“L’ufficio di Jerry Vincent era grande, lussuoso e vuoto. Mi guardai attorno finché non mi ritrovai a fissare un grosso pesce di colore verde brillante appeso al muro, sopra una credenza di legno scuro accanto alla porta da cui ero entrato. Il suo corpo descriveva un arco, come se si fosse congelato nel momento stesso in cui era saltato fuori dall’acqua. La bocca aperta era così ampia che avrei potuto infilarci il pugno. Sotto il pesce c’era una targa d’ottone. Diceva: se avessi tenuto la bocca chiusa adesso non sarei qui. “Parole sante” pensai. La maggioranza degli imputati finisce in prigione perché non sta in silenzio; in pochi se la cavano parlando. Il miglior consiglio che abbia mai dato a un cliente è stato proprio quello di tenere la bocca chiusa. Di non discutere del caso con nessuno, neppure con la moglie. Di tenere per sé le proprie opinioni, rimandando la battaglia a un altro giorno”.

Questo brano è tratto dalle prime pagine de La lista di Michael Connelly, quando, dopo l’assassinio di Jerry Vincent, il giudice Holder nomina suo sostituto Mickey Haller e questi comincia ad appropriarsi dell’ufficio del defunto, dei suoi documenti ma soprattutto dei suoi clienti. Tra questi Walter Elliot, riccone di Hollywood e celebre produttore, è il più prestigioso: Haller lo dovrà difendere dall’accusa di aver ucciso la moglie e l'amante di lei.

Parte così un thriller – più legal che procedural – che porterà l’avvocato sulla strada del detective Harry Bosch e proprio l’incontro dei due personaggi più famosi creati da Connelly, Harry Bosch e Mickey Haller, rende il libro succulento e interessante.

Dopo il successo del best-seller La città buia, anch’esso edito da Piemme, La lista – che, ricordiamo, ha ottenuto in Italia il riconoscimento del premio Chandler Award assegnato al Courmayeur Noir Festival - si contraddistingue per la precisione di cui lo scrittore nato a Philadelphia, in Pennsylvania, ed appassionato di Raymond Chandler, ha già dato prova e che trapelano dalla struttura e dalla tenuta del romanzo. Del resto questo scrittore che prende con metodo il suo lavoro, come lui stesso ha dichiarato: «Scrivo di mattina, nel pomeriggio mi occupo di altri aspetti del mio lavoro, poi mi piace riprendere la scrittura di notte. Nei fine settimana cerco di lavorare un po’ di mattina, e mi prendo il resto della giornata libera».