Filming Carmelo. Un vita senza copione (libri/5436) è il titolo del romanzo di Gennaro Chierchia, l'autore che questo mese ospitiamo nel nostro salotto letterario. Non si tratta di un noir, un thriller o un giallo, ma di un romanzo che merita spazio per la sua originalità e per la sua capacità di essere esageratamente sopra le righe, ma senza, per questo, risultare falso o stonato. Vista la preponderanza del tema cinematografico, anche in questa intervista porteremo avanti il parallelismo tra scrittura e cinema, in una sorta di commistione tra le due arti, entrambe care all'autore. Non ci dilunghiamo oltre con l'introduzione, lasciamo la parola all'autore che, sulla scia di qualche spunto svelerà i misteri della sua opera.

Partiamo dalla definizione: Filming Carmelo a che genere appartiene?

È essenzialmente un romanzo di formazione, sulla falsariga dei romanzi decarliani, mi viene in mente per esempio Treno di panna, il suo primo. Anche lì si narrava di un ragazzo in terra americana in cerca di fortuna e di realizzazione personale. Però è anche una storia d'azione, perché Carmelo ne combina di cotte e di crude, sia nella vita di tutti giorni, sia sui set dove recita di volta in volta. È anche una storia d'amore, anche se esula dai soliti cliché. Perciò "Filming" è un po' un ibrido tra queste tre cose.

Il prequel: da dove nasce l'idea del romanzo?

Filming Carmelo è, come gran parte della mia produzione letteraria, frutto di un'emozione, di un innamoramento istantaneo, che poi mi ha convinto a mano a mano che procedevo nella stesura e che perciò è andato avanti, un po' per conto suo, un po' grazie alla mia tenacia. Infatti l'incipit del libro (e non solo) corrisponde a quello che ho buttato giù quando ho cominciato a scrivere il romanzo; e quando ho cominciato a scrivere il romanzo avevo in mente questo personaggio (che ancora non sapevo che si sarebbe chiamato Carmelo) che guardava assorto, estasiato, la sua ragazza che leggeva distesa sul divano; mi piaceva questa "sequenza" e così sono andato avanti, non sapendo tutto quello che avrei scritto, a cosa sarei andato incontro. Credo che tutte le cose migliori che ho scritto siano nate così, senza che io sapessi fino in fondo dove sarei andato a parare. Con questo voglio dire che deve piacere prima a chi scrive ciò che si getta sulla carta, affinché poi possa piacere agli altri, e questo piacere a mio avviso si misura con la passione con la quale una storia si comincia e si porta avanti. Una sola volta ho provato sul serio a fare la scaletta di un racconto, per provare a vedere come si scrive "da professionisti" (almeno così dicono in giro) e il risultato mi ha deluso enormemente. Perché secondo me progettare a tavolino una storia la soffoca, le tarpa le ali, non le dà l'opportunità di spiccare il volo.

Quindi in un certo senso, si può dire che "scrivi a soggetto"?

Direi di sì, o meglio sono i personaggi che "recitano a soggetto". Per esempio se tu costringi i personaggi a fare una determinata cosa in un capitolo, mentre loro ne vorrebbero fare altre, finiscono per non dare il meglio di sé. I personaggi, tanto per restare nel gergo cinematografico, hanno bisogno di improvvisare, di dire la loro come e quando gli piace, per non risultare banali e scontati. Essi devono muoversi e reagire per ragioni di causa-effetto e non perché si è decisi a priori di fargli fare una determinata cosa.

Quindi è corretto definirti il regista della tua storia?

