Katia Tenti è nata a Bolzano, dove vive ed è dirigente della Pubblica Amministrazione. Ha dedicato gran parte dei suoi studi all’approfondimento dei fenomeni di devianza sociale. Per diversi anni ha svolto la sua attività professionale nell’ambito dell’organizzazione dei servizi sociali. Ovunque tu vada è il suo primo romanzo.

(biografia tratta da http://www.marsilioeditori.it/autori/scheda-autore/4501/katia-tenti)

«Ovunque tu vada» si compone di  storie ispirate a vicende di cronaca nera avvenute in Alto-Adige.  Una donna uccisa dallo stalker; un prete che abusa di una minorenne, la vicenda dell'edicolante di Bressanone Enrico Costa per il quale è stato condannato l'avvocato Alexander Dander. Molti autori si ispirano a vicende di cronaca per poi trasformarle nella fiction. L'operazione che ha fatto lei mi sembra si attenga a una maggiore aderenza al contenuto degli atti giudiziari. E' così?

Il mio romanzo prende  spunto dai fatti di cronaca da lei citati, ma che,

salvo per alcuni elementi, sono reinterpretati, intrecciati tra loro e

ricollocati temporalmente  in modo completamente libero, frutto della mia

fantasia anche con lo scopo di astrarli dal loro contesto originale.

Ho comunque svolto un lavoro piuttosto accurato di analisi degli atti e di

raccolta di testimonianze  per rendere al meglio gli aspetti emozionali di

alcuni personaggi.

La provincia italiana costituisce un terreno favorevole alla nascita di storie nere?

Credo che il mondo intero sia una fucina di storie nere, nerissime,

purtroppo.

In un'intervista a un quotidiano altoatesino lei ha detto che il suo romanzo ha trovato un editore perché “in Italia non sono molte le donne che scrivono gialli”. Secondo lei, sono poche le donne che scrivono o sono poche quelle che riescono a pubblicare?

Immagino che  l'editore abbia trovato la mia opera interessante a prescindere.

Il fatto di essere una donna penso sia stato un elemento di interesse in piú, almeno cosí mi é stato detto.

Secondo lei, limitandosi alla novela nigra,  la scrittura al femminile ha caratteri distintivi nello stile, nella scelta dei soggetti, nella descrizione dei personaggi, nel ritmo della narrazione, rispetto a quella al maschile?

Non ho conoscenza approfondita al punto da poter esprimere un giudizio in questo senso. Piuttosto credo che lo stile, la scelta di contesti o personaggi e del ritmo siano elementi che appartengono al singolo autore, a prescindere dal genere.

Forse, nell'ambito delle mie esperienze di lettura del genere, la scrittura maschile rispetto a quella femminile può caratterizzarsi di più circa l'azione e l'avventura e quella femminile su emozione e passione.

Di fatto, ad oggi il giallo italiano è connotato al maschile. Potrebbe cambiare qualcosa nel mondo del giallo/noir con l'apporto numericamente più significativo di scrittrici?

Le donne tendenzialmente sono piú impegnate degli uomini su vari fronti. La letteratura gialla/noir richiede un lavoro specifico e particolare e non sempre é possibile per una donna conciliare tutto.

Non so se può cambiare qualcosa in tal senso, di certo mi piacerebbe che accadesse e che tante altre scrittrici potessero emergere ed essere valorizzate come meriterebbero.

Buona fortuna a lei e a «Ovunque tu vada».

Grazie!