Michael Connelly è uno dei massimi interpreti mondiali del thriller poliziesco; considerata la sua precedente attività (cronista di nera al L.A. Times) è forse da considerare anche il più autorevole creatore di storie ambientate nel mondo delle forze di polizia californiane. I suoi libri sono autentiche simulazioni di indagini, e il lettore viene portato per mano - tramite l’operato dell’ispettore Harry Bosch -  negli oscuri intrecci delle vicende, come se fosse egli stesso una sorta di poliziotto virtuale.

Massima attenzione al realismo narrativo, estrema professionalità, cura dei particolari. Questo è Michael Connelly, al quale si può forse rimproverare (soltanto dopo aver letto molti dei suoi libri) un’incapacità di modificare un meccanismo di scrittura che col tempo tende ad essere un po’ ripetitivo.

La bionda di cemento è il terzo romanzo della splendida saga dell’Ispettore Harry Bosch, e segue il capostipite La memoria del topo (più che buono)  e il discreto Ghiaccio nero.

Ripubblicato questo mese da Piemme nella fortunata ed economica collana Maestri del thriller, il romanzo presenta una trama accattivante:

Il Bambolaio era un killer che sceglieva le sue vittime nei quartieri malfamati di Los Angeles, le strangolava e le truccava come fossero bambole sorridenti. La polizia aveva per lungo tempo cercato di catturarlo, alla fine Bosch se l'era trovato di fronte e l’aveva ucciso. Quattro anni dopo, Bosch si trova in un'aula di tribunale in un ruolo per lui insolito: quello dell'accusato nel processo per omicidio intentatogli dalla vedova. Ma quando viene informato del ritrovamento di un nuovo cadavere, quello di una bionda sepolta sotto una colata di cemento e truccata come le undici vittime del Bambolaio, non può non chiedersi se l'uomo che ha ucciso non fosse innocente.

E’ proprio con questo libro che la saga di Bosch decolla verso vette di assoluto valore, varcando il genere letterario entro il quale troppo spesso si confinano gli autori americani. La bionda di cemento è un grande thriller e un ottimo romanzo giudiziario nel contempo, ma è anche uno splendido e attuale romanzo drammatico con tanti piccoli messaggi sui valori della vita, sulle distorsioni umane della società contemporanea, sull'importanza del dialogo nei rapporti di coppia, sul duro lavoro di chi la legge la deve far rispettare senza diventare preda dell'orrore che lo circonda ogni giorno. Un Connelly dunque in forma straordinaria, che compie un deciso salto di qualità rispetto ai primi due romanzi, aggiungendo alla perfezione stilistica e costruttiva tanta qualità artistica nella definizione dei personaggi (veramente eccellenti) e qualche pennellata di sentimento non mieloso.

Tensione, colpi di scena sottili e intelligenti, emozioni varie disegnate dal maestro californiano sulla tela di una storia cruda, assolutamente verosimile, cinica come la vita di una grande metropoli americana.

Sull’onda di una storia che vaga fra i tribunali e le scene dei delitti, Connelly chiude magistralmente una vicenda iniziata nel primo La memoria del topo, romanzo che va assolutamente letto prima di questo per potersi gustare ogni riferimento e il finale rivelatore.

Un romanzo che, se vissuto col giusto spirito, non si dimentica presto, anche per la storia di cuore fra Bosch e Sylvia, sempre in bilico fra la dolcezza dell'intimità e la malinconia della solitudine.

L'amara vicenda di La bionda di cemento lascia un suo epitaffio celebrativo sulla violenta città californiana: il cupo "Il cuore nero non batte mai solo." Che può avere tanti significati, per chi sa cos'è il Nero... per chi sa di avere ancora un Cuore.