In una recente intervista ho già paragonato il mio ruolo di scrittore a quello di regista cinematografico, perché quando scrivo una storia io ho il potere di far muovere i personaggi come voglio, ma facendoli improvvisare, cioè facendoli andare contro la logica e seguendo l'istinto, questo è un bene e bisogna che succeda quanto più spesso affinché il lettore resti sorpreso e interessato. Magari sarà più difficile portare avanti la storia, perché si rischia di ingarbugliarla, ma se si riesce a procedere in questo modo l'effetto è assicurato. Se ho iniziato il romanzo è anche grazie all'amore che nutro per la settima arte: il cinema. Già il titolo, Filming Carmelo, è un omaggio al docufilm Filming Othello, del grande Orson Welles. Il romanzo è frutto di mie reminiscenze cinematografiche e di citazioni, e mette in scena la vita di un attore, o almeno di uno che prova a fare l'attore. Tutto il romanzo si avvale di quello che ho imparato leggendo annate di Ciak e dizionari di film; ascoltando Enrico Ghezzi in t-shirt bianca che parla fuori sincrono all'interno di Fuori orario. Cose mai viste. Avevo del materiale in testa, non avevo bisogno di fare ricerche e di documentarmi per scrivere un romanzo credibile sul cinema, così ne ho approfittato. Il romanzo è venuto da sé, anche se con non poche difficoltà.

Il making of: tempi di lavorazione, stesura, problematiche..

Come ho già accennato il romanzo, nonostante la spontaneità della stesura, non ha avuto una gestazione facile, soprattutto riguardo ai tempi di lavorazione. Infatti ho cominciato a scriverlo di getto e ho continuato ad andare avanti per parecchie settimane, finché a un certo punto mi sono fermato. Ora non ricordo perché mi sono fermato, so solo che a un certo punto ho ripreso in mano il romanzo e l'ho continuato. Questo tira e molla si è ripetuto parecchie volte fino alla parola "Fine". Così da quando ho scritto il primo capitolo a quando ho terminato l'ultimo sono passati circa quattro anni. Questo in parte si spiega perché mi sono perso dietro ai racconti e alle poesie che nel frattempo ho pubblicato in svariate antologie, ma mi sono perso anche dietro a progetti di raccolte di racconti, che non ho mai pubblicato e racconti inediti che conservo gelosamente. Inoltre di mezzo c'è stata anche la raccolta di racconti San Gennoir, che ho curato per la Kairós Edizioni, che tra lancio del progetto e chiusura del libro mi ha portato via circa otto mesi. Insomma, Filming Carmelo è passato attraverso tutto questo mare di parole, ma alla fine è arrivato in porto.

Ci sono state anche delle problematiche prettamente narrative che hanno ritardato la conclusione del romanzo: la prima riguardava la questione se inserire o no il secondo episodio del tentativo di furto della moto di Olmo; la seconda, se documentarmi e dilungarmi sulla parte americana del romanzo; la terza, avere la fine sotto gli occhi e non accorgermene. Per quanto riguarda la prima problematica ho scelto di inserire il secondo episodio del furto, ma solo dopo un periodo di grande incertezza, dovuto al fatto che in ogni caso dovevo ripetere una stessa sequenza e quindi bisognava che la rendessi originale, almeno quanto la prima; sulla seconda, siccome non sono mai stato in America, volevo documentarmi a fondo su questo Paese, non capendo che ne sapevo abbastanza per scriverne, anche in virtù del fatto che sia la parte italiana che quella americana sono ambientate volutamente in luoghi imprecisati; quanto all'idea di dilungarmi l'ho abbandonata in corso d'opera in quanto mi sono reso conto che non ce n'era bisogno, che la parte americana doveva durare poco rispetto a quella ambientata in Italia. Quanto alla terza problematica, be', è quella che mi ha portato via più tempo e che mi ha fatto disperare maggiormente perché i capitoli dodici e tredici che raccontano in modo riassuntivo le vicende di Carmelo in America assomigliano a un diario, così mi venne in mente la "brillante" idea di inventarmi un diario che Carmelo scriveva di nascosto, su cui appuntava le cose che gli capitavano durante il giorno. Questo per giustificare questi due ultimi capitoli presenti nel romanzo, che proprio non riuscivo a vedere come capitoli, e che invece lo erano, anche se più brevi e, come ho già detto, riassuntivi. Insomma ho scritto il dodicesimo e il tredicesimo capitolo e il finale-intervista e poi sono tornato indietro, inserendo dei diari di un'unica pagina tra un capitolo e l'altro lungo tutto il romanzo. Qualcuno era pure simpatico, ma nel complesso non mi convincevano, erano forzati, così li ho eliminati. Solo allora ho compreso che non ce n'era affatto bisogno e che i capitoli dodici e tredici erano dei veri e propri capitoli. Insomma: avevo la soluzione sotto gli occhi e non la vedevo. O forse, inconsciamente, non volevo terminare il libro perché ormai era da troppo tempo che lo scrivevo; era divenuto una parte di me che non volevo abbandonare.

