Flora, un'attempata e opulenta signorina ha degli enormi problemi finanziari: entro una settimana dovrà restituire alla banca un prestito di trenta mila euro. Se non lo farà, perderà la sua amata Pensione Tripoli che per lei non è solo un luogo di lavoro, ma anche la casa avita, il suo mondo di ricordi e di abitudini.

Il problema del denaro fornisce il pretesto all'autrice per dar fondo alla sua sfrenata fantasia, per creare un universo irrazionale e assurdo dove tutto è possibile o, se non proprio possibile, altamente probabile.

Dà il pretesto, dicevamo, per una sana ironia e per un umorismo simpatico e dissacrante.

L'attenzione infatti si concentra sui personaggi che si muovono all'interno della Pensione Tripoli e nelle sue immediate vicinanze, nel presente ma anche risalendo di qualche generazione includendo persone, cose, animali e soprattutto un improbabile “nume tutelare” della casa.

Fin dall'inizio ci imbattiamo in Sibilla, la vecchia cagnolina pechinese sofferente per l'artrite ma che ha doti medianiche e sensitive e che assurge al ruolo di coprotagonista, insieme a Flora, dell'intero romanzo. Lentamente poi scopriamo tutti gli strani personaggi che popolano questo universo, i dipendenti considerati dalla proprietaria alla stregua di familiari come la cuoca, sua figlia e lo studente stagionale; i pensionanti di vecchia data che ormai si possono considerare amici intimi, come Giovanna alle prese con un ex marito piuttosto impegnativo che si è rifugiata da Flora insieme ai due figli; la sorella suora che abita nel convento vicino e tutti i villeggianti – da vecchie coppie sovrappeso a singolari professoresse in cerca di avventure a bei tenebrosi stranieri che arrivano quasi per caso – tutti che condividono gli spazi e i pettegolezzi della Pensione Tripoli

Insomma, Flora deve trovare i soldi in tutti i modi per salvare la sua casa. In fondo chi può vantare tra gli ospiti gloriosi del passato addirittura il Vate, Gabriele D'Annunzio che ha lasciato tanto di quadro con autografo che impreziosisce la sala da pranzo?

E così una vecchia leggenda famigliare, una specie di leggenda metropolitana torna alla ribalta: un affascinante ospite del passato – Flora sostiene imperterrita che fosse l'amante della nonna – commerciante di gioielli, passò a miglior vita su uno dei letti della pensione e sembra che la nonna si fosse appropriata del suo campionario nascondendone una parte chissà dove nelle vecchie stanze.

Tra strani incontri notturni, sedute spiritiche che invocano l'aiuto del Vate, la sensibile presenza della cagnolina Sibilla e qualche malintenzionato pronto a tutto, la pensione diventerà teatro di una vera e propria caccia al tesoro.

Insomma, ci sono tutti gli ingredienti che caratterizzano i gialli comici di Laura Vignali che tanto piacciono ai lettori di questa autrice.

L'ambientazione familiare, personaggi che, per quanto paradossali e estremizzati al massimo, rispecchiano persone che sicuramente ognuno di noi conosce, avendoli come vicini di casa, amici o parenti e un'insana, irrefrenabile, dissacratoria e divertente ironia.