Louis Cha, meglio conosciuto con il nome d’arte di Jin Yong, è senza dubbio il più famoso autore cinese di wuxia xiaoshuo, ossia di romanzi di arti marziali, scritti a partire dagli anni cinquanta e, nonostante fossero etichettati dalla censura maoista come retaggio delle superstizioni del passato, popolarissimi sia presso i cinesi in esilio che in versioni pirata circolanti soprattutto dagli anni novanta in poi. Celeberrimo in patria e presso i milioni di cinesi emigrati in tutto il mondo sia come scrittore che ispiratore di numerosi film di Hong Kong e della terra ferma, Jin è pressocché sconosciuto nel nostro paese. Coraggiosa e nello stesso tempo doverosa dunque la mirabile iniziativa della casa editrice Pisani, da sempre attenta al panorama cinese letterario e non, che ha da pochi mesi deciso di pubblicare uno dei pochi romanzi autoconclusivi di Jin, Volpe Volante della Montagna Innevata. Caratteristica essenziale dei wuxia xiaoshuo, infatti, è quella di essere delle vere e proprie saghe che si sviluppano nel corso di più volumi, decantando le gesta di numerosi eroi ed eroine, solitamente spadaccini, monaci buddhisti, agopuntori e belle fanciulle, tutti accomunati da una grande maestria nelle arti marziali. Benché uno dei suoi romanzi più brevi, Volpe Volante presenta tuttavia gli elementi principali che contraddistinguono il genere del wuxia xiaoshuo, imperniato sul concetto di “jiang hu”, che letteralmente vuol dire “fiumi e laghi” ma che in realtà rimanda a un universo del passato mitico cinese, un’epoca in cui l’arte marziale costituiva l’elemento prominente della filosofia di vita degli eroi e delle eroine, così come dei loro acerrimi nemici. Il jiang hu designa il mondo delle arti marziali, sorta di universo parallelo a quello dei contadini e della gente comune e votato unicamente agli ideali di onore e rispetto, perseguiti spesso attraverso i combattimenti e la vendetta e intrecciati a vicende amorose, lotte e intrighi di potere, nonché un doveroso abbandono del mondo per acquisire maggiore abilità e saggezza nel campo delle arti marziali.

Quali sono le caratteristiche tipiche del genere riscontrabili in Volpe Volante? Innanzitutto, la definizione dei personaggi, che hanno tutti diversi nomi particolarmente elaborati e ridondanti, come ad esempio “Il Buddha dal Volto d’Oro”, che è anche detto “L’Invincibile Sotto il Cielo” e che risponde anche al nome di Miao Renfeng; una trama sottesa a ritardare l’ingresso del protagonista nella storia attraverso una serie di espedienti narrativi che ne ritardano l’apparizione, soprattutto grazie all’elaborata narrazione di vicende compiuta da più personaggi allo scopo di rivelare alcuni segreti e verità e nello stesso tempo screditare le versioni appena esposte dagli altri. La stessa vicenda viene ripetuta più volte, con un gusto per la reiterazione tipicamente cinese, con alcune modifiche sostanziali, che svelano a poco a poco il vero volto del passato e dell’identità dei presenti. Tutto concorre a rafforzare il mistero attorno alla figura della Volpe Volante del titolo e nello stesso tempo a leggittimarne l’apparizione, che avrà per forza di cose un che di leggendario. La storia in sé, se sottratta delle trame parallele che prevedono intrighi di potere all’ombra del Re Ribelle Li Zicheng, poi rovesciato dal primo imperatore della dinastia Qing, potrebbe semplicemente sembrare quella di un campione di arti marziali, Hu Fei, deciso a vendicare la morte dei genitori ai danni dell’acerrimo nemico Miao Renfeng, ma in realtà tutto riconduce a un disegno di vendette plurigenerazionali basate sull’equivoco e sulla fedeltà assoluta al Re Ribelle, idolatrato come unico re leggittimo di fronte alla “barbarie” dei mancesi Qing. Poco importa, forse, che attorno al Re Ribelle si accumuli un tesoro che scatena l’avidità dei discendenti dei suoi quattro seguaci, perché ciò che conta veramente alla fine è la purezza che regna nel cuore di combatte, che saprà cancellare la macchia della colpa e l’assurdità della vendetta paradossalmente proprio grazie al combattimento e allo scontro con l’altro.

Piccolo capolavoro di letteratura popolare, Volpe Volante della Montagna Innevata può forse annoiare il gusto occidentale, abituato ai ritmi frenetici della fantascienza o all’eroismo magico del fantasy, ma rappresenta senza dubbio un complemento fondamentale per chi s’interessa di cinema wuxia pian, poiché dona le giuste coordinate letterarie e concettuali su cui si fonda in gran parte il rinnovamento in chiave fantastica e/o eroica nel cinema soprattutto hongkonghese ma anche della Cina. Tsui Hark, forse fra i registi dell’ex colonia britannica che ha più degli altri attinto in modo originale dall’universo di Jin Yong, dona una sua visione personale del jiang hu e degli eroi dello scrittore rivisitando ad esempio il personaggio di Asia the Invincible, presente nel libro The Proud Smiling Wanderer nel secondo e terzo capitolo di Swordsman. Ma anche Zhang Yimou, che dona il suo particolare omaggio all’universo dei wuxia xiaoshuo con il dittico Hero e La Foresta dei Pugnali Volanti, sfoggia il gusto della narrazione reiterata nelle varie versioni modificate che Senza Nome dona all’imperatore sullo svolgersi dei fatti. In ogni caso, senza dubbio un libro del genere potrà attirare semplicemente anche i lettori curiosi e decisi a scoprire un aspetto della letteratura cinese finora rimasto sommerso nel nostro paese, e che Pisani ha meritatamente posto sotto i riflettori grazie a questa pubblicazione. Da segnalare, infine, la postfazione del traduttore, utilissimo e preciso strumento di lavoro per chi vuole saperne di più sul genere letterario del wuxia xiao shuo e su Jin Yong.