“Propendiamo sempre per ciò che è vietato e desideriamo ciò che ci è negato”, così dichiarava Ovidio quando tentava di dare una descrizione dei comportamenti umani, forse che un poeta del suo tempo avesse già compreso che l’uomo, di qualunque estrazione sociale, credo religioso o ideologia potesse propendere verso quella parte di immoralità che risiede in alcuni individui? Oppure vi è solo una parte dell’essere umano che si svincola dalle convenzioni, un’infinitesimale parte esecrabile che merita assoluzione? Vi raccontiamo di quegli Uomini che prima di essere tali devono assurgere alla propria vocazione, coloro che indossato l’abito talare, devono espiare i peccati altrui e nello stesso tempo vivono dietro le sbarre del proprio credo, i preti. Può un abito vestire la moralità dell’uomo fino ad annullare se stesso? Parliamo di quei “crimini” che ogni giorno vengono compiuti nei confronti della morale, di quell’etica che sembra divenuta una parola astratta. È giusto che i preti abbiano una propria vita sessuale? E se di giusto non si può parlare, è etico che essi, trasgredito il loro giuramento di fede, assecondino l’istinto? Ne parliamo con il cronista Carmelo Abbate che per Piemme ha pubblicato l’inchiesta scandalo Sex and the Vatican – Viaggio segreto nel regno dei casti, per cercare di raccontare il lato più nascosto della Chiesa. Forse la Chiesa diventa un “Prometeo” che per beneficiare i suoi uomini, occulta la verità come parte più “prelibata” lasciando alle donne e ai loro figli soltanto i resti?

Cosa ti ha portato a concepire un’inchiesta di questo tipo?

“La genesi è questa: a giugno dell’anno scorso ho realizzato un’inchiesta per la rivista Panorama, svelando la vita nascosta del mondo sacerdotale romano. Ho raccontato a telecamera nascosta di incontri e festini, quando senza collarino e tonaca, i preti si dedicavano ad azioni che definirei non di vicariato. La Chiesa disse che era un caso isolato e che era ingiusta tale accusa… così sacrificarono tre peccatori quando in realtà erano molti di più. Non mi piaceva il messaggio che ci fossero nell’ambiente poche mele marce, perché la vita sessuale dei preti coinvolge moltissime persone. Bisognerebbe far sparire dalle parrocchie di tutto il mondo gran parte dei sacerdoti se si dovesse “eliminare” coloro che conducono questa seconda vita.”

Quanto è durato questo lavoro da infiltrato?

“A Roma un mese circa… poi a tratti sotto mentite spoglie per circa un anno cercando di convincere i preti a parlare.”

Si deve essere bravi attori per fare questo?

“No, forse bisogna credere in quello che si fa… non è stata la prima volta… la prima inchiesta che ho realizzato, ho impersonato un falso medico per indagare sulla malasanità, poi sono diventato clandestino per raccontare lo sfruttamento degli immigrati. E’ devastante vivere un’identità non tua… ti devi calare nei panni della persona che devi essere, bisogna stare molto attenti. Non mi piace in genere togliermi la maschera e svelarmi, in questo caso però ho provato in sede di riscontri. Ho contattato diversi preti dicendo in un secondo tempo dell’inchiesta ma ho trovato le porte chiuse.”

L’ordinaria follia dei preti è quella di avere una relazione nascosta?

“No, l’ordinaria follia è quella della Chiesa che pensa sia possibile limitare la sfera della sessualità. I preti sono vittime prima di essere aguzzini, non parlo ovviamente di abuso o pedofilia. I preti vivono una vita castrante che porta con il tempo degrado spirituale e sociale.”

Un’inchiesta che non ha limiti geografici ma dovrebbe avere dei limiti morali…

“Sono temi epocali quelli che tratto ed è un bene affrontarli, il problema esiste e si ingigantisce se si tiene la testa sotto la sabbia.”