Montaggio: trama, incastri, susseguirsi di episodi…

La trama di Filming Carmelo è semplice: parla di un ex spacciatore di marijuana e ladruncolo che un giorno, per puro caso, viene ingaggiato da un agente che lo inoltra nel mondo della TV e del cinema, ma che lo abbandona prima che possa fare il salto di qualità. Al centro della vita di Carmelo c'è anzitutto la sua ragazza, Stella, di cui è perdutamente innamorato. È l'unica persona che per lui conta davvero. Farebbe di tutto per lei e perciò perde anche di vista la propria carriera cinematografica, barcamenandosi tra una produzione a basso costo e l'altra. Quando è sul punto di perdere anche lei Carmelo capisce finalmente che deve rimboccarsi le maniche per dare una svolta alla propria vita. Qualche recensore ha detto che Filming Carmelo è un romanzo-sceneggiatura. Confermo. Nel senso che tutto quello che scrivo è fortemente influenzato dal linguaggio cinematografico, sia per quanto riguarda la costruzione dei dialoghi, sia per quanto riguarda il susseguirsi degli eventi e l'azione che cerco di inserire negli episodi che narro. Tutto questo perché non mi voglio annoiare quando scrivo né voglio annoiare il lettore. Questo principio è stato alla base di quest'opera che doveva essere accattivante, trascinando cioè il lettore di capitolo in capitolo senza possibilmente farlo sbadigliare. Insomma il mio primo romanzo doveva essere di facile lettura e godibile, come i miei migliori racconti. Ci ho messo molta ironia, ma questa è connaturata al tono della storia. Monica Florio su l'Avanti! ha paragonato il romanzo (giuro che non ci avevo pensato finché non l'ho letto) al film culto dei fratelli Cohen Il grande Lebowski. Trovo il paragone molto azzeccato: Drugo è molto simile a Carmelo e viceversa, ma anche il tono del film è molto simile al tono che ho usato in "Filming". Come pure le sperimentazioni stilistiche presenti nel film possono paragonarsi a quelle che ho introdotto io nel romanzo. Pertanto si tratta di una storia che procede in successione, un evento che ne causa un altro, la causa-effetto che accennavo prima. I personaggi agiscono in base a quello che gli capita, perciò tutto è relativo, tutto dipende da quello che essi provocano con le loro azioni, spesso improvvisando. Non ho mai avuto ben chiara la fine del romanzo se non fino all'ultimo. D'altronde il sottotitolo del libro è esplicativo in questo senso: Una vita senza copione. Non è solo Carmelo che campa alla giornata, è la storia tutta che va avanti fino a chiudersi magicamente, come se fosse essa stessa e non l'autore a decidere che è arrivato il momento di metterci il punto.

A questo punto direi che è fondamentale parlare degli attori: Carmelo, il protagonista.

