Immigrazione e legalità… come si integrano questi due aspetti? Quanto di ciò che si legge sui giornali corrisponde a realtà, quanto è solo leggenda popolare? Globalizzazione è una parola controversa, usata spesso in circostanze poco pertinenti, talune volte abusata. Vi è però una conseguenza associata spesso a questa parola, anche questa sfruttata, “intolleranza”. Che cosa fa di un paese civile una culla di libertà, di diritto, dove ogni mente può esprimersi? Come viviamo il rapporto con lo straniero? Per contro, quanto si legano a noi italiani talune attività o atti illeciti che sembrano fare della comunione di culture un’arma a doppio taglio? Parliamo di questo con I.M.D. sigla che non ci fa comprendere il vero nome dell’intervistato, coperto da un passamontagna dal quale si possono scorgere solo due occhi determinati, ma che identifica un poliziotto della Catturandi che si deve tutelare nell’esercizio della sua attività. I.M.D. ha scritto Dragoni e Lupare - Immigrazione e criminalità cinese in Italia tra realtà e leggenda per la Dario Flaccovio editore, sviscerando tutti quei luoghi comuni legati alla popolazione orientale che vive nel nostro paese.

Ci sono paesi in Italia divenuti delle Chinatown. Come si vive al loro interno?

“L’italiano che vive all’interno dei quartieri cinesi, la maggior parte delle volte si sente defraudato del proprio territorio e della propria identità e se la prende non tanto con il migrante, quanto con le istituzioni che ritiene essere assenti o quasi. In casi più rari ho assistito a tentativi più o meno riusciti di integrazione. Ciò accade per lo più su iniziativa di associazioni private e assai più raramente su iniziativa di enti locali.”

È vero che non si trova la tomba di un cinese nei cimiteri italiani?

“Questa è una legenda metropolitana. A Milano e a Roma, sparse nei cimiteri comunali, vi sono numerose tombe di cittadini cinesi. Quando muoiono, i cinesi non celebrano funerali particolari, a meno che non si tratti di una personalità di spicco della comunità. Ecco perché non risaltano rispetto alle esequie di un morto italiano o di altra etnia. Ma vi assicuro che i cinesi muoiono e vengono seppelliti in Italia.”

Qual è il luogo comune riguardo ai cinesi che bisogna sfatare?

“I cinesi non sono né buoni né cattivi, come qualsiasi altro migrante. Non è l’etnia che fa di un soggetto un possibile criminale, ma semplicemente la situazione ambientale che trova non appena giunge nel nostro Paese. Provengono da un territorio enormemente più grande del nostro e sono lontani anni luce da noi sul piano culturale, ma non per questo devono essere discriminati. Non ci rubano nulla di cui noi non vogliamo liberarci.”

Cina e contraffazione: cosa ne pensa?

“La Cina si colloca tra i primi Paesi coinvolti nella contraffazione delle merci, insieme alla Russia, all’Algeria, all’India, al Pakistan, ecc. Nel 2008 il 53% delle merci contraffatte sequestrate in Europa era fabbricato in Cina. Un mercato, quest’ultimo, che vale miliardi di euro e che le organizzazioni criminali cinesi e italiane non vogliono affatto perdere. Il giro d’affari che muove così tanto denaro ha la forza economica di corrompere impiegati, funzionari, capitani, doganieri, ecc. e quindi riuscire a reprimere il fenomeno è senza dubbio molto difficile. Il problema non è solo di carattere economico-commerciale, riguarda spesso anche la salute e la sicurezza. Basti pensare ai sequestri di medicinali, di prodotti per la casa, detersivi o giocattoli prodotti con materiali tossici o dichiarati illegali dalle normative europee.

La tecnologia e i controlli sempre meno casuali e più mirati fanno del contrasto a questo fenomeno uno dei fiori all’occhiello della Guardia di Finanza italiana.”

C’è un linguaggio giuridico comune tra Italia e Cina?

“Negli ultimi decenni il sistema giuridico cinese ha subito l’influsso del diritto occidentale. Ovviamente Cina, Italia ed Europa sono ancora molto lontane. Una volta, partecipando a una conferenza interforze, un dirigente della Polizia italiana chiese al suo omologo cinese di quanti laboratori di polizia scientifica specializzati nell’esame del DNA e nella sua raccolta in banche dati, la Repubblica Popolare disponesse. L’alto funzionario cinese, un po’ stupito, specificò che in Cina non è necessario avere una banca dati dei geni dei criminali violenti, perchè una volta scoperti, vengono processati e fucilati.”

