Di Laura Vignali è uscita recentemente una raccolta di suoi racconti Scacco matto alla farfalla e altre storie gialle, pubblicata da Marco Del Bucchia Editore. La Vignali (insegnante, nata nel 1957 a Pistoia, dove risiede) ha scritto negli ultimi anni, oltre a quattro romanzi appartenenti al genere  del giallo storico, diversi racconti comici, che i lettori della rubrica Giallo comico ben conoscono ed apprezzano. La scrittrice pistoiese sembra disporre di un'inesauribile leggerezza che la porta quasi fatalmente ad incamminarsi sulla difficile strada del comico o della più “leggera” ironia. Questi racconti sono stati regolarmente accolti dal consenso dei suoi fans, quasi un “riso di accoglimento” che sembra sia la caratteristica della comicità di buon livello.

Ci racconti del tuo esordio di scrittrice? Insomma “quando” e “come”. E se era già evidente la tua propensione verso la comicità.

Il primo romanzo Il treno fischiava ancora è uscito nel 2007. È stato scritto di getto, quasi per una scommessa con me stessa. Per la verità ho sempre scritto fin dai tempi del liceo, privilegiando il registro comico anche quando l’argomento era serio. Forse perché ritengo che un po’ di ironia stemperi la drammaticità della vita e, nel contempo, preservi chi scrive dal pericolo di scadere nel patetico. L’arma della comicità permette inoltre di mettere in luce aspetti talora nascosti della mente umana ed offre un’ulteriore  chiave di interpretazione della realtà. Dopo il primo romanzo, scriverne altri tre  è stato ancora più facile. Direi che è diventata un’esigenza insopprimibile. Un bisogno a lungo represso, che finalmente aveva trovato la strada per esprimersi. Insomma, un gran divertimento. Così, quasi per gioco, sono nati i tre romanzi di ambiente pistoiese: Tutta colpa di Amalia, Il dottor Bencistà e il segreto delle tre donne sole e Il sapore del vino, che, con la scusa del giallo, rappresentano la vita di provincia, raccontando storie di personaggi talora bizzarri ma anche dotati di una loro dolente umanità.

 

Ci racconti qualcosa sui racconti di questa ultima raccolta?

Il primo racconto “Scacco matto alla farfalla” (che è anche quello che dà il titolo alla raccolta) si può dire che sia  nato “su commissione”: in occasione dell’inaugurazione della residenza d’epoca “Niccolò Puccini” situata nell’antico palazzo signorile che era stato dell’illustre filantropo pistoiese, un amico scultore mi propose, quasi per gioco, di scrivere un racconto che lo vedesse protagonista. Così, seguendo un’ispirazione un po’ goliardica, inventai una storia a cavallo fra il giallo e il noir, condita di allusioni e riferimenti a personaggi reali della vita pistoiese.

Gli altri racconti – prevalentemente  comici – sono nati da spunti offerti da vicende  reali, naturalmente deformate dalla lente del paradosso (è il caso di “Nemesi e sogliole” e de “La vendetta del policarbonato”) o sono storie immaginarie sullo sfondo di ambienti che mi avevano colpito la fantasia (per esempio “Incontri ravvicinati nella brughiera” e “Peperoni sul Bosforo”). Altri ancora, come “Presagi e confetture”, “Girardengo e la frittella fatale”e “L’assoluzione” sono invece scaturiti dal desiderio di caratterizzare dei personaggi particolari, che avevano in sé aspetti  comici uniti ad altri decisamente lirici o addirittura tragici.

Dal risvolto editoriale di Scacco matto leggo “L'elemento comune che lega i vari racconti è l'imprevedibilità del caso: il caso determina strane vicende che, pur nella loro tragicità, suscitano sempre il sorriso del lettore.” Io, che in buona parte li ho letti e riletti, concordo. Ma c'è chi pensa che un valido giallo o noir debba basarsi più che sul caso sulle cause, magari in testa quelle socio-politiche... Tu che ne pensi in proposito?