Per descrivere Carmelo prendo a prestito le parole che Luciana Marchese ha pubblicato su Caivanopress: "Carmelo è un burbero, un disonesto, un disincantato, un uomo tutt'altro che integro, che vive improvvisando (da qui senza copione) e fa della necessità di sopravvivenza l'unico valore possibile, un personaggio negativo riabilitato e riscattato attraverso il suo grande amore per la giovane studentessa che lo arricchisce di una dolcezza inaudita, inaspettata, tirando fuori il lato più vero e più umano di lui, quello più commovente, quello in cui ciascuno di noi può riconoscersi al di là delle differenze caratteriali, sessuali e sociali: ricco-povero, buono-cattivo, leale-sleale, uomo-donna". Credo sia un'ottima descrizione del personaggio. Infatti Carmelo diventa un agnellino di fronte a Stella, perde tutte le proprie difese, tutto il cinismo che lo caratterizza. Tanto Carmelo è cattivo e menefreghista nei confronti della società tanto è servizievole e succube nei confronti della propria ragazza.

Quanto del regista c'è in Carmelo?

C'è molto di Carmelo in me, per esempio una certa ingenuità e la sfiducia nel genere umano. Ma anche la facile arrendevolezza nei confronti di situazioni negative e, di contro, l'entusiasmo da cui si fa prendere quando qualcosa gli riesce particolarmente bene. Carmelo è anche il mio alter ego, uno capace di fare cose che io, onestamente, non farei mai.

La spalla: Olmo.

Olmo è uno dei migliori amici di Carmelo, assieme a Teo. Mentre, però, Teo rappresenta il passato di Carmelo e la sua parte "illegale", Olmo rappresenta il presente di Carmelo e la sua parte "legale". Infatti Olmo è uno stuntman professionista, che si guadagna il proprio pane onestamente e che ha una paura enorme di trasgredire la Legge. La sola cosa che fa di "male" è fumarsi uno spinello di tanto in tanto, per il resto è un tipo tranquillo, che sopporta le sfuriate della fidanzata. È un ingenuo e non si rende conto che è proprio Carmelo a cercare di fregargli la sua preziosa Harley Davidson; per lui Carmelo è davvero il suo migliore amico. Ma Olmo fa anche da angelo custode di Carmelo, per esempio quando prova a evitare di raccomandarlo (per responsabilizzarlo) al regista Bob Kinski rendendosi irreperibile, e quando, in America, cerca, inutilmente, di tenerlo alla larga da Lotar, il suo ex agente, e di non farlo recitare nel film "di sicuro successo" che questi gli propone.

La femme fatale: Stella.

Stella è la ragazza di Carmelo, almeno così appare all'inizio. È, come asserisce Carmelo stesso, una cometa, io aggiungo, in questo caso, sfuggente, perché è sempre e comunque irraggiungibile, come ogni oggetto del desiderio deve essere. Sì, è una femme fatale, perché è per colpa sua (o grazie a lei, dipende dai punti di vista) che Carmelo decide di dare una svolta alla propria vita. Se Carmelo, infatti, non avesse scoperto la sua doppia vita ora non se ne starebbe scorrazzando in limousine traghettato da Olmo. È una femme fatale perché, come ho già sottolineato, ella ha un potere enorme su di lui, gli fa fare quello che vuole, e questo grazie alla sua bellezza inaudita. Stella si chiama così perché la sua luce abbacina la vista a Carmelo, che quindi smarrisce la propria strada e non si impegna nella propria carriera d’attore. Le "femmine" nel romanzo non sono mai delle figure totalmente positive: c'è la Signora mangia uomini che pensa solo a soddisfare i propri appetiti sessuali; c'è Angela, che se la prende continuamente col suo fidanzato Olmo e c'è Stella, che in realtà non è per nulla come appare.

La "produzione": come sei arrivato alla pubblicazione?