Quando Papa Benedetto XVI visita il Brasile nel 2007 i cattolici sono il 64%, alla luce di questi fatti pensi che andranno a diminuire?

“In tutti i paesi diminuiscono… in Francia per esempio, prima un prete era responsabile di una sola parrocchia, ora si divide in tre o quattro. Questo porta a creare un rapporto impersonale tra prete e persone. Lo stesso calo si è avuto negli Stati Uniti, in Irlanda, il paese europeo più cattolico. In questo ultimo caso dopo gli scandali sessuali è stata data dispensa ai preti sposati di entrare nella Chiesa cattolica da Papa Benedetto XVI, proprio per sopperire a tale mancanza.”

Cosa allontana le persone dalla Chiesa?

“La Chiesa si è chiusa nel suo vecchio castello che perde un mattone alla volta piuttosto che scendere in strada e respirare la società di oggi. Scarta i divorziati, tratta i gay come depravati, la doppia morale è quella che denuncio nel mio volume.”

Nella nostra rubrica si parla di crimini, è un crimine non rispettare le regole della Chiesa?

“Dal punto di vista canonico non saprei… da cronista vi dico che è un modo di sopravvivere.

Ho intervistato una suora irlandese che faceva la missionaria in Africa, mi raccontava di certi sogni sessuali che la turbavano. Questa suora ha poi trovato un compagno e ora è più serena. E’ una suora migliore.”

A chi si votano i fedeli se per primi i membri della Chiesa hanno una doppia morale?

“La Chiesa non è solo una gerarchia sorda e cieca, è fatta anche di sacerdoti, che pur con una vita sessuale nascosta, si danno l’anima per aiutare qualcuno. Una teologa cattolica parla di scisma della Chiesa, di un’entità distaccata dalla comunità dei preti.”

Sei deluso dalle tue scoperte?

“Non ho fiducia nella Chiesa cattolica, però se tutto ciò avviene a casa propria tra adulti e consenzienti, ben venga. Preferisco persone preti che hanno una spalla su cui piangere.”

Chi si dovrebbe far carico dei “crimini morali”?

“Penso dovrebbe essere la Chiesa e intendo Chiesa come gerarchia, quella cieca che fa finta di non vedere e in nome dell’istituzione sacrifica l’essere umano.”

Nel volume si cita il caso di New York in cui preti malati di HIV sono stati lasciati morire di fame per timore di contagio… anche la paura può trasformarsi in crimine allora?

“Certo, la paura può portare a commettere crimini, quando si risolve in un blocco, in un non adempiere a certi atti indispensabili per la sopravvivenza altrui come è stato in questo caso.”

Nel tuo libro dichiari che non vuoi porgere le scuse a nessuno, chi dovrebbe farlo allora alla luce di quello che racconti?

“Cito dal volume: “Non ho intenzione di porgere scusa per nessuno. Nemmeno ai sacerdoti che ho raggirato. I sentimenti che provo alla fine di questo lungo cammino li tengo per me e per la mia inquieta coscienza. Resto in silenzio. Il silenzio delle migliaia di preti che soffrono, che si flagellano, che sentono la parrocchia come una prigione. Neppure troppo dorata. Il silenzio delle suore usate, abusate, ignorate. Il silenzio delle donne che vivono nell’oscurità, che aspettano, che sognano. Che hanno visto le loro vite sciogliersi e si addossano colpe che non hanno. Il silenzio di quei bambini che chiedono: mamma perché tutti hanno un papà, io no. Il silenzio dei gay, delle lesbiche, degli emarginati per le loro inclinazioni sessuali. Il silenzio dei divorziati e di coloro che sentono calpestata la propria dignità di credenti. Il silenzio dei Vescovi, dei Cardinali e di tutti quelli che hanno portato il proprio mattone per costruire muri di segretezza, di omertà. Il silenzio di Papa Giovanni II, del Cardinale Joseph Ratzinger, di Papa Benedetto XVI e di quelli che nei secoli li hanno preceduti.”