Capita spesso, soprattutto di fronte alla lettura di autori avvincenti come Lee Child, di soffermarsi a immaginare quale sia il viso del loro protagonista. Jack Reacher, ex maggiore della Polizia Militare, drifter, vagabondo, nel senso più romantico della parola è l’epitome dell’eroe suo malgrado. Una sorta di hobo di Woody Guthrie inserito in un’epica noir che ha legami con Jim Thompson quanto con Sam Peckinpah. L’uomo sbagliato al posto sbagliato. O forse il contrario. L’uomo giusto che, malgrado cerchi di evitare guai, finisce nel posto giusto al momento giusto. Per la soddisfazione del lettore quanto per la salvezza delle persone che incontra. Soprattutto le donne. Un duro romantico, di quelli che non si perdono in parole ma che hanno un vissuto familiare, professionale e familiare che emerge a tratti, senza troppo eclatanti rivelazioni, libro dopo libro, tracciando la sagoma di un personaggio che il lettore ama ritrovare. Io ho sempre immaginato Reacher un po’ con la faccia di James Caan quand’era giovane perché il personaggio e le sue vicende mi ricordavano una felice stagione cinematografica del thriller d’azione americano. In tempi recenti me lo sono figurato con la grinta di Ed Harris. Grande e grosso, ma con l’espressione buona anche se attraversata da sprazzi d’ombra. Provate un po’ a cercare sulla Rete e guardate il viso di Lee Child sul suo sito www.Leechild.com e chiedetevi se, anche in questo caso, non vi sia un’identificazione tra autore e personaggio. Magari potrete rendervene conto voi stessi, considerato che Child sarà in itala dal 20 al 23 giugno e sicuramente almeno in qualche trasmissione televisiva lo vedrete.

A prova di Killer è una storia solo apparentemente semplice. Per evitare ogni fraintendimento cita apertamente Al centro del mirino e Il giorno dello Sciacallo, ma non è una vicenda di presidenti e assassini. È, come sempre, un tassello della vita di Jack Reacher. Incaricato da una ex fiamma del fratello defunto (con il quale però aveva avuto non ben chiariti dissapori) Reacher si lascia coinvolgere in uno strano gioco. Scoprire se sia possibile uccidere il vicepresidente degli Stati Uniti. E così con un’energica (ma insospettabilmente intrigante collega) Jack accetta il lavoro e rivela le falle del sistema di sicurezza. Ma lui già lo sa qual è il vero problema. Qualcuno vuol veramente uccidere il vicepresidente. E a lui toccherà stanarlo. Forse lo spunto potrà sembrarvi già sfruttato ma è la conduzione della vicenda, in effetti Reacher stesso e i suoi rapporti non facili con le coprotagoniste, che elevano questa nuova avventura da semplice “episodio” a ottimo thriller dedicato a un pubblico non solo maschile come si vorrebbe per le storie d’azione. C’è violenza, c’è sangue nelle storie di Reacher, ma anche molto sentimento, molte complessità che potranno interessare anche un pubblico femminile. In realtà A prova di killer entra semplicemente nella categoria dei solidi romanzi che se ne fregano del sesso dei lettori e delle mode. Il fenomeno Child, basti dare un’occhiata superficiale al sito, non si limita a Inghilterra e Stati Uniti. In Oriente e in altri paesi è da anni un pilastro della narrativa d’intrattenimento. Ed è giusto che lo sia diventato anche da noi, volume dopo volume, rifiutandosi di scegliere scorciatoie alla moda ma limitandosi a raccontare storie avvincenti senza rinunciare a suggerire livelli più profondi nei rapporti dei personaggi. Ma anche qui, e questa è la dote che ammiro di più nell’autore, tutto s’inserisce in maniera uniforme nella storia. La violenza c’è, ma è uno scoppio veloce, necessario allo svolgersi della trama, efficace nella descrizione ma non invasiva. Al tempo stesso tutto il “sottofondo” psicologico dei personaggi è sempre presente, funzionale ma non urlato. Proprio come il carattere di Reacher stesso che a volte sembra persino schivo,convinto di dover difendere il suo io più profondo che si coglie da frasi, sguardi e azioni. Come dev’essere per un vero eroe.