La Abus Edizioni, la casa editrice che ha pubblicato Filming Carmelo, è una realtà nuova, che ha cominciato la sua attività nello scorso maggio. Conosco l'editore da prima che aprisse la casa editrice e, quando l'ho saputo, ho sottoposto il romanzo alla sua attenzione. Mi disse di averlo letto in una giornata e che gli era piaciuto molto, soprattutto, era arrivato alla fine senza annoiarsi. Siccome lui era convinto della mia opera e io cercavo un editore onesto che non chiedesse il famigerato "contributo dell'autore", ho accettato di firmare il contratto. Ho già presentato il libro in quattro diverse occasioni, altre presentazioni sono previste a breve, perciò posso ritenermi soddisfatto dell'attenzione che l'editore ha riservato al mio libro.

Contenuti speciali: perchè leggere Filming Carmelo?

Filming Carmelo va letto soprattutto perché secondo me è un romanzo di agile lettura, veloce, divertente, ironico, pieno di trovate e di battute, con personaggi strampalati che vivono la vita facendo di ogni giorno un'avventura. Insomma che, volenti o nolenti, non si annoiano mai. Credo che chi leggerà "Filming" non si annoierà; esso è stato concepito per divertire e intrattenere il lettore, quindi mi aspetto che faccia il suo dovere fino in fondo. A proposito di contenuti speciali: nel romanzo il barbone che Carmelo incontra quando è in strada per ricattare l'attore Frank De Rosa dice a telefono: "Hello! I'm Mr. Mephistopheles and I'm looking for a taxi"; ebbene questa battuta la dice il leader di un famoso gruppo rock durante un concerto. Indovinate chi.

Immagina il trailer di Filming Carmelo.

C'è una scena in cui Carmelo si veste con degli stivaletti a punta e una camicia con le maniche a sbuffo; ebbene nel trailer mi immagino Carmelo vestito così; la telecamera inquadra gli stivaletti su un riff di chitarra rock e sale lentamente fino a inquadrare la sua faccia. Poi c'è uno stacco, Carmelo viene ripreso a figura intera; in quello stesso istante il riff di chitarra si conclude in dissolvenza assieme all'immagine di Carmelo vestito alla stregua di Elvis Presley.

Qual è la colonna sonora di Filming Carmelo?

Sicuramente una colonna sonora composta di pezzi rock, anche ska e punk, insomma canzoni che facciano casino, possibilmente italiane, se non altro perché si capisca il senso delle parole. Parole che dovrebbero commentare i continui sbalzi d'umore del protagonista. Magari qualche sottofondo soft alla Angelo Badalamenti (quello che ha firmato il tema portante di Twin Peaks) quando Carmelo pensa a Stella.

Perchè hai scelto un happy end che, onestamente, trovo un po' scontato e poco adatto a un romanzo che così si distacca dai soliti cliché?

Non credo che il finale sia un vero e proprio happy end; infatti quando Olmo tossisce perché non crede alle parole di Stella, Carmelo commenta: "Capisco cosa intende": Carmelo ha imparato la lezione, ma, come tutti gli innamorati persi, non può sottrarsi al magnetismo di Stella. In effetti è sempre lei che conduce il gioco, non lui. Perciò è un finale finto-buono, per certi versi inquietante, perché non sappiamo come andrà tra Stella e Carmelo. Carmelo corona il suo sogno di recitare in un film distribuito in tutto il mondo, ma recita in una parte ridotta al lumicino per dare spazio alla vera protagonista della pellicola, e soprattutto in un ruolo poco carino, tanto che egli stesso ammette che il pubblico non lo amerà per quel ruolo. Insomma ottiene il successo di riflesso, e questo è tutt'altro che un bene.

È previsto un sequel?

Volevo iniziarlo, ma inevitabilmente mi è venuta di raccontare un'altra storia. Perciò il mio prossimo romanzo avrà come protagonista un altro personaggio. Però la tentazione di scrivere un sequel di "Filming" è tanta, d'altronde il romanzo si conclude tutto sommato con un finale aperto; ho pensato anche a un prequel, che racconti la vita di Carmelo prima che cominciasse a recitare, in pratica la sua vita da delinquente. Ma ora è un'altra storia che ho in mente e l'unico modo che ho per liberarmene è scriverla.