Abel è il nuovo romanzo di Claudia Salvatori, uscito a dicembre in edicola nella collana Epix Mondadori. Claudia, autrice dalla scrittura affilata e sempre impeccabile, ha la straordinaria capacità di fare suoi generi apparentemente distanti tra loro quali il thriller psicologico, il giallo classico, il romanzo di formazione, l'horror, la spy story. In questo libro, che qualcuno ha definito un horror apocalittico, ci presenta Abel, il re degli zombi. Vive in un gigantesco hinterland metaurbano in cui l’umanità sembra aver finalmente superato la paura della diversità, ogni tipo di diversità. I mostri, da sempre nel sottosuolo, ora sono fra noi, allo scoperto, parte integrante del quotidiano. Ho incontrato l'autrice per sapere qualcosa di più, di questo possibile mondo prossimo venturo...

Ciao Claudia, benvenuta su Thrillermagazine. È un grande onore averti qui con noi. Sei un’autrice prolifica che ama spaziare tra i generi. Ricordo “Schiavo e padrona” da cui è stato tratto il film “Amorestremo” con protagonista Rocco Siffredi, “Il sorriso di Antony Perkins”, un romanzo di formazione, a tratti surreale, che fa naufragare il lettore nella mente di un serial killer. Hai scritto fumetti, sei passata dal romanzo biografico (“Ildegarda: badessa, visionaria, esorcista”) alla serie di Walkiria Nera, spy fiction ambientata negli anni 30 che hai ideato per la collana Segretissimo Mondadori. Ora un urban fantasy a forti tinte horror come Abel. Puoi parlarci brevemente del tuo percorso?

Ho iniziato a scrivere da professionista (intendo pagata per farlo) a ventiquattro anni, lavorando per quasi tutte le testate a fumetti italiane.

Necessariamente ho dovuto mediare la mia forte formazione umanistica con le esigenze dell’industria culturale e dei generi. Un percorso lunghissimo, decisamente il lavoro di una vita, come dovrebbe essere per ogni scrittore. Se mi permetti un po’ di vanità, credo di essere stata sempre in anticipo sui tempi, o almeno puntuale: nell’85 con il giallo mystery-con-commissario del Premio Tedeschi, nel ‘96 con il thriller erotico, scritto all’inizio degli anni novanta. Anche con Abel, un progetto nato sempre nello stesso periodo.

Cosa trova il lettore che si accinge a leggere Abel?

Trova un esperimento sulla fusione totale dei generi letterari: un romanzo di fantascienza sociologica che contiene un horror che contiene un thriller, con un po’ di black comedy e di erotismo.

So che questo romanzo fa parte di un progetto più ampio: due racconti con protagonista Abel, il re degli zombie, sono già usciti su M-Rivista del mistero. Ci dobbiamo aspettare dei sequel?

Sì, sicuramente. Bel è nato come personaggio seriale.

Come hai costruito il mondo apocalittico in cui l’umanità è talmente abituata alle stragi e al Male da aver finalmente superato la paura della diversità, fino a portare all’integrazione nel quotidiano dei mostri che da sempre si nascondevano nel sottosuolo?

Osservando il mondo attuale e spingendolo un po’ più avanti.

Immaginiamo per esempio un reality show in cui agiscono la bodyguard lupomannaro, la soubrette vampira… e in cui una coppia di genitori umani ha apena adottato una bambina zombi.

L’umanità e il mondo dei cosiddetti “mostri” non risultano poi tanto diversi. È una riflessione sul genere umano, che più che all’evoluzione sembra intento nel provocare un’involuzione?

A volte l’umanità sembrerebbe veramente sul punto di autoestinguersi, oppure di trascendersi in una forma più elevata. Ma penso che la sua capacità di trascinarsi nella mediocrità sia illimitata… almeno fino al 2012 (quest’ultima prendila come uno scherzo).

Già in altri racconti hai descritto la tua idea di Apocalisse, il genere umano che si spinge fino al “punto di non ritorno”. C’è però sempre una piccola nota di speranza, o sbaglio?

No, non sbagli. La mia visione del mondo è ottimistica, ma a lungo termine. Molto, molto lungo.

Approfitto del fatto che ancora si trova in edicola il Supergiallo Mondadori con l’antologia “Il mio vizio è una stanza chiusa” che contiene un tuo racconto, per chiederti di parlarci delle tue influenze cinematografiche

Troppe.

Cito velocemente i vecchi musical, i vecchi horror Hammer, Sergio Leone, Pasolini… ultimamente sono stata affascinata da Tim Burton e Lars von Trier.

Abel potrebbe essere uno squarcio sul futuro che è già cominciato. E dal futuro più prossimo di Claudia Salvatori, cosa ci dobbiamo aspettare?

Da circa tre anni mi sono rivolta al romanzo storico. Forse era un’evoluzione inevitabile: dopo aver distrutto la realtà presente facendo (fondamentalmente) della satira, e dopo che ci hanno distrutto la letteratura, non rimane che guardare al passato per ritrovare forza, consistenza, valore, anche solo sognati. L’avvenire è sempre antico: voglio dire qualcosa che sta più indietro di quello che è solamente vecchio.