Michael Marshall Smith, autore di riusciti romanzi di fantascienza come l’acclamato Ricambi e Uno di noi, cambia genere narrativo e lascia da parte il secondo cognome per cimentarsi in un thriller-noir ambiziosissimo e complesso che narra una storia ad alta gradazione sanguinolenta. Il suo è un modo molto particolare di raccontare, che sorprende piacevolmente per l'arguzia di certe riflessioni inserite spesso e volentieri nell'intreccio della storia. Marshall fa parte di quella schiera di scrittori che amano "parlare" parecchio, e anche se a tratti questa caratteristica rallenta un po’ le scene più tese, di certo restano apprezzabili le sue intenzioni di spessorare il romanzo. La trama di Uomini di paglia si snoda su tre diversi versanti, in varie località degli Stati Uniti, e intreccia la misteriosa sparizione di giovani ragazze ad opera di un serial killer, una serie di stragi in luoghi pubblici e la morte misteriosa dei genitori del protagonista.Per raccontare questa storia complessa e variegata Marshall si avvale di un metodo di scrittura particolare: una prima persona narrante e altre parti scritte con due diverse terze persone.Il risultato è molto buono, anche se non raggiunge le vette di lirismo e mistero assoluto del grande scrittore irlandese John Connolly, al quale per molti versi quest’opera di Marshall si può equiparare. Accennato alla stupefacente inventiva, detto di un finale che lascia intendere un qualcosa di inquietante e assolutamente attuale (oltre che di una evidente voglia di sequel, che segnaliamo già uscito in UK e USA), detto infine di un indubitabile carisma romanzesco che fa sì che la voglia di continuare la lettura sia presente fino all’ultima pagina, passiamo al reparto difetti, che pur non minando il complessivo giudizio positivo fa abbassare leggermente la valutazione: la storia presenta alcune forzature, e alla fine non ci pare che tutto possa essere definito chiaro. Rimane una nube di incertezza sulle motivazioni e gli sviluppi della vicenda, che probabilmente non può essere dipanata perchè l'autore ha giocato molto (troppo?) con gli scenari multipli. Poi forse c'è qualche sparatoria di troppo, con le solite scene da film americano, anche se va detto che Marshall dimostra di non voler per forza far sorridere i buoni. Infine qualche coincidenza troppo sospetta. Ma il tutto si sopporta bene, perché quel che conta è che l’autore sa portare con indubbia bravura il lettore nel buio dell’animo umano più perfido e megalomane. Personaggi buoni e piuttosto ben delineati, anche se nessuno pare aver l’impronta dell’immortalità. Bel romanzo, forse non il miglior thriller in assoluto fra quelli usciti quest'anno ma di certo fra i primissimi. Un autore che potenzialmente è da top five, e che va seguito con estrema attenzione