È vero che le triadi (organizzazioni segrete di origine cinese di matrice criminale) si sono legate alla criminalità organizzata locale?

“La Triade ha un suo vertice e una sua struttura di comando, si appoggia a una precisa ritualistica e dispone di un numero variabile di affiliati (soldati). Operazioni di polizia in Gran Bretagna e in altri paesi europei, come il Portogallo e la Francia, hanno fatto emergere l’esistenza di tali organizzazioni criminali anche nel nostro continente, in particolar modo dedite al traffico e allo sfruttamento di migranti.”

E in Italia?

“Nonostante siano accertate realtà criminali esistenti in specifiche realtà territoriali, come il Lazio, la Toscana e la Lombardia, non sono emersi elementi sufficienti tali da far supporre la presenza delle triadi nel nostro Paese. Probabilmente ciò è frutto del forte controllo del territorio da parte di organizzazioni come Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, che non permettono ai sodalizi criminali di matrice straniera di impiantarsi.”

Nella nostra rubrica si parla di crimine, qual è il più diffuso ad opera dei cinesi?

“Il traffico di migranti e il suo sfruttamento sembrano essere il reato tipico delle organizzazioni criminali che operano in Italia e in Europa. Ma il controllo di tutto il mercato illecito all’interno del proprio gruppo etnico, è la linfa vitale delle varie organizzazioni criminali: gestione del gioco clandestino, della prostituzione, del caporalato, del traffico di stupefacenti. In particolar modo quest’ultimo fenomeno, sembra si stia rivolgendo anche alla clientela italiana. Idem per la prostituzione e le bische clandestine.”

Che cosa le ha insegnato il suo mestiere?

“Che nessuno nasce criminale e che tutti, in fondo, aspirano a vivere una vita tranquilla e appagante. Quando i mezzi per poter soddisfare queste aspirazioni legittime non sono sufficienti, qualcuno utilizza altri strumenti, anche quelli illeciti. Ho imparato a non fermarmi a giudicare soltanto dalle apparenze, ma a cercare di guardare sempre oltre, sia nella vita che nella mia professione di poliziotto.”

L’italiano medio aiuta l’integrazione dei cinesi o sono loro a non cercarla?

“Sarò spregiudicatamente sincero: in questo momento credo che nessuno senta il bisogno d’integrazione come una priorità.

Però penso che la convenienza che nasce dalla pace economica e sociale in ogni territorio, spingerà presto entrambe le parti al dialogo e in seguito all’integrazione.”

Il comportamento cinese di cui si deve diffidare?

“Anche se ho scritto un libro sull’immigrazione e sulla “mafia cinese”, non credo di conoscere così bene i cinesi da poter tipizzare un comportamento di cui diffidare. Ecco perchè allora ricorro alle parole di chi è più esperto di me, come Napoleone Colajanni, senatore della Repubblica, studioso di economia e di Cina: ‘La presenza di questi due sentimenti, di superiorità e di inferiorità rispetto all’occidentale, nel cinese si manifesta nel modo in cui egli reagisce quando lo straniero fa qualcosa che a lui non piace: un riso, che non si capisce mai se sia disprezzo o un semplice modo di nascondere imbarazzo, forse è tutti e due’”.

Come si sviluppa il vostro lavoro nei confronti dei cinesi?

“Nell’ambito delle Squadre mobili delle Questure esistono delle sezioni che si occupano appositamente di criminalità di matrice straniera che conoscono il fenomeno, presente già da almeno un ventennio.”

Quali le difficoltà?

“Sono molteplici, come si può immaginare: prima tra tutte la lingua, e poi la scarsa disponibilità alla collaborazione, le differenze culturali e comportamentali che spesso possono dare adito a errate interpretazioni da entrambe le parti. Un fenomeno piuttosto preoccupante dal punto di vista criminogeno è offerto dalle gang giovanili. Quantità di denaro, appoggi logistici e facilità di movimento sul territorio italiano, rendono difficile il contrasto da parte delle forze di polizia.”

Un pensiero che vorrebbe esporre…

“Il mio pensiero va alle decine di migliaia di migranti non solo cinesi che, giorno dopo giorno, decidono di abbandonare la propria terra e i propri cari per cercare una vita migliore in Europa e in particolare nel nostro Paese. Chi fugge da carestie, miseria e morte non ha nulla da perdere e nessuna legislazione, muro o frontiera virtuale potrà mai fermarlo. In fondo, viviamo su un piccolo pianeta e condividiamo la stessa sorte: quindi, perché non pretendere che la vita sia migliore per tutti?”