Prato, estate 2009. É la stessa estate della morte di Michael Jackson quando compare nelle cronache la notizia che una ragazza marocchina è stata uccisa dal padre. Ispirato dalle vicende di Hina e Sanaa, uccise dai familiari rispettivamente in provincia di Brescia e di Pordenone per aver tentato di affrancarsi dalle leggi repressive e maschiliste di una sharia fondamentalista, Italian Sharia è il nuovo romanzo di Paolo Grugni, uscito  nella collana Corsari di Perdisa Pop.

Il protagonista è un italiano che insegna italiano per stranieri presso le medie serali, di giorno lavora  per il sindaco e, quando riesce a ritagliarsi tempo, scrive romanzi senza commissari. Ha una moglie che ama e due figli, mirabili specchi di una gioventù un po’ menefreghista e un po’ troppo autoreferenziale. La sua esistenza lambisce accidentalmente quella di Zahra, sorella della ragazza marocchina uccisa. Quando scopre che anche Zahra è stata ricondotta a Marrakech e condannata a morte per non essersi comportata da buona musulmana, si mette sulle sue tracce.

Altra protagonista astratta ma palpabile è la rabbia, una rabbia che pare disillusione amara, rassegnazione, sarcasmo liberatorio. Una rabbia che appartiene a questo autore milanese, classe 1962, come lui stesso ha dichiarato: «Tutti i miei protagonisti sono incazzati con il mondo. É una costante nella mia scrittura. Ma d’altra parte o vivi da ignavo o vivi con la rabbia dentro. Ma oltre a farsi un fegato così serve a qualcosa? Ovvio che no, ma almeno.» Il lettore pare invece credere diversamente. Che a qualcosa serva, questa rabbia, basti pensare alla stessa missione in cui si invischia volontariamente il protagonista. Che ci sia un senso, non troppo spiegabile, ma accostabile a valori fondanti di onestà e rispetto verso l’altro, chiunque esso sia, simile o diverso, verso la vita in tutte le sue forme. Questo spiegherebbe la tensione meravigliosa della scrittura di Paolo Grugni: immagini schizzate con la potenza della sinestesia, scrittura fluida che veleggia su accostamenti inediti di forme/sensazioni/ situazioni, frammentazioni multiple di una realtà caleidoscopica, verità esposte e giudicate con tanto di supporto documentativo alle spalle, grandi pensieri ridotti a minimi termini caustici ma limpidissimi: «... in Italia è più che mai necessario eleggere un nuovo popolo al posto della massa di cialtroni che lo abita, un popolo connivente all’illegale, un popolo accecato dai miracoli alla San Gennaro, un popolo pronto a sollevarsi solo se gli toccano la squadra di calcio, un popolo che non si ribella perché gli piace sguazzare nella fogna della corruzione e si diverte a fottere il prossimo...» (p. 103).

Un libro che parte da un episodio di estremismo islamico non per additare l’Islam, tutt’altro: Grugni traccia un trait d’union tra le civiltà intese nel senso etimologico del termine. Perché siamo tutti cittadini dello stesso mondo, tutti accalappiati negli stessi guinzagli esistenziali e la convergenza verso un sentire comune, laico, pulito (a tal proposito bellissimo è il diverbio italiano versus musulmano in cui i due contendenti si rinfacciano reciprocamente le rispettive pecche) è il motivo di fondo di questo romanzo a favore dei diritti delle donne e a favore del pensiero. Per questo il lettore, quando arriva alla fine e chiude il libro, si auspica solo che lo legga il maggior numero possibile di persone.