Che differenza c'è tra un ammazzatore e un assassino? Può un ammazzatore innamorarsi e vivere una vita normale accanto alla propria compagna? Un morto può raccontare la propria storia?

Forse non esiste la risposta a tutte queste domande, ma se esiste si trova tra le pagine de L'Ammazzatore, primo romanzo di Rosario Palazzolo (rubriche/5946), edito dalla Perdisa Pop.

Un volumetto agile ed elegante, che racchiude in poco più di cento pagine un'opera coraggiosa e originale. Un morto che parla racconta, in occasione dell'anniversario della sua dipartita, la propria storia.

Una storia di conti in sospeso, di scelte difficili, di amore e di morte. Una storia a una voce sola, in cui il lettore si confronta con la realtà. Non c'è nulla da scoprire: l'ammazzatore si è già dichiarato, il finale è anticipato dalla prima pagina.

Perchè leggere allora questa storia? Per il modo stesso in cui è raccontata prima di tutto: uno stile innovativo, con un uso personale di punteggiatura e maiuscole, un linguaggio che caratterizza il personaggio e dona ulteriore spessore al tutto.

In secondo luogo perchè non tutto è svelato, perchè non manca il colpo di scena finale, che lascia margini di manovra al lettore in un gioco di suggerimenti e allusioni.

L'autore non conduce il lettore per mano in questa storia, lo butta nella testa del protagonista, nel suo mondo deviato e perverso, alla ricerca di una normalità impossibile e irraggiungibile.

Nel complesso un'opera valida e intrigante, completata da un'edizione elegante e maneggevole, che lascia al lettore la curiosità di scoprire quali saranno le prossime performances di questo esordiente.