Esce il 3 marzo il primo thriller di Massimo Polidoro, Il passato è una bestia feroce (Piemme, pp. 427, € 17.00).

Polidoro, considerato uno dei maggiori esperti internazionali nel campo del mistero e della psicologia dell’insolito, oltre che personaggio noto in televisione, come conduttore e consulente scientifico di trasmissioni televisive di successo, è anche uno scrittore da 300.000 copie.

Il suo primo libro è uscito proprio vent’anni fa, nel 1995, si intitolava Viaggio tra gli spiriti ed era un saggio critico sullo spiritismo.

Da allora ha pubblicato oltre 40 titoli, tra saggi, biografie, memoir, inchieste e romanzi per ragazzi e storici.

Perché adesso un thriller?

Il thriller è un genere che amo da sempre, lo leggo sin da ragazzo e ho sempre sognato un giorno di scriverne uno.

Negli altri miei libri, accanto a una narrazione che doveva essere la più chiara e fluida possibile, prevaleva spesso un attento lavoro di ricerca e documentazione…

Non sono elementi importanti anche per un thriller?

Sì, ma non bastano.

Non ci si può improvvisare in nessun campo, ma in questo ramo della narrativa ancora meno: è essenziale conoscere fuori e dentro i meccanismi della suspense, la costruzione a orologeria che deve coinvolgere il lettore dalla prima pagina e costringerlo ad arrivare all’ultima per sapere come va a finire.

Per riuscirci ho studiato per anni, dissezionando i gialli più riusciti, analizzando i film di Hitchcock e Dario Argento, studiando la psicologia della suspense, ma anche entrando in contatto diretto e scambiando idee con alcuni dei più grandi autori di questo genere, come Michael Connelly, Jeffery Deaver o Nelson Demille, che generosamente mi hanno rivelato i loro “segreti”.

Dove nasce l’idea per Il passato è una bestia feroce?

Da un fatto in cui credo da sempre, è cioè che il passato non va visto come qualcosa di statico, che ormai è accaduto e non ci riguarda più.

Tutt’altro.

In ogni momento può accadere qualcosa che ci costringe a riaprire porte che pensavamo chiuse per sempre.

È quello che succede al protagonista del mio romanzo, Bruno Jordan, un cronista del periodico Krimen, che un giorno riceve una lettera spedita trentatré anni prima da Monica, una sua amica d’infanzia.

Un’amica che, proprio il giorno in cui spediva quella lettera, finita chissà dove e oggi recuperata da una mano misteriosa, scompariva e di lei non si sapeva più nulla.

Jordan si ritrova così a tornare sui luoghi dell’infanzia per indagare sulla scomparsa di Monica e quello che scopre si fa sempre più spaventoso, facendogli capire troppo tardi che il passato è come una bestia feroce che forse sarebbe meglio non risvegliare.

La storia si svolge presso un’immaginaria cittadina di provincia, Verazzano, vicino a Pavia.

È vero, come dice il giallista Marco Malvaldi, che la provincia si presta meglio della grande città al giallo italiano?

Molto probabile.

Dietro la tranquillità operosa della provincia, spesso vista come monotona se non addirittura noiosa rispetto alla grande città, si nascondono storie che possono essere terribili.

Basta leggere i giornali per vedere come i crimini più efferati abbiano quasi sempre luogo nelle città di provincia.

E, per quel che riguarda il thriller, l’ambientazione provinciale credo funzioni bene ovunque.

Non a caso un gigante come Stephen King ambienta quasi tutti i suoi romanzi nella provincia americana e non nelle grandi metropoli.

Secondo lei gli italiani sono in grado di scrivere thriller?

Se intendiamo thriller che non scimmiottano quelli americani, ma ne assorbono i meccanismi per riproporli nel contesto italiano, direi proprio di sì.

Il primo a riuscirci bene è stato il compianto Giorgio Faletti, ma per fortuna non è rimasto solo.

Altri bravissimi, come Donato Carrisi e Sandrone Dazieri, lo stanno seguendo con profitto sulla stessa strada.

Dazieri che, tra l’altro, scrive proprio la frase che compare sulla fascetta del suo libro: «Un thriller ad alta tensione. Una storia che ha il sapore del sangue e della verità».

