Ci volevano i cinefili stranieri per rivalutare un filone che ha dato lustro al nostro cinema e sicuramente ispirazione a molti nuovi talenti della narrativa Thriller del nostro Paese. Il termine Italian Giallo l’ho trovato su riviste, raccolte di VHS e DVD, saggi critici un po’ dovunque all’estero. Indica tutta quella produzione cinematografica fiorente intorno agli anni 60/70/80 che, emblematicamente ma non esclusivamente, si lega al nome di Dario Argento. Per noi è sempre stato il ‘thrilling’, curiosa ma non incomprensibile storpiatura dell’inglese che trasformò ‘thriller’ (sostantivo) in un’allocuzione (in origine aggettivo) che indicava una storia in cui il mystery si mescolava all’orrore in un’atmosfera di sospetto, seduzione, con contorni vagamente malati, figlia di diverse influenze ma unica nel suo genere. La critica snob usava thrilling come Peplum, Spaghetti-Western e Poliziottesco per mettere etichette dispregiative per un prodotto nostrano visto come una semplice imitazione di ben più degne pellicole straniere. Come vedete non è cambiato molto tra cinema ed editoria siamo... nel Belpaese.... Facevano, questi signori che ancora oggi ci affliggono sia nel cinema che nell’editoria con i loro giudizi ignoranti e le loro scelte fatte con i paraocchi, di tutte le erbe un fascio, accomunando prodotti di varia ispirazione, capolavori e opere raffazzonate, geniali e semplicemente imitative. Il pubblico, per comodità, adottò l’etichetta e, dopo anni, ci può anche piacere. Perché? Perché questa canagliesca storpiatura indica un prodotto ‘nostro’, indubbiamente ispirato a modelli stranieri, ma elaborato in Italia. Nostro. La definizione ‘italian giallo’ è altresì curiosa, visto che i Gialli sono un prodotto editorialmente italiano, collana definita da un colore nel 1929 e diventata così emblematica da sostituire ogni altra dizione per indicare storie di misero e assassinio. C’erano i Gialli Garzanti, i Gialli Rizzoli (che addirittura erano bianchi) i Gialli a Fumetti, quelli Proibiti, e quelli... Neri.... Romanzi, ovviamente, e per la maggior parte stranieri. Quindi parlare di ‘italian giallo’ suona un po’ ridondante ma indica una precisa percezione di un filone da parte di critici stranieri. Intendiamoci, di Gialli in Italia se ne è sempre prodotti sin dai primi del ‘900 e la tesi che sostengo da anni e trova in “Il mio vizio è una stanza chiusa” la sua realizzazione antologica è personale e, probabilmente, non da tutti condivisibile. Però sono convinto che il thrilling con le sue caratteristiche peculiari (il maniaco omicida, il complotto,il tocco paranormale, la sessualità malata solo per citare alcuni degli elementi che hanno dato vita a un filone estremamente variegato malgrado le apparenze), sia la radice del lavoro di molti ‘giallisti’ di talento contemporanei. Gente della mia età (più o meno) che ha letto e legge molto ma che possiede anche una fortissima cultura cinematografica. Sinceramente credo che, in libreria, i gialli degli anni 60/70 italiani tendessero più al ‘nero’ e che la produzione successiva si sia avviata più verso il giallo provinciale con versioni regionali del commissario Maigret o virando decisamente verso l’azione. La storia di suspense ha sicuramente dei modelli anglosassoni perché tutta la nostra cultura popolare è stata- ed è- pesantemente influenzata da opere straniere, ma mi sembra di ravvisare nei romanzi più riusciti rimandi più