Quando parliamo di serial killer, di anime che uccidono altre anime,  ci inoltriamo  in uno dei meandri piu reconditi in cui trova spazio l’istinto primordiale più controverso  della psiche umana. 

Occhi che incrociano altri occhi, sorrisi che occultano misteri inconfessabili, mani sporche del sangue di innocenti che ci sfiorano per strada, idee che si affollano in un rituale di morte, ma cosa si cela nella mente di un serial killer, di un  essere umano che uccide un altro essere umano?

Quali sono i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue paure e le sue gioie?

Siamo davvero sicuri che siano cosi diverse dalle nostre o il solo pensiero di avere qualcosa in comune con lui ci fa rabbrividire? Chi è in realtà il serial killer?

Joseph Vacher: “Ho morsicato molte delle mie vittime; io mi precipitavo sulla vittima, se non avessi avuto un coltello, io le avrei uccise a morsi; mi piaceva talmente mordere che in parecchi casi ho inflitto alle mie vittime delle morsicature, anche dopo averle uccise con un coltello. Mi stupisco che non mi si sia chiesto nulla rispetto ai morsi, visto che sicuramente ne sono stati trovati molti sulle mie vittime.”

Il sesso, la violenza, il sadismo, il  potere sono davvero in grado di condurre un uomo ad uccidere un suo simile? E quali sono i fattori principali nella genesi di un omicida seriale?

Elisabeth Bathory, Jack "lo Squartatore", Aileen Wournos, il comunista che mangiava i bambini, Ted Bundy, Jhon Gacy, Luigi Chiatti, Jeffrey Dahamer, il vampiro di Sacramento:   luoghi lontani, tempi diversi, culture dissimili, eppure, la sciabola della morte si e abbattuta in modo   immutato per mano di un soggetto che esiste ancora nel nostro tempo e nella nostra società e che come allora anche oggi miete le sue vittime: è il serial killer.

Nel terribile gioco a scacchi, dove ogni mossa rappresenta un passo in avanti verso lo scacco matto alla vita, perche alcuni serial killer scelgono di giocare? E cosa ci accomuna a loro, perché ci affascinano e ci spaventano?

L’obiettivo del volume è ben dichiarato dal titolo stesso: Profilo psicoanalitico del serial killer, in cui l’esposizione e la didattica  sono coerenti con il fine espresso. L’Autore non eccede nella formalizzazione schematica e rigida, non incappa nelle insidie di un processo lineare di causa- effetto nell’individualizzazione degli elementi diagnostici alla base dell’omicidio seriale, ma analizza le determinanti eziopatogenetiche ed intrapsichiche della personalità del serial killer  senza inabissarsi nel coacervo delle definizioni generiche prive di  alcun riscontro formale e operativo.

Ogni concetto, e la sua eventuale sintesi formale, è seguito da un quid di casi pratici e chiarificatori attinti dalla cronaca. L’autore elude le dissertazioni tediose e inutili, le allocuzioni contorte e artificiosamente psicologiche, e gli asserti dottrinali caduchi, per rendere il contenuto preciso ed estremamente critico.

Antonio Marco Campus, criminologo e dottore in psicologia clinica all’università Sapienza di Roma,  parte trattazione della genesi del serial killer, in una prospettiva multidimensionale che prende in esame la struttura di personalità e i suoi disturbi, le parafilie sessuali, le inquietanti condotte devianti e il ruolo del contesto – famiglia, per entrare nel vivo dell’argomento sviscerando le innumerevoli classificazioni dell’omicida seriale. Tutto ciò funge da anticamera alla  distinzione tra offender organizzato e disorganizzato che permette al lettore di affrontare in modo accurato il criminal profiling di quattro serial killer.

Il volume si conclude con un interessante occhiata al problema della prevenzione, del trattamento e della diagnosi dell’autore di reato che apre  nuovi itinerari mentali di pensiero e di riflessione.

Profilo psicoanalitico del Serial Killer di Antonio Marco Campus (Bonanno editore, 2008) - euro 19,00 - pag 248