Torna in libreria Laura Vignali con un'antologia di 14 racconti che, come una prescrizione – il marito d'altronde è un medico curante – vanno letti prima di pranzo e prima di cena, perché alla fine di ogni racconto ci viene rivelata una ricetta di cucina. Ecco svelato quindi il perché dei 14 racconti: sono due per ogni giorno della settimana, uno per pranzo e uno per cena!

Le storie sono quasi tutte ambientate nella provincia di Pistoia, provincia dalla quale questa scrittrice attinge a piene mani, non solo usando la città o i paesi limitrofi come scenografie ideali per le sue trame, ma rielaborando in maniera personalissima gli odori, i chiaroscuri, i vicoli, le persone, i sapori che le appartengono.

Lo stile di questa scrittrice è scanzonato, divertente, ironico, ma non vi lasciate fuorviare dall'apparente semplicità della lettura: le storie sono ben costruite, i personaggi sono psicologicamente attendibili e le trame sono infarcite di espressioni e modi di dire che rendono i racconti esilaranti. Non poche sono le piccole trovate letterarie che Laura Vignali dissemina lungo i racconti, come nell'incipit del primo, il Pranzo del lunedì, dove il professore ormai anziano, disabile e in pensione è "comodamente" seduto su una sedia a rotelle, oppure dove Nora Helmer nel Pranzo del martedì, fa parte della compagnia teatrale degli "Esaltati" o dove ancora, nella Cena del mercoledì si menziona una prestigiosa casa editrice dall'evocativo nome "La Patacca". Ma basta così. Ad ogni lettore il compito di trovarne altre e, se molto attento, di scoprire magari il personaggio reale che si cela dietro ai personaggi. Sì, perché questa scrittrice dalla penna facile, trasforma gli amici, i colleghi, i conoscenti... in vittime e assassini dei suoi romanzi.

Altra sua caratteristica inconfondibile è quella di uccidere con la semplicità con cui si mette a bollire l'acqua per il tè o per la pasta, visto il tema delle ricette.

L'assassino è scevro da sentimenti di rimorso o da inutili senzi di colpa. Fa quello che deve con assoluta lucidità. Le sue azioni ricordano un po' la famosa frase di Jessica Rabbit «Io non sono cattiva, è che mi disegnano così». È quello che accade anche ai personaggi di questi racconti. Gli assassini, prevalentemente femminili, hanno la nostra simpatia e il nostro incondizionato appoggio, le vittime invece si sono meritate la loro sorte. In qualità di vecchi professori torturatori (chi non ne ha avuto uno!!!), o genitori despoti che ci privano della libertà di scegliere, o nel caso di un'attrice con problemi di memoria sul viale del tramonto (è proprio il caso di dirlo), o di mariti e amanti che non corrispondono più al nostro ideale di amore o di vita che desideriamo avere, o nel caso di un'amica (amica?!?) che ci ha rubato l'amore e il futuro, o l'antipatico scrittore concorrente che ci priva della fama e delle attenzioni che meritiamo, o nel caso di un'amante che vuole il ruolo che ha quella santa donna di nostra moglie che ci sopporta da più di quarant'anni, o nel caso ancora di un'insegnante razzista con una classe di bambini di tante nazionalità diverse, come accade spesso oggi, o nel caso di due padroni intransigenti che mal sopportano l'esuberanza del cucciolo di cane o nelle vesti di un vecchio fidanzato che ci nega un aiuto provvidenziale, ma che non si fa remore ad accettare il nostro invito a cena e, per di più, ad allungare le mani... solo per citarne alcuni.

Nei libri di Laura Vignali le punizioni sono esemplari e assolute. Chi sbaglia paga, non si torna indietro... e per una volta, che fortuna!