cinematografici, magari fumettistici. Il fumetto nero degli anni ‘60 (Diabolik ma anche primina, Satanik e tutta quella produzione messa all’indice dai genitori e insegnanti...) ha un legame particolare con il cinema, straniero ma anche italiano. Se, come dicevamo, si parla di cinema ‘argentiano’ nella mia visione il fenomeno comincia molto prima del ’71, anno di uscita de ‘L’uccello dalle piume di cristallo’. Torniamo al ’62 con ‘La ragazza che sapeva troppo’ e poi a ‘6 donne per l’assassino’ di Bava che già coglievano quegli elementi che avrebbero caratterizzato il filone nel suo complesso. Ma, come dicevo, il thrilling non è una formula chiusa e ripetitiva. Inizialmente abbiamo avuto film d’ispirazione anglosassone, poi le storie si sono sempre più avvicinate alla nostra cultura, alle tradizioni, ai timori coltivati in città e province. Thriller erotici, storie di complotti, storie di follia, di antiche maledizioni. Il tutto sempre accompagnato da una vena decisamente ardita che non si vergognava di rappresentare il sesso, di esplorare aree oscure e malate della mente, di sfiorare la parapsicologia, magari distorcendola a fini narrativi. Non storie di cartesiana struttura, ma vicende dove atmosfera, emozione, musica e suggestione avevano la meglio anche quando si trattava di mettere in scena un complotto ispirato al mistery inglese. Era la via italiana e, come gran parte delle opere d’ingegno del nostro Paese, capace di sviluppare un tema in mille modi, beffandosi di produttori e distributori che magari chiedevano la ripetizione solo di un modello di successo. E allora nascevano curiosi abbinamenti di nomi, bestiari fantastici legati a feroci omicidi, ammiccamenti sessuali, richiami verbali per distogliere l’attenzione di chi considerava il prodotto solo superficialmente. Ma, dietro queste maschere (come degli pseudonimi stranieri) si nascondeva un autentico genio italiano. Quello che ci ha consentito sempre di fare il tutto con il niente e di incantare spettatori e lettori. Parlando con numerosi colleghi e amici ho scoperto che se non tutte, molte delle mie convinzioni erano condivise e che la passione di vedere e rivedere quei film non era un fatto isolato. Il titolo che parafrasa un ottimo film di Sergio Martino (Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave frase che ritroviamo anche in un altro film dello stesso autore: ‘Lo strano vizio della signora Ward’) è sì un omaggio al regista e al genere ma anche un’allusione. Il vizio è ciò che spinge lo scrittore a isolarsi con i suoi film, i suoi modelli di riferimento. A guardarli, ad assorbirli sino a integrarli con il ‘suo’ mondo creativo. Da questa operazione, che non s’improvvisa, nasce l’ispirazione dei racconti di questo Supergiallo. Storie che ho voluto appositamente lunghe, limitate nel numero, con l’idea di regalare al lettore non fugaci sguardi su un genere ma vicende articolate, quasi dei piccoli film. Più volte ho detto che, per me, scrivere un racconto o un romanzo è come girare un film in cui sono io il registra, lo sceneggiatore, il cameraman e tutti gli altri ruoli. Spero sia stato così anche per gli amici e colleghi che hanno partecipato all’antologia. Ho ritenuto di lasciare ciascuno libero di seguire la propria fantasia, di giocare con il proprio immaginario, con i ricordi, con i lettori stessi. Non prodotti di imitazione quindi, ma vicende moderne che rivelano un sostrato comune nell’Italian Giallo.

