Se immaginiamo un sasso lanciato in acqua indubbiamente la sua caduta provocherà un riverbero sulla sua superficie. Ogni azione vive questa sorta di rifrangimento nei confronti di ciò che gli sta intorno. Anche un crimine nella sua ineluttabile dinamica porta sempre dietro di sé un rifrangersi di conseguenze come un’onda d’urto che sposta le molecole d’aria nello spazio. Questa vibrazione modificherà inevitabilmente qualcosa che prima d’allora possedeva un proprio equilibrio. Ecco che l’ordine viene ingurgitato dal caos come a voler inseguire la teoria dell’effetto farfalla, che spiega di come un semplice battito di ali in un luogo preciso della terra, possa creare dall’altra parte del mondo un uragano. Parliamo con Massimo Polidoro (www.massimopolidoro.com) giornalista scientifico e membro del Cicap (Comitato italiano per il controllo e l’affermazione sul paranormale) e scrittore, creando una liaison tra quello che è il mistero legato alle eccentricità della natura a quello più recondito e nascosto dell’animo umano. Entrambi gli aspetti creano, a torto o a ragione, uno scompenso nell’equilibrio delle cose.

Vi è a suo avviso un crimine che può essere legittimato?

Quando c'è un'ingiustizia che non può in nessun modo pacifico essere risolta... viene legittimo pensare che l'unica soluzione sia un atto criminoso. Del resto, tante volte è successo che da un atto violento come una rivoluzione o una guerra sia uscita (ma a che prezzo!) una società migliore di quella che c'era prima. Senza la guerra civile americana forse la schiavitù avrebbe continuato a esistere ancora a lungo e senza la guerra al nazismo forse oggi il mondo sarebbe davvero diventato quel Reich millenario che immaginava Hitler. Resta il fatto che anche i terroristi ritengono sempre di lottare per il bene e dunque, il confine tra un crimine legittimo e un abominio è veramente molto sottile.

Considerata la sua esperienza nell´affrontare temi di cronaca nera... siamo attratti dal delitto?

Più che dal delitto siamo in genere attratti dai resoconti dei delitti. Sarebbe terribile se tutti fossimo attratti dall'idea di compiere qualche crimine! Il fascino che ha la lettura di questi avvenimenti, invece, è comprensibile, è inevitabile essere attratti da ciò che ci fa paura, fa parte del nostro essere creature umane. La paura è, infatti, uno dei principali strumenti di difesa dell´individuo, è uno stimolo importante per attivare quelle reazioni che ci servono per difenderci dai pericoli dell´ambiente.

Massimo Polidoro - CREDIT FOTO::::::::: Cristina Visentin ::::::
Massimo Polidoro - CREDIT FOTO::::::::: Cristina Visentin ::::::
Inoltre, questo tipo di interesse, specie se rivolto a resoconti di delitti del passato, può avere un "effetto catartico".

In che senso?

Nel senso che leggere quanto la violenza sia sempre stata diffusa, può in qualche modo rassicurarci sul fatto che i nostri tempi non sono poi così tremendi come sembra.

Come si ricostruisce un´indagine per scriverne un libro?

Dipende da quanto è vecchia l'indagine e se il caso è stato risolto o meno, naturalmente. In generale, direi che è sempre necessario rifarsi alla documentazione originale, atti dei processi, resoconti degli investigatori e degli avvocati, verbali, fotografie... Le fonti giornalistiche o i resoconti di altri autori vanno presi con le molle. Tante volte basta confrontare più testate o più libri per vedere che ognuno dice qualcosa di diverso su uno stesso fatto. Sono fonti che possono dare spunti utili, ma poi vanno approfondite e verificate con i fatti, per quanto possibile. L'ideale, poi, sarebbe poter parlare con i protagonisti della vicenda, non tanto per avere dettagli precisi, perché la memoria di ciascuno di noi è comunque soggetta a trasformarsi con il passare del tempo, quanto piuttosto per conoscere meglio le persone coinvolte e questo, in qualche modo, può aiutare a contestualizzare meglio una vicenda. Per me è stato fondamentale confrontarmi con Renato Vallanzasca, quando ho scritto "Etica criminale", e altrettanto indispensabile per "Un gioco infame", conoscere e rivivere l'indagine sulla Uno Bianca insieme ai due poliziotti, Luciano Baglioni e Pietro Costanza, che praticamente da soli risolsero il caso.