È un endorsement che mi fa molto piacere e di cui vado orgoglioso.

Per questo libro ha scelto un’inedita forma di lancio: ha deciso di coinvolgere 100 suoi lettori, facendo loro leggere in anteprima il libro e coinvolgendoli in una campagna di promozione “dal basso”. Come mai questa scelta?

Sono partito da una semplice considerazione: ogni anno in Italia escono qualcosa come 60.000 titoli e pubblicarne uno in più equivale un po’ a gettare il proprio libro in questo oceano sperando che se la cavi da solo.

Poiché considero Il passato è una bestia feroce un punto importante della mia carriera di scrittore, e poiché ritengo che meriti di essere letto da chi ama questo genere, ho deciso di impegnarmi in prima persona per riuscire a farlo emergere. Coinvolgere i miei lettori mi è sembrato naturale.

Non è rischioso?

E se le reazioni fossero state negative il libro finiva stroncato prima ancora di uscire…

È verissimo, ma credo molto in quello che diceva David Ogilvy, uno dei padri della pubblicità moderna: «Se avete un pessimo prodotto, una grande campagna di marketing lo farà solo fallire più in fretta».

Nel momento in cui ho deciso di espormi con questa iniziativa è stato prima di tutto perché ero e sono convinto di avere tra le mani un buon libro, qualcosa di cui posso andare orgoglioso.

Non l’avrei nemmeno proposto a un editore se non lo avessi ritenuto tale.

Per fortuna, a giudicare dalle reazioni dei miei 100 lettori che lo hanno già letto, non mi stavo illudendo…

Che cosa fa di preciso la sua Squadra?

È subito entrata in azione, rilanciando sui social network segnalazioni, anticipazioni e curiosità per alimentare l’attesa del libro.

Poi, inaspettatamente, la creatività ha preso il sopravvento ed ecco che qualcuno si inventa dei bookteaser, qualcun altro realizza un booktrailer professionale, altri scelgono frasi dal libro e le trasformano in cartoline virtuali, altri ancora mi aiutano a selezionare “oggetti” presenti nel libro per una bacheca su Pinterest…

E poi c’è chi sta costruendo un misterioso sito dedicato all’enigma che sta al centro del romanzo, vale a dire la scomparsa di Monica, chi immagina contest dedicati ad aspiranti scrittori, chi progetta presentazioni e incontri in libreria…

Ma la cosa più bella, naturalmente, è che stanno nascendo nuove amicizie e collaborazioni inaspettate.

È vero che ha pensato a una “proposta” speciale per chi acquista il libro prima dell’8 marzo?

Verissimo!

Chi decide di acquistarlo questa settimana, e si fa un selfie che lo ritrae con il libro, riceve due miei ebook inediti.

Il primo è Vuoi scrivere un libro? 10 cose che devi sapere prima di cominciare, una sorta di “decalogo” con tutto ciò che nessuno dice mai agli aspiranti scrittori e che anch’io ho dovuto imparare a mie spese.

Il secondo si intitola Una guida per curiosi: 10 cose che avreste sempre voluto sapere e nessuno vi ha mai detto prima, una raccolta di miei saggi su temi insoliti che vanno dalle tecniche per leggere le espressioni non verbali ai meccanismi psicologici della seduzione, dalle regole per riconoscere le bufale ai principi scientifici alla base di quella che tanti chiamano “fortuna” e i suggerimenti per sfruttarla a proprio vantaggio.

Per sapere come riceverli è sufficiente cliccare qui: http://goo.gl/kdNOIe

Domanda inevitabile: avrà un seguito questo romanzo?

Vedremo ancora Bruno Jordan coinvolto in qualche nuovo mistero?

Mi sono affezionato a Bruno: non è il mio alter ego, ma certamente ci sono tanti aspetti della sua personalità in cui mi rispecchio.

Perché no, mi piacerebbe continuare a farlo vivere.

Per approfondire:

Guarda il booktrailer: goo.gl/m0iil0

Scarica le prime pagine del libro: goo.gl/F5I7iq

Vai al sito del romanzo: goo.gl/dNRxRA