E adesso, come è giusto, un po’ di spazio per ciascuno degli autori di questa antologia:

Andrea G.Colombo - Boxed

Se in Italia si dovesse consegnare il titolo di “Master of Horrors” non avrei dubbi. Andrea G. Colombo “Il Diacono” per chi ha seguito i suoi racconti sulla rivista Horrormania, è indiscutibilmente un hard-core horror maniac. E ne va fiero. Saggista, cinefilo, giornalista e scrittore, cura siti e iniziative legate all’horror declinato in tutte le lingue e in tutti i media. Boxed si legge con la fluidità con cui si assiste a una proiezione cinematografica. Della lezione del thrilling italiano, Andrea ha colto non solo la capacità di inanellare le scene come in un vero e proprio racconto cinematografico ma anche l’abilità di spingerci a credere ciò che lui vuol farci pensare. E poi virare, improvvisamente, violentemente nella direzione opposta. Pochi personaggi, un ambiente chiuso claustrofobico, specchio della condizione psicologica dei protagonisti, Andrea tira i fili come un sapiente burattinaio e ci regala un vero “film romanzato” che mi piace accostare a un piccolo-grande film di Luigi Cozzi, Il vicino di casa.

Claudia Salvatori - Le meraviglie del liceo femminile

Molti anni fa lessi ‘Superman non muore’ mai ancor prima che uscisse sul Giallo Mondadori. Era la prima opera di Claudia Salvatori che mi capitava tra le mani. Una rivelazione. In quella storia italiana, sapientemente collegata al mondo degli autori di fumetti (professione che Claudia ha praticato parallelamente a quella di scrittrice) trovai quelle suggestioni che provavo al cinema quando assistevo ai migliori thrilling italiani, Dario Argento in primis. Potrei dire che l’idea di curare questa antologia, ponte tra cinema e narrativa, nacque da quell’esperienza. Da quegli anni Claudia è diventa una delle più stimate e versatili narratrici italiane, capace di passare da atmosfere torbide a raffinate ricostruzioni spionistiche degli anni ‘30. ‘Le meraviglie del liceo femminile’ coglie già dal titolo tutte le atmosfere e la drammaticità di un filone del nostro cinema del brivido che è diventato il manifesto dell’‘Italian Giallo’. Ma dentro c’è molto, molto di più...

Stefano Di Marino – L’avventurosa storia del Thrilling

Il cinema è parte integrante della mia formazione come narratore. Spesso arrivo a fare persino il cast dei personaggi delle mie storie, distorcendo, manipolando protagonisti e comparse del cinema di genere di tutto il mondo a fini miei. In questa antologia ho voluto cimentarmi con una sfida ancora più difficile. Raccontare l’epopea del cinema ‘thrilling’che mi ha appassionato (e spaventato, da ragazzo) parlando dei suoi protagonisti, delle sue storie come fosse un’unica avventura. Un racconto vero, del brivido, ma anche della passione che ha animato me quanto milioni di spettatori. E naturalmente, sceneggiatori, registi, interpreti, tecnici degli effetti speciali, della fotografia, cascatori,cartellonisti. Insomma gli eroi del cinema italiano di genere. Una storia emozionante... dividetela con me.

Barbara Baraldi – La casa dagli specchi rotti

A giusto titolo Barbara Baraldi può essere considerata una delle più significative ‘nuove voci dall’Oscuro ’ nella narrativa italiana. I suoi racconti (e già ha vinto moltissimi premi tra i quali il Gran Giallo Città di Cattolica) e i romanzi ( mi piace ricordare il dittico di ‘Amelia’ pubblicato da Perdisa e ‘La bambola dagli occhi di cristallo’ nel Giallo Mondadori) sono fiabe nere, in bilico tra horror e thriller. Sin da principio ho notato una marcatissima influenza cinematografica nella sua ispirazione. Ne ho avuto conferma con questo racconto che parte da una serie di atmosfere alla ‘Profondo Rosso’ ma pesca nella memoria dei suoi film preferiti quali ‘La dama rossa uccide cinque volte’ e ‘Cosa avete fatto a Solange?’ Ma l’opera di Barbara non è una mera citazione cinematografica. Il pregio del suo (prolifico) narrare è la capacità di trasfigurare situazioni e stati d’animo personali in storie agghiaccianti. Unire il sentimento alla capacità di affabulazione. Non è poco.

Patrick Fogli - La forma del mio cuore

Patrick Fogli è certamente uno dei nuovi maestri del thriller italiano, titolo non abusato o strombazzato sulle fascette dei romanzi ma guadagnato sul campo. ‘L’ultima estate d’innocenza’, ‘Lentamente prima di morire’ e il breve ma tesissimo ‘Fragile’ ne dimostrano le qualità di narratore del brivido capace di solide trame raccontate con visionarietà. E mentre la sua produzione più recente si avvia verso la denuncia sociale ( ‘Vite spericolate’ nella collezione Verdenero ne è solo l’ultimo esempio) Patrick ci regala una vicenda emiliana che non rinuncia alle sue particolari caratteristiche di narratore eppure si riallaccia a ‘L’uccello dalle piume di cristallo’, al Male che viene dal passato, ai particolari che tornano ossessivi nella mente della protagonista, e, mi piace pensarlo, anche alla ‘Casa dalle finestre che ridono’. Un thrilling emiliano oltre che italiano, dunque. Una prova d’autore e di consumato giallista.

