Anders non si dà pace da quando la piccola Maja, sua figlia, è scomparsa durante una gita al faro di Gåvasten, durante un periodo di vacanza all’isola di Domarö. Inutili le ricerche: le tracce della piccola si perdevano nel nulla. Impossibile, forse, ma è successo. Dopo qualche anno, la separazione con l’adorata Cecilia e l’alcolismo, Anders, spinto dalla necessità di dare una risposta alla domanda che lo tormenta, e cioè se davvero Maja sia morta, torna a Domarö. E qui comincia a “sentire” la presenza della figlia, una presenza inafferrabile, ma reale. Reale come i misteriosi messaggi che comincia a ricevere, come il rumore di un misterioso motorino che vaga per i boschi di notte, come il rogo che distrugge la casa di una vicina, e come la psicosi che sembra colpire alcuni abitanti dell’isola. Il libro è stato pubblicato nella collana Farfalle di Marsilio, dedicata ai Gialli, a dimostrazione della versatilità di un genere che a seconda della sensibilità di un autore può arrivare ad abbracciare alcune declinazioni del fantastico. La narrazione procede sicura attraverso le quasi 500 pagine che compongono il racconto. Lo stile di scrittura è pulito, la lettura risulta piacevole, scorrevole. Ancora una volta, dopo lo straordinario Lasciami entrare, Lindqvist esplora i lati oscuri dell’adolescenza, le dinamiche del gruppo, il rancore degli esclusi, donando alla narrazione il ritmo seducente di una canzone new-wave. E così, dai Depeche mode ai Frankie goes to Hollywood, le pagine assumono il sapore agrodolce dei brani degli Smiths, da Heaven knows I’m miserable now, a Still ill, a Please let me get what I want. In alcuni passaggi il romanzo rievoca i racconti di H. P. Lovecraft, in particolare La maschera di Innsmouth, ma il romanzo mantiene una forte identità e originalità, costruendo un affresco di grande atmosfera e una mitologia del mare affascinante, di coste sferzate dal vento e dalle nevicate, di strade di ghiaccio su cui camminare, di scalinate verso le profondità alla ricerca dei propri fantasmi.