Credo che valorizzare l’importanza del “caso” non significhi necessariamente esprimere una visione fatalistica della realtà. Sia nei romanzi che nei racconti cerco di narrare delle storie abbastanza vere e come tali, frutto di precise situazioni socio-politiche. Le mie sono storie che, pur essendo inventate, si ispirano direttamente alla vita e quindi  si interrogano anche sulle cause di determinati comportamenti. Dal momento che i miei personaggi nascono sempre da un’operazione di “assemblaggio” delle varie caratteristiche fisiche e psicologiche di persone che mi circondano (tanto che molti dei miei amici si riconoscono facilmente in alcuni di essi) il loro modo di essere e i loro comportamenti sono inseriti in un preciso contesto. È chiaro che se il “caso” influenza talora  le azioni dei personaggi, ciò non significa che si debbano ignorare le “cause” che hanno un ruolo fondamentale in ogni vicenda umana. È l’annosa questione sulla quale molti illustri intellettuali hanno disquisito nel corso dei secoli, a partire dal Machiavelli: fino a che punto il caso interviene nelle vicende umane?  Non sta a me rispondere. Io, nel mio piccolo, mi limito semplicemente ad osservare, a descrivere  con qualche pennellata  situazioni e personaggi e a sorridere dei loro difetti. Difetti che poi sono anche i miei.

Comunque un po' di “cattiveria” c'è nei tuoi racconti, magari alleggerita dall'ago indolore che la particolare tecnica narrativa consente...

È innegabile che taluni personaggi siano vittime di un certo sadismo ma, nel complesso, devo dire che la mia ironia non è mai del tutto distruttiva. Voglio dire  che il più delle volte, si accompagna ad  una certa bonaria comprensione per le debolezze umane. È vero che alcuni dei miei personaggi pagano duramente per la loro disumana intolleranza o per i loro comportamenti chiaramente aggressivi ma, tutto sommato, ispirano sempre e comunque una certa pietà. Non a caso alcuni dei miei lettori mi hanno fatto notare che gli assassini dei tre “romanzi pistoiesi” suscitano anche un po’ di comprensione. Addirittura, se si analizzano le loro ragioni, sembrano quasi giustificati per il loro comportamento delittuoso. Lungi dal vedere il crimine come il frutto di un ineluttabile determinismo, si potrebbe dire che “le cause” entrano in gioco dando una mano al “caso”. O viceversa. Quindi, nonostante cerchi di essere cattiva, non sempre riesco fino in fondo ad infierire sui miei personaggi.

Su cosa stai lavorando? Quali sono i tuoi progetti attuali? E quelli futuri?

In questo periodo sto lavorando ad un romanzo giallo imperniato sul tema della memoria, al quale mi dedico in maniera alquanto discontinua, tirandolo fuori dal cassetto nei momenti di tregua fra un racconto e l’altro. Diciamo che, contrariamente alla mia abitudine di scrivere di getto, lo sto “covando” con particolare cura. In ottobre usciranno un romanzo breve ( non giallo) ispirato ad una vicenda realmente avvenuta e un racconto giallo in un’antologia. Inoltre sto lavorando ad un racconto lungo ( o romanzo breve) che nasce come noir ma anche come divertimento ( una vera e propria “zingarata”) escogitato insieme ad alcuni amici.

Si tratta di  una vicenda misteriosa ambientata in un luogo molto vicino a noi. Ma, trattandosi di una sorpresa, non posso rivelare altri particolari.

 

Bibliografia

Il treno fischiava ancora, ed. Tracce, 2007

Il dottor Bencistà e il segreto delle tre donne sole, Marco Del Bucchia, 2008

Tutta colpa di Amalia, Marco Del Bucchia, 2008

Il sapore del vino, Marco Del Bucchia, 2009

Scacco matto alla farfalla e altre storie gialle, Marco Del Bucchia, 2010

 

Suoi racconti – oltre che su TM e altri siti e blog – sono apparsi su Pistoia gialli e noir storici (Marco Del Bucchia, 2009), Almanacco del giallo toscano/1 (Marco Del Bucchia, 2009), Toscana a luci rosse (Laurum, 2009).

Con il racconto L’ultima sfida nel far west padano ha vinto, nel 2008, il primo premio Europa, per la narrativa gialla e noir al femminile.