Sono passati così velocemente questi venticinque mesi che ci siamo anche dimenticati di farci gli auguri l'1 dicembre, che è il giorno del nostro compleanno. Sarà stato il clima di ubriacatura generale e festaiola che divora tutto, in questi tempi più che mai, o forse eravamo troppo presi dallo sfornare articoli, recensioni e rubriche.

Ma tant'è, siamo qua.

Siamo cresciuti, nella quantità e soprattutto nella qualità. Ma non siamo a una riunione aziendale e non c'è bisogno di sbandierare risultati e statistiche. Basti ricordare che in questo anno abbiamo fatto (sì, fare è il verbo giusto) il Dizionoir. Solo un grazie a tutti i collaboratori, nessuno escluso, e a Delos. E credo che Capovich, Maurovich o forse meglio dire Mauro Smocovich, il marinaio che tira avanti la barca, sarà d'accordo con me.

Bando ai bilanci e alle (auto)celebrazioni, mi preme ragionare su altro.

Esperti danno il poliziesco e il noir in discesa. Siamo nella parabola discendente, direbbe Marinella Lombardi. Ed è vero. Si vede. L'ipertrofia editoriale che ha messo sul mercato chili e chili di gialli, l'alta marea dell'intreccio a tutti i costi, si sta ritirando.

Paura? (No, non l'ha detto Lucarelli)

Assolutamente no.

Noi non siamo nati per cavalcare l'onda. Non siamo surfisti dell'ultim'ora. Il giallo e il nero si stingeranno? Saranno nuove sfumature da scoprire e analizzare. Adoriamo le sfumature.

E poi il noir (e tutti i suoi colori) ha ormai dimostrato di poter essere letteratura a tutto tondo. E la letteratura non muore. Almeno non così facilmente, esclusa la scomparsa del genere umano che la produce, e anche se ci stiamo correndo contro a tutto gas, non sembra un'ipotesi che si realizzerà da qui a un anno, prima dovremmo vidimare i biglietti per l'ultimo treno; la burocrazia, si sa, ha il suo peso.

Ma lasciamo i deliri e l'apocalisse ai profeti che affollano la nostra quotidianità e il nostro immaginario.

Noi continueremo a "leggere fra le righe" e saremo ben felici se vorrete seguirci, tra una riga e l'altra non è detto che non si apra un pertugio da cui osservare e capire il mondo.