“A caccia del nemico più spietato: il nostro passato” recita lo strillo sulla copertina, bellissima, di È stato un attimo, ultimo romanzo di Sandrone Dazieri, questa volta in vacanza dalla saga del Gorilla (anche se in un cameo-role appare uno dei suoi collaboratori, l’Elefante). Vi si narra la storia di Santo Denti (stesse iniziali dello scrittore), meglio noto come Santo Trafficante, ex militante di sinistra, ex spacciatore. In seguito a una violenta colluttazione con il complice traditore, l’uomo perde i sensi … per risvegliarsi quattordici anni dopo nella toilette della Scala e apprendere di essere diventato il direttore creativo di un’agenzia pubblicitaria, berlusconiano, membro importante di una mega comunità di recupero per tossico-dipendenti, con tanto di fidanzata ricchissima e chic, lussuoso appartamento, insieme, purtroppo per lui, a un corpo grassoccio e invecchiato. Così Santo si trova ad avere a che fare con computer, telefonini, una bellissima ragazza extracomunitaria, che aspetta un figlio da lui. E soprattutto, con un omicidio che potrebbe anche avere commesso e con intrighi aziendali, di cui non sa nulla, forse alla base dei maldestri attentati di cui è oggetto.

Dunque, dopo il Gorilla dalla penna dello scrittore di Cremona nasce un altro personaggio che vive un conflitto tra passato e presente talmente irrisolvibile da determinare una vera e propria destrutturazione dell’identità. Questa volta però Sandrone esce dai canoni del noir per accentuare quell’aspetto brillante, che già aveva caratterizzato i romanzi precedenti. Però non si può negare che le trovate comiche, peraltro efficaci, non si presentano particolarmente originali, giocate come sono sull’anacronismo alla Ritorno al futuro. Analogamente nella descrizione degli ambienti aziendali, vengono riprese numerose situazioni di fantozziana memoria (basti pensare al feroce mega-direttore). Inoltre, pesa sulla riuscita complessiva del romanzo - ma questo è un difetto presente anche negli altri libri di Dazieri - un finale un po’ tirato via, troppo sbrigativo, pur con il colpo d’ala cinico del ritorno, peraltro improbabile, alla normalità con il denaro e il successo preferiti all’amore per la bella e idealista Sally.

Resta comunque, una lettura piacevole, in alcune pagine assolutamente esilarante.

(Vito Santoro)

Santo ha una bella casa in centro. Santo ha una posizione di prestigio in una grande compagnia pubblicitaria. Santo ha una fidanzata ricca e raffinata, il che non guasta. Peccato che Santo non abbia memoria di tutto questo. Il suo ultimo ricordo, prima di svegliarsi sul pavimento del bagno della Scala, è di essere un piccolo spacciatore di cocaina nella Milano dei primissimi anni novanta e di essere stato preso a bottigliate in testa da un suo socio in affari. Costretto ad adattarsi a un mondo che non riconosce, dove tutto passa attraverso Internet o i cellulari, Santo approfitterebbe volentieri della sua nuova condizione sociale per ricominciare alla grande con i suoi traffici. Ma non può, perché tra le sorprese che gli riserva il nuovo millennio vi è anche quella di essere (forse) un assassino, responsabile della brutale morte del suo capo, unico ostacolo alla sua folgorante carriera. Nel corso di una settimana dove ogni giorno riserva una qualche, di solito sgradita sorpresa, Santo dovrà capire che cosa ha davvero combinato in quei quattordici anni che ha dimenticato. E cercare di sopravvivere all'attentatore che sta cercando, letteralmente, di fargli saltare la testa. È stato un attimo è un noir originalissimo, serrato e agrodolce che si allontana dagli stereotipi per mescolare elementi di thriller, commedia e bruciante critica sociale, con lo stile ormai inconfondibile del creatore del "Gorilla".

Penso che per chi non abbia ancora letto nulla di Sandrone Dazieri, iniziare da quest'ultima opera È stato un attimo, sia un ottimo affare. Un po' perché questo romanzo è quasi del tutto slegato dalla sua serie più famosa, quella del Gorilla, (fatta eccezione per alcuni camei di suoi personaggi),

un po' perché probabilmente Dazieri con quest'opera va a scoprire un filone innovativo e mai affrontato prima in quella profonda caverna che è il noir.

C'è da precisare che l'autore Cremonese è particolarmente affascinato dal tema della memoria (in senso psichiatrico/psicologico non figurato), e delle dinamiche psicologiche, e quest'opera testimonia tutta la sua passione per questo strano macchinario mnemonico che è il nostro cervello.

Infatti, Santo Denti, il protagonista, durante una lite con un criminalotto del suo stesso stampo, riceve una bottigliata in testa, e al suo risveglio si trova in un posto che non aveva mai visto prima, con abiti che non sono suoi, con particolarità fisiche a lui estranee ( prima era miope, ora miracolosamente non lo è più), ma soprattutto si risveglia in un mondo che è andato avanti di quattordici anni rispetto al suo ultimo ricordo. Ovviamente la sua prima reazione è di incredulità totale, e di una feroce meraviglia. Ma è andata proprio così. Santo si è dimenticato quattordici anni della sua vita... Provate ad immaginare cosa voglia dire andare a letto nel 1991, e risvegliarsi nel 2005!!!! In tutti questi anni la vita di Santo è completamente cambiata, da criminalotto spacciatore di basso profilo, si trova ad essere direttore creativo di una multimilionaria agenzia pubblicitaria, fidanzato con la figlia del boss dell'agenzia, impelagato in una strana confessione cristiana dal nome emblematico (Pecorelle), con le chiavi di una Porsche e un loft megagalattico. Insomma, la vita dell'ex spacciatore è cambiata totalmente, ma lui è ancora quello di un tempo, e non si riconosce per niente nel mondo e nella società che lo circonda... Ma le sorprese non sono finite affatto, perchè Santo, si "risveglia" diciamo, nel momento meno opportuno. Un pezzo grosso della sua agenzia è stato trovato ucciso, e il nostro Santo è il sospettato principale. Non basta, perché nella settimana in cui prende vita la storia, Santo si troverà più volte a rischiare la vita, e non per inadeguatezza coi tempi moderni. No. Qualcuno lo vuole fare fuori, e lui non ha la minima idea del perchè...

Da questa trovata geniale, si sviluppa tutta la storia con un ritmo serrato, e un'ironia nera che fa smascellare dal ridere. Una lode particolare và attribuita al linguaggio del protagonista. La storia è narrata in prima persona da Santo, è il linguaggio che usa è un misto di slang criminale fine anni 80, con innesti continui (e mai fuori luogo) di parole ed espressioni tipicamente post 2000. Leggendo le sue parole, è impossibile non calarsi nei panni di Santo, alle prese con un mondo ipertecnologico dove i criminali non indossano passamontagna e giubbe di pelle, ma doppiopetti di Armani e ventiquattr'ore da 2.000 euro.

Tutto il romanzo, poi, è venato di frecciate alla nostra attuale società e a noi stessi, in fondo. Quindi è interessantissimo vedere il nostro mondo attraverso gli occhi di un ventenne del 1991. Quindi, molti complimenti all'autore non solo per la genialata del "salto temporale", ma anche per la capacità di incollare gli occhi del lettore alla pagina, frutto del suo fraseggio fluido e secco.

Consigliatissimo.

(Piergiorgio Pulisci)