniziale, come un pugno nello stomaco, ti colpisce a tradimento. Ci si ritrova sprofondati in uno scenario di violenza e dannazione. Una donna completamente nuda, sul corpo tracce di tortura protratta nel tempo, corre nella neve. Bianco a contrasto con il rosso sangue e il grigio impassibile di una zona industriale. Richiami alle atmosfere di Hostel e Saw l’Enigmista, ma anche un certo gusto tarantiniano e per certi versi fumettistico. I colori cupi di Sin City, personaggi che nascondono segreti in un vortice di tradimenti continuo.

Ma questo non è che l’inizio: la protagonista della vicenda è Antonia Lake, killer bella e amorale già conosciuta sia nella serie del Professionista che in quella di Vlad, firmata da Stefano Di Marino con lo pseudonimo di Xavier LeNormand. Chi ha letto l’antologia Legion uscita nell’estate 2008 per Supersegretissimo sa di chi stiamo parlando. Comprimari la Miliciya di Vladivostok, capeggiata da un uomo tormentato da ricordi insanguinati, un feroce oyabun della yakuza di Osaka, un informatore inquietante, una reporter lesbica e tatuata decisa a fare chiarezza e una dark lady impenetrabile con un occhio solo. E poi c’è lui, un uomo o forse un demone incarnato: Yaponchik, il Tristo Mietitore, che con la sua organizzazione regala morte e distruzione, perché il mondo non ha pietà, l’inferno non ha pietà.

Non mancano i combattimenti serrati a cui Stefano ci ha abituato, descritti con maestria e veridicità, e il romanzo è intriso di tradizioni orientali che si mescolano con le leggende e i segreti della vecchia Russia. E poi una chicca finale, il racconto “Riflessi nel buio”, crudo perché tocca un tema terribile come la violenza sui bambini. Un serial killer che lascia una firma fatta con il sangue. Una misteriosa M che ricorda il capolavoro dell’espressionismo tedesco “Il mostro di Dusserldorf”. Fauci di un lupo che divora, distrugge e uccide. Personaggi ben tratteggiati in poche righe e la trama che ti conduce verso un agghiacciante finale che attinge a piene mani dalla crudele realtà di questi tempi moderni.