Nel 1998, la collana Giallo & Nero (Ed. Hobby&Work), curata da Tecla Dozio, presentò in edicola il romanzo Sangue e Rubli (Blood & Rubles, 1996), tradotto da Andrea Carlo Cappi. Abbiamo conosciuto allora l’ispettore Porfiri Rostnikov, della Polizia di Mosca, una delle numerose creature letterarie partorite dallo statunitense Stuart Kaminsky

Kaminsky è un narratore di razza e un professionista di vasta esperienza.

Nato a Chicago nel 1934, ha scritto varie decine di romanzi, numerosi racconti e cinque biografie dedicate ad alcuni protagonisti del grande schermo. Ed è proprio al cinema che Kaminsky si è dedicato con una passione pari a quella che ha profuso nella narrativa: ha difatti sceneggiato vari film, collaborando tra l'altro con Sergio Leone ai dialoghi di C’era una volta in America, e alle riprese e al montaggio di Ispettore Callahan: il caso Scorpio è tuo, di Don Siegel. Una competenza che lo ha visto ricoprire, in Florida, anche il ruolo di docente universitario sulla Storia del Cinema. In Italia, è stato tradotto da Mondadori, Hobby & Work, Einaudi. Ora da Alacrán.

 

In Sangue e Rubli, le indagini di Rostnikov si dipanavano nella Russia del primo periodo post-sovietico: un paese che, inseguendo una lecita speranza di democrazia, era sprofondato in un pantano di caos e brutalità. Di corruzione e violenza.

Ritroviamo Rostinikov oggi, grazie alle edizioni Alacrán, che da marzo hanno portato in libreria la prima, inedita in Italia, apparizione dell’ispettore russo: Morte di un dissidente (Death of a Dissident).

E' un romanzo pubblicato nel 1981. Non una novità, quindi; in compenso, come tutti i buoni libri, non ha età. Anzi, in termini di valore aggiunto, costituisce un validissimo motivo di interesse proprio il momento storico in cui il libro è stato scritto e ambientato.

L'intrigante scenario di questa prima apparizione di Rostnikov è infatti la capitale dell'URSS, nella sua ultima decade.

Una Mosca che Kaminsky, attraverso testimonianze dirette di fuoriusciti e amici, attraverso un approccio certo meticoloso, attraverso le sue intuizioni e le sue doti narrative, seppe ricostruire in modo così credibile da ricevere in seguito i complimenti da parte degli stessi autori moscoviti per la sua verosimiglianza. 

La trama.

Alla vigilia del suo processo, il noto dissidente Aleksander Granovsky viene ammazzato con una falce piantata nel petto.

Il caso è scottante, perché la morte di Granovsky rischia di avere risonanza mondiale. Aspetto che, chiaramente, non è gradito nelle sedi del potere.

Il KGB, che peraltro si occupava (perché così maldestramente?) della sorveglianza del dissidente, lascia che sia la Polizia ad occuparsi del caso, ma non rinuncia certo a interferire. La situazione è delicata e va gestita sotto più fronti. La giustizia non è la prima delle priorità.

E' con questi presupposti che il procuratore Anna Timofeyeva deve vedersela. La Timofeyeva è una donna decisa, abile e zelante, solitaria. Sinceramente fedele al Partito e ai suoi principi, ma non per questo ottusa. Conscia dei pericoli del caso, nonché della necessità di una rapida e felice risoluzione, affida l'indagine al suo elemento migliore, l'ispettore Rostnikov appunto.

Porfiri Rostnikov è “un uomo forte e compatto, di cinquantadue anni”, che nel 1941 s’è beccato una scheggia nella gamba durante la battaglia di Rostov, restando zoppo a vita. “Rostnikov non aveva speranza di essere promosso procuratore, e nemmeno lo desiderava. Era troppo vecchio, aveva la moglie ebrea (...)".

Rostikov chiede e ottiene che gli vengano affiancati l'ombroso, austero e gelido veterano Emil Karpo, detto il Vampiro, e il giovane, ma serio e scrupoloso, Sasha Tkach.

Le indagini partono immediatamente. Ma l'assassino colpisce ancora. Uccide un tassista con una bottiglia di vodka. E poi – ancora - una donna, con un martello.

La simbologia è marcata. Ma rappresenta davvero una dichiarazione d'intenti di un serial killer che usa i simboli della Russia comunista, o si tratta di qualcos'altro?

 

Non tragga in inganno la presenza di un misterioso assassino: a scanso di equivoci, sottolineiamo subito che Morte di un dissidente non è assolutamente un mistery. E' un poliziesco, nero come la notte moscovita. Un romanzo che, attraverso un soggetto intrigante e uno sviluppo confacente, assieme alla vicenda ci racconta soprattutto i suoi personaggi. Uomini e donne, protagonisti e "semplici" (si fa per dire...) caratteristi, che recano in sé i pensieri, le preoccupazioni e le esistenze di uomini e donne del loro mondo, del loro tempo.

Il romanzo parte con un incipit esemplare: in quattro risicati paragrafi Kamisnky ci immerge immediatamente nell'atmosfera della capitale sovietica. Un attimo dopo, entriamo nel vivo della vicenda, giusto il tempo di conoscere il dissidente e vederlo crepare per mano sconosciuta.

Fin dall'inizio, dunque, si intuisce che sarà l’ambientazione, la forza di questo libro. Una ricostruzione scenica legata in modo indissolubile al realismo dei personaggi che la animano.

L’indagine è il mezzo con cui Kaminsky guida, con sicurezza, il romanzo. Una conduzione piuttosto attenta al realismo, con situazioni anche movimentate, ma senza quella pulsione all'azione esasperata che riconosciamo come adatta ad altri testi.

Ne sarebbe uscito un ben film, da questa storia. Evidentemente, il fatto di essere anche uno sceneggiatore cinematografico condiziona la scrittura di Kaminsky. Unico neo che ci sentiamo di rilevare a questo romanzo, è che manca un pizzico di suspense in più. Nel complesso, un romanzo decisamente buono.

 

La traduzione di Morte di un dissidente è stata curata da Andrea Carlo Cappi, che peraltro, assieme a Sandro Ossola, costituisce la coppia fondatrice di Alacrán. Hanno fatto bene, i due, a credere in Rostnikov, offrendo ai lettori italiani una seconda opportunità di scoprire e apprezzare questo riuscito personaggio.

La serie di Rostnikov consta per ora di 14 capitoli romanzi, sei dei quali tradotti tra il 1985 e il 1992 dal Giallo Mondadori. Un altro è apparso su Segretissimo nel 1983. Libri quindi di non facile reperimento.

Ci auguriamo che i lettori premino la scommessa di Alacrán e di goderci al più presto un nuovo appuntamento con Rostnikov. Possibilmente, il secondo romanzo in ordine cronologico: Black Knight in Red Square.