"Esiste un’analogia teorica fra la matematica e la criminologia. …in entrambi i casi, facciamo delle congetture. Ma quando lei formula una congettura sul mondo reale, introduce, senza poterlo evitare, un elemento di attività irreversibile, che non smetterà mai di avere delle conseguenze. Quando guarda da una parte smette di guardare dall’altra, quando percorre una strada possibile, la percorre in un tempo reale e dopo può esser tardi per tentarne qualsiasi altra".

Oxford, aprile 1993. Un’anziana signora assassinata. Un biglietto: “Il primo della serie”, in calce l’indirizzo e l’ora, come si trattasse di un appuntamento. Un particolare inquietante: un cerchio piccolo e perfetto, di colore nero, forse il primo di una serie logica…

Sul luogo del delitto, si incontrano un giovane studente argentino, appena laureato in matematica,e uno dei massimi esperti di logica, Arthur Seldom, una leggenda vivente. Nel giro di qualche giorno, l’inizio del soggiorno di studio si trasforma, per il ragazzo sudamericano, in una corsa contro il tempo e in una sfida contro l’assassino: questi, infatti, continua a colpire, con macabra precisione e leggerezza inaudita, seminando indizi lievi e incomprensibili, a meno che non si ricorra alla matematica. Gli omicidi impercettibili, infatti, affiancati uno di seguito all’altro, costituiscono i termini di una serie logica, che conduce sempre più lontano e indietro, fino ai simboli magici della scuola pitagorica.

Sullo sfondo, l’incontro-scontro tra il giovane allievo e il matematico affermato: l’entusiasmo di fronte all’esperienza, il trasporto latino al cospetto della pacatezza anglosassone. In fondo, come denominatore comune, quello che attrae entrambi, nella matematica, è "il tipo di verità che racchiudono i teoremi: atemporale, immortale, sufficiente a se stessa e allo stesso tempo inoffensiva".

Guillermo Martinez, laureato in matematica e forte di uno soggiorno a Oxford, in questo suo La serie di Oxford ci regala una storia avvincente ed emozionante, nella quale si muovono con naturalezza le ombre di matematici come Gödel (con il principio di incompletezza) e Fermat (con la congettura dimostrata da Wiles), senza mai dimenticare che "il delitto perfetto non è quello che resta irrisolto, ma quello che si risolve con l’arresto di un innocente".