Ispirato al romanzo Eagle Shooting Heroes di Jin Yong e da molti considerato (probabilmente a ragione) il capolavoro di Wong, Ashes of Time è un wuxiapian che nega se stesso: spadaccini stanchi, ciechi o in declino si scontrano in pochi combattimenti, filmicamente illeggibili (e visivamente caotici), solo per ribadire l’inutilità del combattimento di fronte ai propri spettri interiori. Primo fra tutti, la memoria, vero leitmotif dell’universo Wong Kar-Wai (o wkw, come ultimamente il regista ama firmarsi).

In una trama labirintica, dove ogni personaggio sembra essere il riflesso o il rovescio dell’altro (basti pensare a Brigitte Lin-Yin/Yang, ora donna ora uomo, ora amore lacerante, ora vendetta) emergono i due amici/rivali Ouyan Feng detto “Xidu” e Huang Yaoshi, detto “Dong Xie”, nonché la donna amata dal primo (ma forse anche dal secondo), Peach Blossom, che ha lasciato Xidu sposandone il fratello e spezzandogli così il cuore. Prima di morire, la donna donerà a Dong Xie una giara d’acqua destinata a Xidu, dicendogli che ha il potere di lavar via la memoria. In realtà, come i due uomini capiranno alla fine delle loro peripezie, nulla ha il potere di cancellare la memoria se non il ricordo, e l’unico modo per dimenticare veramente qualcosa o qualcuno è ricordarlo fino in fondo e fino alla fine, come se si andasse incontro alla morte. Perché ricordare - e non dimenticare - è andare verso la morte, con i fiori di pesco nel cuore.

Vittima di una lavorazione estenuante, oltreché di un clamoroso insuccesso di pubblico, che gli preferì il più “frivolo” e leggero Hong Kong Express, girato con poche ambizioni e quasi in contemporanea, Ashes of Time è in realtà una summa della poetica sulla memoria del regista (molto prima delle virate troubadoriche di In the Mood for Love o della disperazione lenta ed erotica di 2046) e insieme un omaggio particolarissimo e insolito al genere del wuxiapian, popolarissimo a Hong Kong e fiorente nel cinema locale almeno fino al declino post-97 (anche se riportato in auge e in forma splendente in Cina grazie a Zhang Yimou).

Tra gli attori, oltre al grandissimo e compianto Leslie Cheung, una menzione d’onore spetta all’androgina Brigitte Lin, diva divina ormai ritiratasi dalle scene ma oggetto di culto tra i fan accaniti del genere, qui ritratta in una delle sue interpretazioni più intense come spadaccina/o disperata/o in cerca  di sconfitta e in lotta perenne con la propria immagine riflessa nell’acqua.

Attualmente non disponibile in Italia, il film può essere recuperato su www.global.yesasia.com, oltreché nei megastore di Hong Kong (per esempio HMV).