Alda Teodorani - Il Sangue del anima

‘Le radici del male’( ristampato poco tempo fa in un’antologia personal pubblicata in IGMP) è il primo libro che ho letto di Alta Teodorani. Lo recensii proprio sul Giallo. Risultato: pochi giorni dopo Alda mi telefonò. Erano i primi anni ‘90 ma per più di dieci anni abbiamo comunicato solo per telefono,così un po’ per un caso ma forse perché il telefono è l’oggetto feticcio del cinema Thilling, quello attraverso cui arrivano minacce e avvertimenti. Alda mi colpì subito non solo perché, vicina all’ambiente delle produzioni romane, ne aveva assorbito stile narrativo e suggestione ma anche per la capacità di spingersi oltre... nella tradizione argentiana ma anche molto più arditamente nei confini dell’horror di Lucio Fulci, quello senza mezze misure e sconti per i lettori del cuore tenero. Questo suo piccolo gioiello va considerato così, un’incursione in un mondo narrativo ma al contempo visionario di una scrittrice che negli anni non ha mai smesso di regalarci brividi sulla punta del coltello.

Andrea Carlo Cappi – Liquido Caldo

Tra tutti gli amici e colleghi riuniti in questa antologia Andrea è quello che sento più affine, non solo per questioni anagrafiche. Anni di serate trascorse davanti a innumerevoli drink e sigari a discutere di donne, di libri, di film. Cappi possiede una conoscenza enciclopedica della cultura popolare italiana, tanto da essere l’unico a poter affrontare con successo l’impresa di portare Diabolik (‘L’ora del castigo,e ‘Il giorno della vendetta’ attualmente in libreria) sulle pagine di un libro e mescolarlo con James Bond e con cento altri stimoli. Nel suo racconto emerge Carlo Medina(personaggio ricorrente di Cappi) coinvolto in un thrilling che riecheggia ‘Gatti rossi in un labirinto di vetro’ ma in cui si leggono altre suggestioni cinematografiche italiane. Dopotutto Carlo Medina è, per esplicita ammissione del suo stesso autore, ricalcato fisicamente sui tratti di Franco Nero che fu indimenticato eroe del Poliziottesco.

Daniela Basilico – Presenza sconosciuta

Parafrasando un celebre sceneggiato degli anni ’70, Daniela Basilico è arriva “come un uragano” nel panorama del Giallo italiano. Giornalista, art director, ha curato la rivista Detective e persino posato per le copertine del Giallo e di Segretissimo (una certa rassomiglianza con Suzie Kendall, attrice feticcio del Thrilling italiano, è innegabile). Mi sono convinto a chiederle un lungo racconto per questa antologia dopo aver letto in anteprima “Il sotterraneo” il suo primo racconto presto pubblicato in un’altra antologia del Giallo tutta al femminile. Daniela ha saputo cogliere con ‘Presenza sconosciuta’ il glamour e l’insidiosa perversione dei film di Umberto Lenzi quanto della ‘Piscina’ di Deray tracciando con una prosa agile una storia complessa. È al lavoro sul suo primo romanzo...

Danilo Arona - Stirpe

Diavolo d’un Dan... esperto ricercatore dell’occulto, grandissimo affabulatore, per alcuni addirittura un “indagatore dell’incubo”, Danilo Arona ha firmato saggi e racconti tra i quali mi piace ricordare ‘Satana ti vuole’ e ‘Santanta’ e possiede una sterminata collezione di film e libri sul thriller. Pur concentrando i suoi interessi intorno ad Alessandria (cui ha regalato un’epica a sé con le raccolte ‘Cronache di Bassavilla’ e ‘Bad Prisma’)per questa antologia ha scavato nel cuore oscuro di Milano. Uno stile originalissimo che fonde la suggestione del racconto con il rigore del reportage, Danilo ci stupisce ancora una volta. Realtà e finzione cinematografica rivelano insospettabili e insospettati legami nel suo racconto che per atmosfere e suggestioni mi ha ricordato ‘Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?’. Alla fine, città e grattacieli, finiscono per inghiottirci tutti in una spirale di terrore. E questo è forse il senso di tutti questi racconti.