Perché ha deciso di scrivere la storia di Mario Appignani, ragazzo disagiato fin dalla tenera età che si è portato dietro questo malessere anche nella vita adulta…

Più che del povero Appignani, nel mio libro Eravamo solo bambini, edito da Piemme, ho voluto raccontare la storia di un luogo terribile, l'Istituto Santa Rita di Grottaferrata. All'epoca, parliamo del 1969, quando si venne a sapere come venivano trattati tanti poveri bambini da Maria Diletta Pagliuca, prima di allora ritenuta quasi una santa, si scatenò uno scandalo incredibile. Col passare degli anni, però, quella storia è stata completamente dimenticata e io l'ho riscoperta per caso, in un ritaglio di giornale, mentre mi stavo documentando su un altro libro.

Scoprire poi che Mario Appignani era passato proprio da quel luogo terribile e aveva lasciato un suo memoriale, è stata la scintilla che mi ha dato l'idea per il libro che, infatti, risulta raccontato in prima persona proprio da Mario.

Ci portiamo dietro in qualche modo le esperienze passate?

Certo, sapere che infanzia aveva passato, ci permette forse oggi di capire meglio tante cose sulle scelte di vita dell'uomo che i giornali avevano imparato a conoscere come "Cavallo pazzo", per via delle sue imprevedibili intemerate.

Quanto è criminoso un atto perpetrato nei confronti di bambini per rifarci al suo libro?

Credo sia il più ripugnante che esista, così come in genere ogni crimine intentato su chi, come gli anziani o i malati psichiatrici, non ha nessun mezzo per difendersi. Se poi artefice di tali crimini è colui o colei che dovrebbe essere incaricato di prendersi cura di queste persone, credo che lo sdegno non abbia davvero limite.

Secondo lei vi è una responsabilità politica nei crimini?

Dipende dai crimini. Al di là delle guerre che nascono proprio da decisioni di tipo politico, ci sono certamente crimini generati dalla povertà, dalla disuguaglianza o dalla discriminazione, e dove un intervento politico e sociale più attento potrebbe, se non annullare, almeno ridurre moltissimo le possibilità che essi si manifestino. Sono comunque tantissimi i crimini che, per quanta prevenzione si faccia, si verificheranno sempre, da chi ubriaco investe passanti inermi a chi uccide spinto dalla gelosia.

Robert Baden Powell, scrittore brittanico, diceva: "anche il più grande criminale ha il 5% di bontà", è d´accordo?

Certamente. Chi pensa che i criminali siano "cattivi" al 100% vive in un mondo di fantasia. Bollare un assassino come "mostro", "belva" o "bestia" si rivela, in fin dei conti, come un modo per difendersi, per rinchiudere il male in una casella e non ammettere così che si possa trovare in mezzo a noi. Ma non ci aiuta in nessun modo a capire perché quella persona è arrivata a uccidere e, magari, a farlo in un modo tanto terribile.

Massimo Polidoro - CREDIT FOTO::::::::: Cristina Visentin ::::::
Massimo Polidoro - CREDIT FOTO::::::::: Cristina Visentin ::::::
Gli assassini e i criminali non nascono su Marte, ma vivono ogni giorno tra di noi e tante volte, "esplodono" perché non hanno nessuno con cui parlare, con cui sfogare le proprie frustrazioni e nessuno che dia loro veramente fiducia.

Qual è secondo lei un delitto perfetto?

Secondo i criminologi un omicidio commesso da qualcuno che non ha mai incontrato la vittima, non ha precedenti penali, non ruba nulla e non lo dice a nessuno, potrebbe essere un crimine perfetto. Un'altra possibilità è un omicidio intenzionale scambiato per incidente o, ancora più semplicemente, qualunque delitto che non venga scoperto. Tuttavia, se il delitto perfetto esiste... per definizione non possiamo nemmeno saperlo.

Preferisce indagare sui misteri attraverso il CICAP oppure indagare sui delitti irrisolti?

Sono attratto dal mistero e ho avuto la fortuna di potere trasformare questa passione nel mio mestiere. Dopo tanti anni in cui ho indagato misteri di tipo "paranormale" con il CICAP (cosa che continuo naturalmente a fare), alcuni anni fa ho iniziato a occuparmi anche di misteri e gialli storici. In questo periodo però, devo dire che i misteri sono più impegnato a... crearli. Sì, perché, dopo "Il Profeta del Reich", un mio romanzo di alcuni anni fa, torno alla narrativa e, in particolare, al giallo. Il nuovo libro uscirà il 5 ottobre e sarà ovviamente un romanzo pieno di avventura, suspense e... mistero!