In Non toccare la pelle del drago di Giuseppe Genna troviamo due importanti commistioni, linee guida per seguire e gustare appieno la narrazione. La prima avviene tra generi dato che si tratta di un thriller con ampie sfumature noir, il tutto arricchito da considerazioni geopolitiche. La seconda è legata ai personaggi principali, la cui natura e scopo si evolve con un ritmo tanto serrato quanto naturale. Questi fattori sono tenuti in buon equilibrio e rendono possibile sviluppare gli eventi narrati in maniera realistica.

A tutto questo va aggiunto il buon uso della lingua italiana, a tratti ottimo. Genna ha trovato una misura rara in questo romanzo, il punto di equilibrio tra stile linguistico e la velocità necessaria a sostenere una vicenda ben ritmata. Da segnalare in particolare come le atmosfere cambino a seconda di dove si svolgono i fatti, il passaggio tra Cina e Europa è avvertibile quanto la variazione di fuso orario.

Cosa non va.

Poco, davvero poco. Qualche situazione più aderente ai canoni del genere giallo, alcuni personaggi secondari meno definiti, qualche approssimazione nei tempi / modi di spostamento nei viaggi europei. Non avrebbe stonato approfondire in particolare il personaggio di Montorsi.

Cosa va.

Molto, moltissimo. Oltre a quanto già specificato in precedenza, sono proprio le idee di base di questo romanzo, legate alla presenza cinese nel vecchio continente e al ruolo della Cina, a risultare convincenti e ben sviluppate. Si arrivano a percepire l’angoscia e un senso di ineluttabilità nella narrazione che non sono alla portata di tutti gli scrittori. Non rimangono fili sciolti e in un romanzo complesso non è un risultato semplice da ottenere.