Quel che non doveva accadere accade: dopo l'11 settembre, dopo la strage di Madrid, dopo i vari attentati che hanno costellato questo tumultuoso inizio di millennio, il terrorismo colpisce ancora. Proprio in Italia. A Milano. Una bomba fa esplodere in mille pezzi il Palazzo di Giustizia e immerge l'intera città in una nube di polvere soffocante, macerie e detriti.

Il paese rimane attonito, scioccato, mentre una task force di investigatori stranieri prende a occuparsi delle indagini; partecipa anche Guido Lopez, già protagonista di Nel nome di Ishmael, Catrame e Non toccate la pelle del drago. Lopez, sospesa a tempo indeterminato l'esperienza con l'agenzia investigativa europea, è di fatto un poliziotto apolide, un cane sciolto per il quale non esistono rogne troppo grandi. E quella che gli viene affidata è sicuramente una grossa rogna, anzi, potenzialmente una bomba ancora peggiore di quella che ha causato l'attentato: tra le macerie del Palazzo di Giustizia, un vero e proprio cratere dalla fisionomia di un inferno dantesco, si trova infatti lo Schedario. L'archivio contenente decenni di indagini su segreti di stato, stragi, accuse a uomini politici e potenti in genere, ovviamente, fa gola a molte persone. Non a caso sulla scena si presentano anche i servizi segreti italiani. Così per Guido Lopez sorge il ragionevole dubbio: fidarsi o non fidarsi?

Si apre così il thriller di Giuseppe Genna, un inizio (letteralmente) esplosivo per questo romanzo di non facile classificazione. Grande Madre Rossa, infatti, è solo all'apparenza una tradizionale spy story. In realtà il libro è un astuto pastiche di storia alternativa, complottismo, critica sociale, presentato con un linguaggio sulle prime piuttosto ostico. Al pari del Palazzo di Giustizia, anche la prosa di Genna è polverizzata, sincopata, esplosa in frammenti narrativi che sta al lettore ricomporre in un tutto coerente. Lo stesso lettore viene chiamato direttamente in causa verso la conclusione del libro, quando ormai appare chiaro che quella che interessa raccontare non è la storia di un'indagine, ma la radicalizzazione di processi politici già in atto, con tutte le conseguenze cui questi potrebbero portare. Le pretese del romanzo, insomma, sono indubbiamente alte: Grande Madre Rossa è la descrizione (la teorizzazione?) di un rinnovamento sociale totale che, come in un crogiolo alchemico, prende le mosse dalla totale distruzione e polverizzazione di ciò che è stato in precedenza per far risorgere l'avvenire in forme nuove. Nessuno stupore in questo: Giuseppe Genna si è fatto araldo da tempo, sulle colonne del suo sito "I Miserabili", della dissoluzione dei generi e della possibilità di usarli per veicolare contenuti più elevati del mero intrattenimento.

Solo il tempo dirà se questa ibridazione fra letteratura di genere e visionarietà venata di influenze metafisiche costituirà un modello per i thriller a venire: di certo Grande Madre Rossa rappresenta già ora un interessante elemento di novità nel panorama letterario attuale.